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Ti lavino le Grazie
nel recinto sacro di Pafo,
novella Afrodite,
e ti ungano dell'olio divino,
riservato alle membra degli dèi dall'eterna vita,
olio amabile, profumo odoroso.
Come lei, tu ami il sorriso
e tale ne esci dai lavacri ver me
che attonito miro.
Come se le tue guance fossero state dipinte
con l'essenza delle rose; le tue labbra
col fuoco di fiori vermigli; la tua fronte
con il raggio della luna in una notte di plenilunio,
quando dallo stormire delle foglie
nasce profonda quiete.
Sei una vergine dea
uscita dai lavacri della fonte Catusa,
stillante rugiadose gocce di acqua balsamica.
Sei la cosa più bella, sopra la terra bruna:
è Cipride che mi travolge nella brama,
ed io sono come uno degli dei,
felice di annullarmi fra le tue braccia.