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Ardo per te, e, certo, morrò, se non vieni in mio aiuto.
Maggiore ricompensa non bramo per la mia fedeltà,
ch'ogni giorno si fa più sicura e di cui spero tu ti compiaccia. Ascolta i mormorii delle onde e i tremolii delle foglie
sono i battiti del mio cuore innamorato che canta,
pur nell'affanno. Rasserena il mio petto, come rugiada il cielo
al mattino. Fa' come l'oriente che ride e porta ai viventi l'alba,
che cancella ogni incubo notturno.
-
Come rugiada che imperla le campagne e indora gli alti monti,giunga a me una tua
sola parola, a ristoro del mio arso cuore. Un tuo dolce sguardo si offra ai miei occhi
impazienti, perch'io intenda se fiamma arde anche nel tuo petto. Intanto io miro
la tua bella sembianza, me ne compiaccio e ne ardo. Conservo sempre nel cuore
l'immagine tua bella, esca continua al fuoco in me sempre vivo. Ma basse
porto le ciglia e piene di mestizia, quando la speranza s' affioca. Oh, se una tua
languida e soave parola scendesse nel mio cuore a placar ogni pena! O se,
invece di parola, giungesse un raggio dei tuoi begli occhi!
-
Quel che posso dire di te è che sei di una bontà infinita,
di una sensibilità squisita, di una comprensione umana senza pari,
di una saggezza che è solo di pochi.
Ma è quello che la gran parte della gente dice di te.
Di più voglio dire, che sei per me il bene più grande del mondo,
l'unica donna, insostituibile, l'unico tesoro ch'io
sarei sciocco a non custodire gelosamente.
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Come un satiro innamorato, perché tu più non mi sfugga,
vorrei sollevarti di peso sulle mie spalle, per meglio
sintonizzare i battiti dei nostri cuori; accarezzare i tuoi piedi e le tue gambe,
sentire il mio capo stretto dalla morsa delle tue braccia o la tua mano
frugare tra i miei capelli, quasi a voler spegnere il fuoco che s'insinua
pian piano nelle mie vene. Con quanta follia
ricambierei i tuoi affettuosi moti!
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La vaga luna e le ombre stesse dell'atra Notte
ridono all'apparir del tuo bel viso, ch'io miro
e rimiro come unico mio bene. Anche quando il sole
rapido risale sul mezzo giorno e si disseta sull'umido
smeraldo delle erbe che coronano la fonte, come leggera
ninfa mi appari e ridesti i miei sopiti desìri, all'ombra
dell'orno ch'è refrigerio all'arsura.
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Grazie, Signore,
perché mi hai incatenato
a Lei, appena l’ho incontrata.
Grazie, amore, perché
Mi hai donato la felicità
Fin dal primo istante.
Grazie, per la pazienza
Con cui hai tollerato
I miei difetti
E i miei umori.
Grazie per la fedeltà
Al giuramento d’amore
Del dì fatidico.
Grazie di esistere per me.
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Dormo…e sogno te.
Mi sveglio…e penso a te.
Di giorno mi fa capolino
Il tuo sorriso luminoso
E mi irradia la felicità
Di amarti, mia unica
Musa ispiratrice.
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Fatale quel tuo attrarmi come nella danza eterna tra fiamma e falena.
La ragione frena l'impulso irresistibile, invano. Perché il cuore
scoppia in petto e mette le ali per raggiungerti, proprio come la falena innamorata
della fiamma, tal che si precipita alfine nell'incendio.
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Rain rains on the window and it cascades into the gutter. It acts as a springboard to the dream. Surprised by sudden drops, we seek shelter in the station booth. We are alone and we look each other in the eyes, which, as a mirror, reflect our mutual attraction. A passionate and longer than usual kiss, interrupted only by the sound of footsteps coming. The enchantment disappears and, without words, we say to each other which is just a referral in the warmth of our room in silence protected by walls, but made of soft, muted words caresses, giggles, cries and impetuous impulses.
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Dai il bando
ai pensieri foschi!
Vaga per i boschi
e chiama insistente
l'amore che verrà.
