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Dai il bando
ai pensieri foschi!
Vaga per i boschi
e chiama insistente
l'amore che verrà.
Tu intanto
godi quel pizzico di serenità
che il cielo azzurro ti darà
e l'aroma di resina o di timo
che il bosco alle tue nari manderà.
Assaporerai così
il profumo dell'amore
che certo di lì a poco
non ti mancherà.
-
Divisa hai la serica vestaglia dinanzi al petto, scomposti i capelli e languido
lo sguardo come per vezzo. Poso il capo sul tuo grembo molle, sollevo
gli occhi al tuo volto e lascivo contemplo i tuoi umidi e tremuli occhi.
Ti pieghi e suggi dalle mie labbra i dolci baci, io poso la bocca sulle tue palpebre,
sul collo, sul petto già ansante. Ed è tutto uno scambio di anime.
Poi miro e rimiro quelle serene stelle che riflettono come raggi di sole sull'onde
e bacio e ribacio con estremo diletto le tue rosee gote e le tue bianche mani.
Divisa hai la serica vestaglia dinanzi al petto, scomposti i capelli e languido
lo sguardo come per vezzo. Poso il capo sul tuo grembo molle, sollevo
gli occhi al tuo volto e lascivo contemplo i tuoi umidi e tremuli occhi.
Ti pieghi e suggi dalle mie labbra i dolci baci, io poso la bocca sulle tue palpebre,
sul collo, sul petto già ansante. Ed è tutto uno scambio di anime.
Poi miro e rimiro quelle serene stelle che riflettono come raggi di sole sull'onde
e bacio e ribacio con estremo diletto le tue rosee gote e le tue bianche mani.
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Dorme il gigante della montagna sul massiccio del Pollino.
Dolcedorme è nomato da tempo immemorabile.
Dorme, sia che lo copra la candida neve, sia che l'ammanti
Il verde degli arbusti e delle erbe.
Sul suo corpo immane vorrei condurti, per scoprire insieme
Il segreto senso del suo perenne sonno. Respirare a pieni polmoni
l'aria incontaminata delle sue aguzze cime e calpestare con leggerezza
quella sagoma dormiente, quasi fossimo due folletti in vena di gioco
e voglia di confessare a quel gigante buono l'amore
che arde nei nostri cuori.
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È il crepuscolo mattutino
e tu, cara, saluti di buon'ora Lucifero,
il messo del giorno, che rinnova
il dono della vita a noi concesso.
Con impazienza attendi lo sguardo di Febo,
il principe del cielo.
Ma cari a me siete voi, occhi di cielo della mia amata,
quando, messi del nuovo giorno,
mi portate il sole del risveglio.
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È il primo vere e zefiro spira dolcemente con la sua brezza
agita con continuo palpito i tuoi capelli e la tua veste primaverile.
Come la Venere del Botticelli ti contemplo, e la parola mi si ferma in gola.
Parlano, però, i miei occhi e, certo, ti dicono quanta malia
eserciti su di me, e su chiunque ti miri.
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Fatale quel tuo attrarmi come nella danza eterna tra fiamma e falena.
La ragione frena l'impulso irresistibile, invano. Perché il cuore
scoppia in petto e mette le ali per raggiungerti, proprio come la falena innamorata
della fiamma, tal che si precipita alfine nell'incendio.
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Finché avrò vita, finché avrai vita,
sempre un casto e appassionato bacio
unirà le nostre labbra,
congiungerà le nostre anime
e ci assicurerà il favore del Cielo.
Non temere, cara
non vacillerà la mia fede,
non si spegnerà il mio fuoco,
ma sarai il solo pensiero, e,
spero, sarò la tua unica fiaccola.
-
Hai la bellezza ancora, sia pure d'un fiore
che va disfiorendo, anno dopo anno.
Hai ancora un domani,
sol che tu lo voglia
e vinci i tristi pensieri
che portano solo al Nulla.
