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Tu non ci credevi,
amico mio di gioventù,
quando ti confessavo
che ero refrattario
e non provavo niente
per altra donna.
Era, invero, quel segnale
misterioso che fa riconoscere
l’amore vero e unico,
l’amore della vita.
Ed era colei cui
pensavo continuamente
e di cui ti parlavo
tanto spesso!
-
Ad altro rivolgere non potrei
Il mio quotidiano pensare,
ché ardo di ferventissimo amore
e tanto vorrei riscaldare
il tuo freddissimo petto.
Mi rode fieramente il cuore
una sorta di amoroso verme.
Ma quanto più dura e ritrosa
ti mostri, tanto più
m'accendo e brucio.
Invano m'affatico
di renderti pieghevole
al mio bisogno d'amore.
Lusinghevoli parole a nulla giovano,
fermo rimane il tuo proposito,
ed io sono il più disperato fra gli uomini.
Né so immaginarmi di rinunziare a te
se solo lo penso, mi sento morire!
Ma tu sei ancora più dura e più rigida
di uno scoglio marino
e mostri di sì poco gradire
il mio fervido e caparbio amore.
-
Canto mollemente
le chiomate Càriti,
allor che torna primavera,
e cerco i dolci doni di Afrodite
nell'intatto giardino delle vergini,
ove i germogli della vite
sbocciano sotto i tralci ombrosi.
Allora Eros per me non si placa,
ma irrompe con brucianti follie,
e con oscure dolcezze
mi spinge nelle reti di Cipride,
inestricabili.
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Così mi tieni in bilico,
come barca sull'onda.
Per tutta la notte mi rigiro e sobbalzo nel letto,
ora preda dello sconforto, ora in volo di speranza
con la mente e col cuore.
All'alba, col moto della ragione passo in rassegna
i più proficui modi di abbattere ad una ad una
le cagioni delle tue titubanze,
quale paziente maestro contro muro diroccato.
-
Divino è tenere tra le braccia, bramoso,
la mia donna, allor che posso ascoltare
il palpito del suo cuore e sapere per certo
che mi ama: oh, dolce battito della vita!
-
È il crepuscolo mattutino
e tu, cara, saluti di buon'ora Lucifero,
il messo del giorno, che rinnova
il dono della vita a noi concesso.
Con impazienza attendi lo sguardo di Febo,
il principe del cielo.
Ma cari a me siete voi, occhi di cielo della mia amata,
quando, messi del nuovo giorno,
mi portate il sole del risveglio.
-
Felice io sono,
che posso trascorrere l'oggi
senza pianto, e cantare,
ispirato dalla Musa
che assiste questo poeta dell'amore,
sia che lodi la luce
ch'effondono gli occhi dell'amata,
sia che enumeri i sospiri e le pene
per la sua lontananza.
-
Mi fuggi,
presto m'inseguirai.
Tu che ora rifiuti il mio amore,
presto lo cercherai.
Anche contro tua voglia,
presto mi amerai.
Tal grazia Afrodite,
che ama il sorriso
e tesse gli inganni a uomini e dèi,
mi concederà,
sol ch'io la preghi
umile e insistente.
-
Mi largiscano i Numi
consorte simile all'ape,
sì che la mortal vita
sia prospera e serena.
Ch'io possa dolcemente
Invecchiare con lei
e godere del suo non consueto garbo,
in carità reciproca.
-
Oggi che il tempo è noioso,
per pioggia e per freddo,
negli attimi in cui la tacita notte
viene allungando le sue ore,
dormiamo insieme avviluppati
al calduccio delle piumate coltri,
non prima che avremo ultimato
i giochi che Amore
ci avrà ispirato.
-
Qui, sur un letto di verde erba,
sotto queste svettanti querce centenarie,
lauri e cipressi ombrosi,
io t'offrirò bevanda d'ambrosia
e uva dai dolci grappoli,
nettare d'amore.
Sarai per me il frutto più polposo,
bruciore nell'anima,
fresca fonte contro l'inestinguibile arsura.
In breve, bruceranno i nostri corpi,
stretto l'uno all'altro,
mormoranti dolci suoni e alate parole.
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Scorgo nei tuoi atti
il carattere del mare.
Esso sovente sta calmo, d'estate,
rallegra i marinai e non fa loro danno;
all'improvviso, però,
si agita e divien furioso,
generando uno spaventoso fragore di cavalloni,
e minaccia la vita che prima allietava.
Tale è il tuo umore cangiante:
un giorno ridi, tutta allegra,
sì che a vederti il cuore si allarga;
un altro giorno non sopporti nulla
e fai la pazza se m'avvicino,
in tutto simile alla cagna coi cuccioli,
che tutti scoraggia,
familiari ed estranei.
-
Sotto questo azzurro e terso cielo
nella luce abbacinante del mattino
vedo danzare nei tuoi occhi
i raggi del sole ridente,
mentre tu inneggi alla vita
ed io canto l'amore di sempre.
Qui che respiriamo l'aria sottile, fresca,
ch'accarezza il "campo del lago",
la conca ampia di Seefeld,
bianca di neve sui tetti spioventi
delle ville e degli alberghi,
sulle cime zigzagate della corona dei monti
e sui pendii delle piste
e nell'ampia piana dello sci di fondo.
Vieni, confondiamoci tra la folla variopinta
dei turisti, fanciulli, giovani e anziani
spensierati e felici
di questo mondo di favola,
lontani dal grigio quotidiano,
almeno per altri trenta giorni.
