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  1. SABA

    L’ora nostra

     

    Sai un’ora del giorno che più bella

    sia della sera? tanto

    più bella e meno amata? E’ quella

    che di poco i suoi sacri ozi precede;

    l’ora che intensa è l’opera, e si vede

    la gente mareggiare nelle strade;

    sulle moli quadrate delle case

    una luna sfumata, una che appena

    discerni nell’aria serena.

     

    E’ l’ora che lasciavi la campagna

    per goderti la tua cara città,

    dal golfo luminoso alla montagna

    varia d’aspetti in sua bella unità;

    l’ora che la mia vita in piena va

    come un fiume al suo mare;

    e il mio pensiero, il lesto camminare

    della folla, l’artiere in cima all’alta

    scala, il fanciullo che correndo salta

    sul carro fragoroso, tutto appare

    fermo nell’atto, tutto questo andare

    ha una parvenza d’immobilità.

     

    E’ l’ora grande, l’ora che accompagna

    meglio la nostra vendemmiante età.

     

     

    La moglie

     

    Quando triste rincaso e lei m’aspetta

    alla finestra,se la bella e cara

    moglie, ad un gesto, il mio male sospetta,

    se il disgusto mi legge, od altro, in faccia,

    tosto al mio collo le amorose braccia,

    come due serpi vigorose, getta ;

    me solo accusa la sua voce amara.

     

    “ E’ così – dice – è così che mi torni.

    Non un bacio per me, non un sorriso

    per tua figlia; stai lì, muto, in disparte;

    si direbbe, a vederti, che tu hai l’arte

    di distruggerti. Ed io…guardami in viso,

    guarda, se alle parole mie non credi,

    questi solchi che v’ha lasciato il pianto.

    Ero qui sola ad aspettarti; intanto

    la nostra casa io l’ho rimessa, vedi?

    come nel primo giorno.

    Ma tu già non m’ascolti. Che passione,

    e che rabbia mi fai!

    Non s’ha il diritto, sai,

    quando si vive con altre persone,

    di tenere per sé le proprie pene;

    bisogna raccontarle, farne parte

    ai nostri cari che vivono in noi

    e di noi “.

     

    “ Quanto, quanto m’annoi “,

    io le rispondo fra me stesso. E penso :

    Come farà il mio angelo a capire

    che non v’ha cosa al mondo che partire

    con essa io non vorrei, tranne quest’una,

    questa muta tristezza; e che i miei mali

    sono miei, sono all’anima mia sola;

    non li cedo per moglie e per figliola,

    non ne faccio ai miei cari parti uguali.