Puoi tingere le labbra di vermiglio
più vivo, ma che non lo sia troppo.
Tu hai l'arte femminina per cancellare
dall'occhio appena appena spento
la stanchezza degli anni già passati;
e puoi anche ridare smalto ai capelli,
in altro tempo assai più belli,
sì che tornino gran chioma vaporosa.
Se vuoi, almeno da lontano,
tu puoi apparire, all'occhio mio
che ti adora, l'adolescente in gonnella
o, almeno, la donna piacente di sempre.
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I tuoi capelli Amore tese come laccio, mentre euro gentile
i tuoi bei nodi faceva girare or qui or lì, e segreta brama
accendeva in petto. Fu allora che strappasti via il mio cuore
e lo portasti teco. D'allora non son più padrone di me stesso!
E non desidero che baciare quella fronte e quelle tue tenere guance,
fresche come rose colte in giardino, e quella vermiglia bocca che
sparge intorno odor di gelsomino.
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Idolo mio, ché tale tu sei,
sei la cosa più bella
che il destino m'abbia concesso.
Mio cuore, mio bene,
che unico sei
e unico sarai nei dì concessi
al nostro mortale viaggio
su questo mondo.
Già, perché più della mia
stessa vita, tu conti
e tale valore sarai
per sempre, in ogni domani
che scorrerà davanti a noi.
-
La vaga luna e le ombre stesse dell'atra Notte
ridono all'apparir del tuo bel viso, ch'io miro
e rimiro come unico mio bene. Anche quando il sole
rapido risale sul mezzo giorno e si disseta sull'umido
smeraldo delle erbe che coronano la fonte, come leggera
ninfa mi appari e ridesti i miei sopiti desìri, all'ombra
dell'orno ch'è refrigerio all'arsura.
-
Lingua umana non può dire
l'effetto che i tuoi occhi
mi fanno sul cuore.
specie a sera,
quando brillano di luce ammaliante.
Allora io leggo tutta la tua tenerezza
e il crescendo d'amore
che mi fa impazzire.
-
Mi percuote lo sfavillar dei suoi occhi,
allor che di rimpetto le seggo
o, ritti, intrecciamo le braccia
per confermare un'ennesima volta
il nostro amore reciproco
e lo suggelliamo con tanti,
tanti baci.
-
Mi spinge il soavissimo Eros alla tua porta,
quando calano le tenebre della notte,
ma tu non mi apri e mantieni il tuo broncio.
Ne sapessi almeno la cagione!
L'intima rabbia in petto mal celata,
ti serra la bocca e tu ti nutri di fiele.
A lungo durerà il tuo gelo?
Soccorrimi, o Eros e ispira alla mia donna
Il tuo perverso delirio,tu che spingi
anche una vergine a lasciare il suo sicuro nido
e pure una sposa a fuggire lontano dal letto
ancor caldo del derelitto marito.
-
Mi vo struggendo d'ardente voglia, mentre sei lontana,
e di sospiri e lamenti mi nutro giorno e notte.
Oh, come rimpiango i dolci baci e quel tuo bel volto giulivo!
E quella fronte chiara, quei begli occhi lucenti come sole,
amo il tuo dolce sorriso
guerra sei tu per me, ma resta il fatto che non c'è cosa che
possa farmi più felice se non quella di saperti mia
e di contemplare il tuo dolce sembiante.
Dettagli -
Nel cavo del cielo brillavano
le stelle, tremando;
il mare, non lontano, ondeggiava sonoro,
argentato di luna.
Qualcosa di sconosciuto
faceva impeto in noi
e si manifestava con larghi respiri,
tra le parole, poche, reciproche.
Un sentimento nuovo, dolce,
carezzevole, cominciava a serpeggiare
nei nostri cuori, in sordina!
Non potevi che tacere, tacevo anch'io:
a quel punto non occorreva altro!