Tu intanto
godi quel pizzico di serenità
che il cielo azzurro ti darà
e l'aroma di resina o di timo
che il bosco alle tue nari manderà.
Assaporerai così
il profumo dell'amore
che certo di lì a poco
non ti mancherà.
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Amo pensarti come fuggitiva ninfa
che fende col bianco petto
l'onda oceanina.
Tale galleggi, di tanto in tanto,
quasi a darmi il tempo di raggiungerti
e avvinghiarmi al tuo flessuoso corpo,
sol per bere dalle tue sfavillanti labbra
l'ambrosia marina e baciare
la tua fronte vaga e stellante.
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Come rugiada che imperla le campagne e indora gli alti monti,giunga a me una tua
sola parola, a ristoro del mio arso cuore. Un tuo dolce sguardo si offra ai miei occhi
impazienti, perch'io intenda se fiamma arde anche nel tuo petto. Intanto io miro
la tua bella sembianza, me ne compiaccio e ne ardo. Conservo sempre nel cuore
l'immagine tua bella, esca continua al fuoco in me sempre vivo. Ma basse
porto le ciglia e piene di mestizia, quando la speranza s' affioca. Oh, se una tua
languida e soave parola scendesse nel mio cuore a placar ogni pena! O se,
invece di parola, giungesse un raggio dei tuoi begli occhi!
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Dorme il gigante della montagna sul massiccio del Pollino.
Dolcedorme è nomato da tempo immemorabile.
Dorme, sia che lo copra la candida neve, sia che l'ammanti
Il verde degli arbusti e delle erbe.
Sul suo corpo immane vorrei condurti, per scoprire insieme
Il segreto senso del suo perenne sonno. Respirare a pieni polmoni
l'aria incontaminata delle sue aguzze cime e calpestare con leggerezza
quella sagoma dormiente, quasi fossimo due folletti in vena di gioco
e voglia di confessare a quel gigante buono l'amore
che arde nei nostri cuori.
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The moon shone
around your milky breast;
a beautiful necklace of dazzling pearls
encircled your tender collapse;
a twisted white gold bracelet
adorned your thin wrist;
a shining robe,
similar to peplos of the Achaean virgin,
you wore, more radiant than flame.
You were a goddess,
you were Aphrodite in person,
when the Càriti and the Hours
they cover it with peplos smelling of flowers
of all seasons,
crocus and hyacinth,
purple and pink,
narcissus and lily. -
Sapore di miele mi lasciano i tuoi baci,
brividi d'emozione mi sprigionano le tue carezze
e magia sono per me i tuoi sguardi penetranti e luccicanti di stelle.
Se poi mi mordicchi il lobo o il labbro, mi procuri la più dolce
delle torture e mi fai amare perfino il dolore.
-
Il mio posto è
accanto a te,
e quando ti brillano
gli occhi di felicità
e il buon umore
ti sprizza fuori
da ogni poro,
e quando l’angoscia
e la disperazione,
la paura e il pessimismo
ti attanagliano il cuore.
Al sorgere del nuovo
giorno e al calar del sole,
sempre mi avvinghio te
e attendo speranzoso
le tue ambite effusioni
e paradisiache dolcezze.
-
Grazie per il lusinghiero accostamento.
2019
Ch’io ricordi,
l’inverno scorso
è stato tra i più duri,
pertanto percepito
lunghissimo ( geniale
pensiero di Einstein ).
Non è mancata però
La consolazione
Delle manifestazioni
D’affetto familiari
Di moglie, figli e nipoti.
Per loro io paterfamilias
Dovrei esser eterno,
ma l’eternità appartiene
solo ai sentimenti
e alla poesia, come voleva
il Romanticismo ottocentesco.
-
CARDUCCI
Per le nozze di mia figlia ( 1880-81 )
O nata quando su la mia povera
casa passava come uccel profugo
la speranza, e io disdegnoso
battea le porte de l’avvenire;
or che il piè fermai su ‘l termine
cui combattendo valsi raggiungere
e rauchi squittiscon da torno
i pappagalli lusingatori;
tu mia colomba t’involi, trepida
il nuovo nido voli a contessere
oltre Appennino, nel nativo
aere dolce de’ colli tòschi.
