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SABA
Dopo la tristezza
Questo pane ha il sapore d’un ricordo,
mangiato in questa povera osteria,
dov’è più abbandonato e ingombro il porto.
E della birra mi godo l’amaro,
seduto del ritorno a mezza via,
in faccia ai monti annuvolati e al faro.
L’anima mia che una sua pena ha vinta,
con occhi nuovi nell’antica sera
guarda un pilota con la moglie incinta;
E un bastimento, di che il vecchio legno
luccica al sole, e con la ciminiera
lunga quanto i due alberi, è un disegno
fanciullesco, che ho fatto or son vent’anni:
E chi mi avrebbe detto la mia vita
così bella, con tanti dolci affanni,
e tanta beatitudine romita!
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On a seated bench, I am aiming at the moon, night sol,
the print of your face and I look for, among the stars, two most beautiful
such as your vague and flashing eyes. To those, who are your imago,
I send you the thousand and one kisses I would like to give to you
in your real beauty. -
PASCOLI
Dai “ Canti di Castelvecchio “ ( 1903 – 1911 )
La tessitrice
Mi son seduto su la panchetta
come una volta…quanti anni fa?
Ella, come una volta, s’è stretta
su la panchetta.
E non il suono d’una parola ;
solo un sorriso tutto pietà.
La bianca mano lascia la spola.
Piango, e le dico : “ Come ho potuto,
dolce mio bene, partir da te? “.
Piange e mi dice d’un cenno muto :
“ Come hai potuto? “.
Con un sospiro quindi la cassa
tira del muto pettine a sé.
Muta la spola passa e ripassa.
Piango, e le chiedo : “ Perché non suona
dunque l’arguto pettine più ? .
Ella mi fissa timida e buona :
“ Perché non suona ? “.
E piange, piange : “ Mio dolce amore,
non t’hanno detto ? non lo sai tu?
Io non son viva che nel tuo cuore.
Morta! Sì, morta! Se tesso, tesso
per te soltanto; come, non so :
in questa tela, sotto il cipresso,
accanto alfine ti dormirò “.
-
Riecheggia
La tua voce melodiosa
Nei miei orecchi.
E riaffiora alla memoria
Il tuo volto di madonnina
Dei primordi della nostra storia.
Felicità piena
Nel tuo sorriso
E nel mio cuore.
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MONTALE
xxx
Tergi gli occhiali appannati
se c’è nebbia e fumo nell’aldilà,
e guarda in giro e laggiù se mai accada
ciò che nei tuoi anni scolari fu detto vita.
Anche per noi viventi o sedicenti tali
è difficile credere che siamo intrappolati
in attesa che scatti qualche serratura
che metta a nostro libito l’accesso
a una più spaventevole felicità.
E’ mezzogiorno, qualcuno col fazzoletto
ci dirà d’affrettarci perché la cena è pronta,
la cena o l’antipasto qualsivoglia mangime,
ma il treno non rallenta per ora la sua corsa.
-
Ad un Montale maturo le rispondo in antitesi con un montale più fresco e dolce.
QuoteMeriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.a me piace ricordarlo così, raccontato dalla luce che infuoca i suoi amati muretti a secco :)
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L’amore per te mi tiene
come in mare procelloso,
poiché mi dimeno tra
speranza e disperazione.
A volte m’incendio
sognando che Cupìdo
ha veramente trafitto il
tuo cuore, altre volte mi
opprime l’amara
sensazione ch’io m’illuda
soltanto,e perciò tu sia
lontana un miglio da me.
Sogno o realtà? Il dubbio
è gravoso e mi preclude
la felicità. Svelami tu il
segreto della tua anima,
per lenire la mia pena e
porre fine ai miei sospiri.
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Stringi i denti,
ricacciando indietro le lacrime.
Ma se io ti attiro a me,
allora ti abbandoni alle lacrime
e prorompi in singhiozzi smorzati.
Cosa ti sconquassa il cuore?
Quale vento s'abbatte sulla tua vita?
Non temere, cara. Sfogati.
Come sempre, sarò per te
refrigerio, ché nel barbaglio
del tuo chiaro viso già scorgo
i primi segni del nascente tuo desiderio
e fuoco affiora nelle mie stanche membra.
