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  1. CARDUCCI

    Per le nozze di mia figlia ( 1880-81 )

     

    O nata quando su la mia povera

    casa passava come uccel profugo

    la speranza, e io disdegnoso

    battea le porte de l’avvenire;

     

    or che il piè fermai su ‘l termine

    cui combattendo valsi raggiungere

    e rauchi squittiscon da torno

    i pappagalli lusingatori;

     

    tu mia colomba t’involi, trepida

    il nuovo nido voli a contessere

    oltre Appennino, nel nativo

    aere dolce de’ colli tòschi.

     

     

    Va’ con l’amore, va’ con la gioia,

    va’ con la fede candida.  L’umide

    pupille fise al vel fuggente,

    la mia Camena tace e ripensa.

     

    Ripensa i giorni quando tu parvola

    coglievi fiori sotto le acacie,

    ed ella reggendoti a mano

    fantasmi e forme spiava in cielo.

     

    Ripensa i giorni quando a la morbida

    tua chioma intorno rozze strisciavano

    le strofe contro a gli oligarchi

    librate e al vulgo vile d’Italia.

     

    E tu crescevi pensosa vergine,

    quand’ella prese d’assalto intrepida

    i clivi de l’arte e piantovvi

    la sua bandiera garibaldina.

     

    Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite

    teco fìa dolce forse ritessere,

     

     

    e risognare i cari sogni

    nel blando riso de’ figli tuoi?

     

    O forse meglio giova combattere

    fino a che l’ora sacra richiamine?

    Allora, o mia figlia, - nessuna

    me  Beatrice  ne’ cieli attende –

     

    allora al passo che Omèro ellenico

    e il cristiano Dante passarono

    mi sgorga il tuo sguardo soave

    la nota voce tua m’accompagni.