Va’ con l’amore, va’ con la gioia,
va’ con la fede candida. L’umide
pupille fise al vel fuggente,
la mia Camena tace e ripensa.
Ripensa i giorni quando tu parvola
coglievi fiori sotto le acacie,
ed ella reggendoti a mano
fantasmi e forme spiava in cielo.
Ripensa i giorni quando a la morbida
tua chioma intorno rozze strisciavano
le strofe contro a gli oligarchi
librate e al vulgo vile d’Italia.
E tu crescevi pensosa vergine,
quand’ella prese d’assalto intrepida
i clivi de l’arte e piantovvi
la sua bandiera garibaldina.
Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite
teco fìa dolce forse ritessere,
e risognare i cari sogni
nel blando riso de’ figli tuoi?
O forse meglio giova combattere
fino a che l’ora sacra richiamine?
Allora, o mia figlia, - nessuna
me Beatrice ne’ cieli attende –
allora al passo che Omèro ellenico
e il cristiano Dante passarono
mi sgorga il tuo sguardo soave
la nota voce tua m’accompagni.
-
C’è forse qualcosa
Di più bello e dolce
Dell’innamorarsi della persona
Da cui si è attratti
- Non solo la prima volta –
Al primo incontro,
Quando ci si scopre
Con gli occhi fissi
Sul viso e sul fisico
Della persona amata?
Oppure, a distanza,
Incantarsi al pensiero ricorrente
Di persona che si vede
E si ama senza essere
Ancora corrisposti?
Magìa di sogni
Fra i più disparati,
Fatti ad occhi aperti
O in dormiveglia.
Oppure sentirsi avvolgere
Da una dolcezza al cuore
Che sa davvero
Di paradisiaco.
E vivere in bilico
Tra sogno e realtà.
Divino l’amore!
-
Divisa hai la serica vestaglia dinanzi al petto, scomposti i capelli e languido
lo sguardo come per vezzo. Poso il capo sul tuo grembo molle, sollevo
gli occhi al tuo volto e lascivo contemplo i tuoi umidi e tremuli occhi.
Ti pieghi e suggi dalle mie labbra i dolci baci, io poso la bocca sulle tue palpebre,
sul collo, sul petto già ansante. Ed è tutto uno scambio di anime.
Poi miro e rimiro quelle serene stelle che riflettono come raggi di sole sull'onde
e bacio e ribacio con estremo diletto le tue rosee gote e le tue bianche mani.
Divisa hai la serica vestaglia dinanzi al petto, scomposti i capelli e languido
lo sguardo come per vezzo. Poso il capo sul tuo grembo molle, sollevo
gli occhi al tuo volto e lascivo contemplo i tuoi umidi e tremuli occhi.
Ti pieghi e suggi dalle mie labbra i dolci baci, io poso la bocca sulle tue palpebre,
sul collo, sul petto già ansante. Ed è tutto uno scambio di anime.
Poi miro e rimiro quelle serene stelle che riflettono come raggi di sole sull'onde
e bacio e ribacio con estremo diletto le tue rosee gote e le tue bianche mani.
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QUASIMODO
“ E la tua veste è bianca “
Piegato hai il capo e mi guardi;
e la tua veste è bianca,
e un seno affiora dalla trina
sciolta sull’omero sinistro.
Mi supera la luce, trema,
e tocca le tue braccia ignude.
Ti rivedo. Parole
avevi chiuse e rapide,
che mettevano cuore
nel peso d’una vita
che sapeva di circo.
Profonda la strada
su cui scendeva il vento
certe notti di marzo,
e ci svegliava ignoti,
come la prima volta.
“ Antico inverno “
Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma :
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po’ di sole, una raggera d’angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d’aria al mattino.
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QUASIMODO
“ E la tua veste è bianca “
Piegato hai il capo e mi guardi;
e la tua veste è bianca,
e un seno affiora dalla trina
sciolta sull’omero sinistro.
Mi supera la luce, trema,
e tocca le tue braccia ignude.
Ti rivedo. Parole
avevi chiuse e rapide,
che mettevano cuore
nel peso d’una vita
che sapeva di circo.