Parlavano i riflessi tremolanti
Nelle nostre pupille,
le nostre mani irrequiete,
i sospiri frequenti
che svegliavano il silenzio,
i battiti incalzanti dei nostri cuori,
le voci strozzate in gola.
Esplosi: "Ti amo!"...
Fievolmente tu: "Anch'io!".
-
Nessun'arte amatoria fu necessaria per sedurti – cosa che del resto disdegnavi – .
Bastò fissarti negli occhi e muto parlarti del mio amore. Bastò che
s'infiammassero le tue gote, per capire che avevi capito. Adorabile quel tuo pudore,
per accendere ancor più il mio cuore. Ma quanto lontana e irraggiungibile
eri ancora! Oh, quanto tempo dovè trascorrere, prima di deciderti ad ascoltare
le mie prime parole d'amore! Forse anche tu desideravi che presto spuntasse
quell'alba, per gioire della certezza ch'io ardevo di fiamma inestinguibile.
-
Non amo in lei quello,
di cui anche altri gode,
più del candore della sua anima
e di quel cuore grande grande
che altro non contiene
che amore vero e sincero,
cui Fortuna arride da che
possiedo tesoro sì grande e raro.
-
Non c'è istante più dolce di quando l'amore ci travolge
e bacio le tue rubinee labbra, e s'intrecciano le nostre lingue innamorate.
Languori si alternano a sospiri, baci a baci, lievi morsi a morsi,
fin che si desta in noi tal piacere, che allaccia insieme le nostre anime e innesta
come piante i nostri corpi.
-
Non sa, non ode i miei sospiri
la mia padrona.
È ignara del mio tormento!
Se solo volgesse ver me il suo sguardo,
oh, sì che lo capirebbe!
Vedrebbe l'estasi che mi produce
il solo mirarla, anche di lontano.
-
O che la luna me lo sveli,
di tra i vetri, d'inverno,
il tuo perlaceo vago seno;
o che i raggi del sole, nella Canicola,
lo inondino, già rosato o abbrunito,
a mare, mi fa impazzire!
Sol che accosti i miei labbri,
ebbro assaporo il tuo miele,
e le mie nari, avide,
aspirano il tuo profumo di dea!
-
Oggi che il tempo è noioso,
per pioggia e per freddo,
negli attimi in cui la tacita notte
viene allungando le sue ore,
dormiamo insieme avviluppati
al calduccio delle piumate coltri,
non prima che avremo ultimato
i giochi che Amore
ci avrà ispirato.
Felice io sono
che posso trascorrere l'oggi
senza pianto, e cantare,
ispirato dalla Musa
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Oggi che il tempo è noioso,
per pioggia e per freddo,
negli attimi in cui la tacita notte
viene allungando le sue ore,
dormiamo insieme avviluppati
al calduccio delle piumate coltri,
non prima che avremo ultimato
i giochi che Amore
ci avrà ispirato.
-
Oh, come vorrei che l'alba
non giungesse mai!
Temo che questa notte
le ore non bastino
per viverla pienamente con te,
nella più segreta intimità
e dire, dire con la bocca
senza saziarci mai.
tra mille carezze e baci a perdifiato.
-
Oh, gran fortuna sarebbe, se potessi rapirti e portarti
nel paese del sole! Oh,non temere! Non attenterei alla tua verginità,
se tu non lo volessi. E se tu piangessi, il pianto ti renderebbe ancora più bella
ed io sarei del tutto vinto, sentendo nell'animo il gran palpito
dell'amore che brucia le forze. Aspetterei fin che la luce del sole asciugasse
le tue virginee lacrime e i tuoi occhi tornassero ad essere specchio
del cerùleo cielo, e le tue gote rose rubinee.
Allora ti condurrei per morbidi prati carezzati dai più miti zefiri, tra fiori olezzanti
e fulgenti frutti. Allora coglierei la mela più aurea,
per offrirtela in pegno d'amore ardente.