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Sorriso di miele, volto
rosato, bocca vermiglia.
E’ l’incanto che mi dai
quando ti guardo. Che
gioia sfiorare la tua
chioma color rame! E
abbracciarti con
trasporto, con una
vampata d’amore,
con un fremito
per tutto il corpo! E dirti
all’infinito “ ti amo, ti amo” e
“t’amerò per sempre”. Con te
fino all’ultimo respiro, con te
in ogni dove, al di qua
e al di là della vita!
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l'hai scritta tu?
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lullabyblue0 ha aggiunto una reazione
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Splendeva la luna
intorno al tuo latteo seno;
una bellissima collana di perle smaglianti
cingeva il tuo tenero crollo;
un ritorto bracciale d'oro bianco
ornava il tuo polso sottile;
una veste splendente,
simile a peplo di vergine achea,
indossavi, più fulgido che bagliore di fiamma.
Eri una dea,
eri Afrodite in persona,
quando le Càriti e le Ore
la rivestono di peplo odoroso dei fiori
di tutte le stagioni,
croco e giacinto,
viola e rosa,
narciso e giglio.
-
Prima che la danza vertiginosa delle Ore
impietosa avanzi e giunga la Notte sul suo carro
carico di ombre inquietanti;
prima che il Sonno t'avvolga nel suo
soporifero manto, ascolta
ascolta la voce del vento che,
quieto come Zefiro, ti smuove i capelli e ti sfiora.
Una nuova ti porta, antica quanto il mondo
batte per te un cuore che non si rassegna
e, come il mare, si agita o si placa,
secondo che di speme si nutra o s'incupisca.
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Don't whisper the aura,
keep away the branches of the oaks,
do not worry the bushes,
cease to sing the rio rio
and the shrill flounder.
Here, my beautiful nymph appears
and it opens my pink lips.
"I'm here for you" - she says -
"Don't worry, I'll stay as long as you want
and I will never go back,
for your happiness".
Oh, how changed
my sweet tyrant! -
Cosa sono io per te?
Uno qualunque con cui dialogare
di tanto in tanto
per passare il tempo ?
No, vorrei essere ben altro,
un amico intimo ed esclusivo
con cui reciprocamente
confidare ogni gioia
e ogni pena che la vita
elargisce a piene mani.
Potrei esserlo,
solo che tu lo voglia.
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Dormo…e sogno te.
Mi sveglio…e penso a te.
Di giorno mi fa capolino
Il tuo sorriso luminoso
E mi irradia la felicità
Di amarti, mia unica
Musa ispiratrice.
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SABA
Dopo una passeggiata
Quando fino ad un colle o lungo il mare
noi pure usciamo nelle belle sere
a passeggiare,
vedo che a tutti appare
cosa fraterna l’alleanza nostra.
Noi cui la vita tanto sangue costa
E tanta inusitata gioia rende,
nulla abbiamo che in vista il volgo offende;
siamo a tutti due buoni, due tranquilli
cittadini, a cui mèta è un buon bicchiere.
Solo nei cuori rispondono squilli,
si spiegano al vento bandiere.
E nei giorni di festa, se pur tanto
v’ha di strano, che cerco il più deserto
dei sobborghi, chi mai vedrebbe in noi
altro che due che cenano all’aperto?
Un marito che già ostenta un rimpianto
di libertà, la sua moglie gelosa;
non v’ha , dico, una cosa
che dai molti distingua, amica, noi,
noi che rechiamo in cuore
i nostri due avversi destini
d’arte e d’amore.
-
MIMNERMO
Dal poema elegiaco dedicato a NANNO’
Fr.1D – trad. di Salvatore Quasimodo
Quale vita, che dolcezza senza Afrodite d’oro?
Meglio morire quando non avrò più cari
gli amori segreti e il letto e le dolcissime offerte,
che di giovinezza sono i fiori fugaci
per gli uomini e le donne.
Quando viene la dolorosa vecchiaia
che rende l’uomo bello simile al brutto,
sempre nella mente lo consumano malvagi pensieri;
ma è odioso ai fanciulli e sprezzato dalle donne:
tanto grave Zeus volle la vecchiaia.