Profonda la strada
su cui scendeva il vento
certe notti di marzo,
e ci svegliava ignoti,
come la prima volta.
“ Antico inverno “
Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma :
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po’ di sole, una raggera d’angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d’aria al mattino.
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scompaiomatorno ha aggiunto una reazione
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Cari e dolci occhi, che fate più chiari i miei giorni oscuri, per voi canto, sperando di
innamorare anche i sassi. Sappiate che ogni più piccola parte del mio cuore
è già in fiamme, occhi belli dal soave splendore. Vedete come, non osando
con le parole, il mio volto infiammato richiede che l'amata cui appartenete
alle mie congiunga le sue labbra, fresche come rose di maggio, umide
di rugiada mattutina. Ditele che più e più volte replichi l'incanto.
-
UNGARETTI
Giugno
Quando
mi morirà
questa notte
e come un altro
potrò guardarla
e mi addormenterò
al fruscio
delle onde
che finiscono
di avvoltolarsi
alla cinta di gaggie
della mia casa
sul mare
Quando mi risveglierò
nel tuo corpo
che si modula
come la voce dell’usignolo
che si estenua
come il colore
del grano maturo
nella lucentezza
E nella trasparenza
dell’acqua
la tua pelle d’europea
gentile come le ali delle farfalle
si brinerà
di macchioline more
e mi soffocherai
come una pantera
librata
dalle lastre
squillanti
dell’aria
E socchiuderai
le palpebre
e vedremo
il nostro amore
reclinarsi
dolce
come la sera
mentre sopraggiunge
e le mie pupille
si tufferanno
nell’orizzonte di bitume
delle tue iridi
E ora il sereno
è chiuso
come a quest’ora
i gelsumini
nel mio paese
d’Africa
lontano
Tutto
diluisce
e scompare
in questa oscurità
E ho perduto
Il sonno
e oscillo
come una lucciola
al canto
di una strada
Quando
mi morirà
questa notte
( ……) il5 luglio1917
-
Meno male che ci sei tu
che intendi la profondità
del mio sentire, del mio
gioire, e talvolta del mio
soffrire. Meno male che
che ci sei tu che mi doni il
tuo tempo, i tuoi pensieri
e le tue cure. Meno male
che ci sei tu che mi offri
tutto il tuo cuore.
-
I tuoi capelli Amore tese come laccio, mentre euro gentile
i tuoi bei nodi faceva girare or qui or lì, e segreta brama
accendeva in petto. Fu allora che strappasti via il mio cuore
e lo portasti teco. D'allora non son più padrone di me stesso!
E non desidero che baciare quella fronte e quelle tue tenere guance,
fresche come rose colte in giardino, e quella vermiglia bocca che
sparge intorno odor di gelsomino.
-
Ad altro rivolgere non potrei
Il mio quotidiano pensare,
ché ardo di ferventissimo amore
e tanto vorrei riscaldare
il tuo freddissimo petto.
Mi rode fieramente il cuore
una sorta di amoroso verme.
Ma quanto più dura e ritrosa
ti mostri, tanto più
m'accendo e brucio.
Invano m'affatico
di renderti pieghevole
al mio bisogno d'amore.
Lusinghevoli parole a nulla giovano,
fermo rimane il tuo proposito,
ed io sono il più disperato fra gli uomini.
Né so immaginarmi di rinunziare a te
se solo lo penso, mi sento morire!
Ma tu sei ancora più dura e più rigida
di uno scoglio marino
e mostri di sì poco gradire
il mio fervido e caparbio amore.
-
Tante quante sono le fronde che il vento impetuoso scuote dagli alberi, quante sono le gocce che si addensano nelle nubi, o i granelli di sabbia
che il mare spinge a riva, tanti sono i baci che vorrei darti e le carezze
con cui molcere il tuo viso. Perché tentenni? Vieni
tra verdi edere e foglie di canna, ho approntato per noi un morbido
giaciglio, ove, pronuba la Notte, che ha veste trapunta di stelle,
ci abbracceremo scambievolmente é, stanchi, ci abbandoneremo concordi
al Sonno, ch'ogni pena placa dei mortali.