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Splendeva la luna
intorno al tuo latteo seno;
una bellissima collana di perle smaglianti
cingeva il tuo tenero crollo;
un ritorto bracciale d'oro bianco
ornava il tuo polso sottile;
una veste splendente,
simile a peplo di vergine achea,
indossavi, più fulgido che bagliore di fiamma.
Eri una dea,
eri Afrodite in persona,
quando le Càriti e le Ore
la rivestono di peplo odoroso dei fiori
di tutte le stagioni,
croco e giacinto,
viola e rosa,
narciso e giglio.
-
Stringi i denti,
ricacciando indietro le lacrime.
Ma se io ti attiro a me,
allora ti abbandoni alle lacrime
e prorompi in singhiozzi smorzati.
Cosa ti sconquassa il cuore?
Quale vento s'abbatte sulla tua vita?
Non temere, cara. Sfogati.
Come sempre, sarò per te
refrigerio, ché nel barbaglio
del tuo chiaro viso già scorgo
i primi segni del nascente tuo desiderio
e fuoco affiora nelle mie stanche membra.
-
Ti lavino le Grazie
nel recinto sacro di Pafo,
novella Afrodite,
e ti ungano dell'olio divino,
riservato alle membra degli dèi dall'eterna vita,
olio amabile, profumo odoroso.
Come lei, tu ami il sorriso
e tale ne esci dai lavacri ver me
che attonito miro.
Come se le tue guance fossero state dipinte
con l'essenza delle rose; le tue labbra
col fuoco di fiori vermigli; la tua fronte
con il raggio della luna in una notte di plenilunio,
quando dallo stormire delle foglie
nasce profonda quiete.
Sei una vergine dea
uscita dai lavacri della fonte Catusa,
stillante rugiadose gocce di acqua balsamica.
Sei la cosa più bella, sopra la terra bruna:
è Cipride che mi travolge nella brama,
ed io sono come uno degli dei,
felice di annullarmi fra le tue braccia.
-
Torna l'antico sogno: in una splendida
giornata d'aprile, eravamo in gita scolastica.
Sedevamo sotto un salice a consumare
la colazione al sacco. Sazi, fu per noi
tutto un ridere, carezzarci, baciarci.
Giurammo e rigiurammo eterno amore,
e per suggello, a che mai lo dimenticassi,
mi mordesti l'orecchio e le labbra,
crudele d'una fanciulla!
-
M’è dolce guardare
intensamente le tue mani
eburnee ed affusolate
e sbaciucchiarle più e più
volte. E’ quel che sogno
ad occhi aperti, stando
disteso sul letto, in
piacevole ascolto di
musica . Distesa in
poltrona ora t’immagino,
mentre sussulti al calore
dei miei baci. Mi guardi
intenerita e ricambi il
trasporto? Oh, se così
fosse! Non chiedo altro,
mi basterebbe e sarei
felice più che mai.
Felicità immensa sarebbe
svegliarti al mattino
all’ora giusta o al
pomeriggio, dopo la
siesta ; darti gioia
prima di
addormentarci, ,forse
prima di sognarci
sprofondati nel primo
sonno della notte.
-
Sorriso di miele, volto
rosato, bocca vermiglia.
E’ l’incanto che mi dai
quando ti guardo. Che
gioia sfiorare la tua
chioma color rame! E
abbracciarti con
trasporto, con una
vampata d’amore,
con un fremito
per tutto il corpo! E dirti
all’infinito “ ti amo, ti amo” e
“t’amerò per sempre”. Con te
fino all’ultimo respiro, con te
in ogni dove, al di qua
e al di là della vita!
-
l'hai scritta tu?
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Meno male che ci sei tu
che intendi la profondità
del mio sentire, del mio
gioire, e talvolta del mio
soffrire. Meno male che
che ci sei tu che mi doni il
tuo tempo, i tuoi pensieri
e le tue cure. Meno male
che ci sei tu che mi offri
tutto il tuo cuore.
-
Oh, la gioia di apporre
un bacio sulle tue
affusolate
mani, che grondano,
quando esci dal lavacro
delle ionie onde,
e ti trattieni sulla battigia
a strizzare il denso crine,
arcuando il dorso quel
tanto che basta, quasi in
moto di danza!
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Oh, la gioia di apporre
un bacio sulle tue
affusolate
mani, che grondano,
quando esci dal lavacro
delle ionie onde,
e ti trattieni sulla battigia
a strizzare il denso crine,
arcuando il dorso quel
tanto che basta, quasi in
moto di danza!
-
Cosa dirti se non che la
speranza s’affioca di
corrispondenze d’amore?
E di una felicità
inafferrabile?
Ma sempre più esplode il
sentimento, pazzo come
sono di sogni inebrianti.
-
Nella mente spunti al
primo mattino come stella
rilucente. Tale è il tuo
dolce sembiante, che il
cuore impazzisce di gioia,
come pianeta che riceve i
primi raggi del sole e
passa dalle tenebre della
notte alla luce splendente
del giorno. Gran diletto
prova tutto il mio essere
al solo pensarti e a
nutrirsi della nuova linfa
che apporta il tuo
apparire, rinnovando la
voglia di vivere e di agire.
-
Pensiero dominante,
ansia
struggente, attesa senza
fine. E’ quel ch’io provo.
Però il sogno d’amore
che
condivido con te mi
rasserena l’anima e mi
placa i bollenti spiriti, mi
dà la pazienza che
occorre per attendere di
gustare il
miele della vita, con te!
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