Fr. 2D – trad. di Filippo M. Pontani
Siamo come le foglie nate alla stagione florida
-
crescono così rapide nel sole - :
godiamo per un gramo tempo i fiori dell’età,
dagli dèi non sapendo il bene, il male.
Rigide, accanto, stanno due parvenze brune:
l’una ha un destino di vecchiezza atroce,
l’altra di morte. E il frutto di giovinezza è un attimo,
quanto dilaga sulla terra il sole.
Ma come varca la stagione il suo confine, allora
essere morti è meglio che la vita:
il cuore sperimenta tanti guai; la casa a volte
si strugge e viene la miseria amara;
uno è privo di figli: li desidera, e scende
nell’aldilà con quell’accoramento;
un altro ha un morbo che lo strema. Non c’è uomo
che da Zeus non riceva guai su guai.
Fr. 10 D – trad. di Ettore Bignone
Travaglio in sorte, assiduo, ebbe ogni giorno il Sole;
né a lui, né ai suoi destrieri requie veruna mai
non fu data, da quando l’Aurora che ha dita di rosa,
sorgendo da l’Oceano, ascende lieve ai cieli;
e lui, dormente, del mare sui flutti un bellissimo, alato,
concavo letto d’oro, a fior de l’acque trae,
prezioso, costrutto di mano di Efesto, veloce,
ai versier delle Esperidi, degli Etiopi ai lidi;
dove il rapido carro e i destrieri del Sole hanno posa,
sin che, dell’Alba figlia, ritorni ancor, l’Aurora,
e ancor sul cocchio ascenda il figlio d’Iperione.
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Isn't the dream a reality too?
It is not also life lived
just dreaming about it with your eyes open?
Imagining is like meeting you.
It is reality to dream of having you next,
hug you,
kiss you,
talk to you:
believe me. -
MONTALE
Credo
Forse per qualche sgarro nella legge
del contrapasso
era possibile che uno sternuto Via verdi 6 Firenze
potesse giungere fino a Bard College N.J.
Era l’amore? Non quello che ha popolato
con uno orrendo choc il cielo di stelle e pianeti.
Non tale la forza del dio con barba e capelli,
che fu detronizzato dai soci del Rotary Club
ma degno di sopravvivere alle loro cabale.
Credo vero il miracolo che tra la vita e la morte
esista un terzo status che ci trovò tra i suoi.
Che un dio ( ma con la barba ) ti protegga
mia divina. Ed il resto, le fandonie
di cui siamo imbottiti sono meno
che nulla.
Ah!
Amavi le screziature le ibridazioni
gli incroci gli animali
di cui potesse dirsi mirabil mostro.
Non so se nel collège di Annecy
qualcuno abbia esclamato vedendoti e parlandoti
con meraviglia Ah! E fu da allora
che persi le tue tracce. Dopo anni seppi
il peggio. Dissi Ah! e tentai di pensare ad altro.
Rari i tuoi libri, la Bibbia
e il Cantico dei Cantici,
un bosco per la tua età
con tanto di cartello “ cave canem “,
qualche romanzo del Far West e nulla
che fosse scritto per l’infanzia e i suoi
confini così incerti. Tuttavia,
se tu fossi scomparsa allora, anche a te
non sarebbe mancato un tenerissimo
Ah!
Ma più tardi nessuno
o soltanto il buon Dio quale che fosse
accompagnò la tua vacanza con un Ah!
che dicesse stupore o smarrimento.
Forse qualcuno si fermò sull’A
che dura meno e risparmia il fiato.
Poi fu silenzio. Ora l’infante là
dove si sopravvive se quella è vita
legge i miei versi zoppicanti, tenta
di ricostruire i nostri volti e incerta dice
Mah?
-
Se tu osservi
il dorso delle mie mani,
scorgi lo spartiacque
cui giunsi al mio ottantesimo :
a mancino quasi nulla a variante,
a destra le prime maculazioni
prenunzie di cascume o, per lo meno,
di declino.
