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Un giorno al giovane Eracle, ormai divenuto forte e bello, gli si presentarono dinanzi due donne molto imponenti, mentre era intento a meditare su una roccia. La prima, vestita con un abito splendente, mostrava un viso radioso, più rosso e a tratti più bianco del normale. La donna sorridendogli, si presentò con il nome di Piacere. Con parole dolci e seducenti disse al giovane di seguirla, poiché avrebbe riservato per lui una vita fatta di idilli e piaceri, promettendogli di poter ottenere tutto quello che avrebbe voluto senza dover mai faticare.
La seconda donna, dagli abiti modesti ma allo stesso tempo eleganti si presentò al giovane con il nome di Dovere. Quest’ultima, avvicinandosi al giovane, mostrò una via lunga e tortuosa, segnata da fatica e studio. Il buono e il bello, secondo quest’ultima, dovevano essere meritati e non semplicemente regalati. Se Eracle desiderava degli amici che lo amassero, doveva essere lui il primo a fare del bene agli amici. Se voleva che l’intera Grecia lo ammirasse, doveva essere lui per primo a servire la Grecia. Se voleva che la terra gli desse bei frutti, doveva prendersi cura della terra.
Dovere, in quest’opera dello scrittore greco Prodico, stava mostrando al giovane eroe la strada per il successo e per la felicità, la quale viene presentata costellata da difficoltà, limiti e disavventure. Il giovane Eracle aveva scelto, infine, di seguire la strada di Dovere, per quanto essa fosse meno attraente e conveniente rispetto a quella proposta dall’altra donna, poiché sono proprio le difficoltà e la fatica che allontanano l’uomo dalla “fiacchezza morale” e lo avvicinano a quella che è la vera felicità.