Dunque a mezzo tra speranza di vita
e tuffo nel vuoto, certo prima di te.
Fa’, o divina, che nulla sia sprecato,
però, di quel guizzo che rimane
di vera vita,
prima che sia troppo tardi.
-
VIII – Dall’argine
Posa il meriggio su la praterìa.
Non ala orma ombra nell’azzurro e verde.
Un fumo al sole biancica; via via
fila e si perde.
Ho nell’orecchio un turbinìo di squilli,
forse campani di lontana mandra;
e, tra l’azzurro penduli, gli strilli
della calandra.
PASCOLI
-
Mi spinge il soavissimo Eros alla tua porta,
quando calano le tenebre della notte,
ma tu non mi apri e mantieni il tuo broncio.
Ne sapessi almeno la cagione!
L'intima rabbia in petto mal celata,
ti serra la bocca e tu ti nutri di fiele.
A lungo durerà il tuo gelo?
Soccorrimi, o Eros e ispira alla mia donna
Il tuo perverso delirio,tu che spingi
anche una vergine a lasciare il suo sicuro nido
e pure una sposa a fuggire lontano dal letto
ancor caldo del derelitto marito.
-
Buona notte, anima mia.
Già dormi,
ma continui ad esserci
nei miei pensieri
e certo poi nei miei sogni.
Sogni d’oro, amore mio.
Mentre, in dormiveglia,
cerco e sfioro il tuo braccio
e intreccio le mie dita
alle tue, già remissive,
ascolto il tuo ritmico respiro.
Sospiro e attendo il tuo risveglio
dal primo profondo sonno
e già pregusto la dolcezza
del desiato amplesso,
mentre la complice Diana,
sorella di Febo Apollo dormiente,
splende appieno in cielo.
-
QUASIMODO
“ E la tua veste è bianca “
Piegato hai il capo e mi guardi;
e la tua veste è bianca,
e un seno affiora dalla trina
sciolta sull’omero sinistro.
Mi supera la luce, trema,
e tocca le tue braccia ignude.
Ti rivedo. Parole
avevi chiuse e rapide,
che mettevano cuore
nel peso d’una vita
che sapeva di circo.
Profonda la strada
su cui scendeva il vento
certe notti di marzo,
e ci svegliava ignoti,
come la prima volta.
-
Nocciola e argento sarebbe la tua chioma, se non la tingessi
castana o corvina. Ma ugualmente mi tiene al laccio. Né importa
se tu la sciolga al vento o la intrecci a coda di cavallo. Ugualmente
m’incendia l’anima e procura una piaga al mio cuore.
Serena e ancor bella è la tua fronte,ove appena compare qualche
grazioso solco che, a mo’ di vezzo, accende soave il mio petto.
Falci e saette son per me le tue ciglia. Languidi i tuoi occhi di Venere,
pur sempre ardenti, rapaci e rubelli. Ancor rosata è la tua bocca,
maliarda quando mi bacia e soave quando fa motto. candido
e lascivo il tuo seno bello, ancora mio tesoro e giardino ameno.
Vantano ancora bellezza e morbidezza le tue mani affusolate e calde.
Terra promessa, cielo limpido e mare di beltà tu sei ancora per me,
poi che non invecchi mai per davvero!
-
Già l’Aurora
Abbandona il talamo di Titone,
l’alba è già vermiglia
e vanisce il nero ammanto
della Notte.
Rivedo in te
Purpurea rosa
E bacio la tua bella mano,
Che tiene il filo della mia vita.
Tacciono le nostre favelle
E ti fo catena delle mie braccia.
Ti suggello con le mie mordaci labbra.
Giostrano per celia
Le nostre lingue innamorate.
E prego la Sorte
Che non ti divida mai da me.
-
Torna l'antico sogno: in una splendida
giornata d'aprile, eravamo in gita scolastica.
Sedevamo sotto un salice a consumare
la colazione al sacco. Sazi, fu per noi
tutto un ridere, carezzarci, baciarci.
Giurammo e rigiurammo eterno amore,
e per suggello, a che mai lo dimenticassi,
mi mordesti l'orecchio e le labbra,
crudele d'una fanciulla!
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