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            1. Ciao pierreroche, mi porto avanti e ti faccio tanti auguri di buon natale!

            2. Ritorno a quel tavolino, al Bar Tentazioni.

              Non è un modo per definirlo, l’insegna del bar riporta realmente questo nome; ironia della sorte.

              Mi siedo nello stesso luogo dove sedevo con te ormai una primavera fa. Non ci sentiamo più da mesi e qui sembra tutto cambiato. Il cielo non è lo stesso, non c’è sole, ci sono solo nuvole grigie.


              Io avevo preso un caffè shakerato, ordino invece uno normale, leggermente lungo.
              I miei sentimenti sono rimasti qui, ma so che per te non è andata così.
              Non mi servirebbe a nulla parlartene, raccontarteli, perché il nostro tempo è davvero finito.

              Sei altrove. Altrove con le tue smanie, altrove con i tuoi giochi, quelli ai quali non ho voluto giocare, altrove anche con quella poca sensibilità che poteva rimanerti e che non riservi di certo più per me. 

              Non ti chiamo perché so che mi farei male. Non ti chiamo perché voglio tenerti con un ricordo bello, dei momenti davvero piacevoli trascorsi a chiacchierare insieme.

              Allora mi stringo a me, mi stringo alle mie emozioni, sole, grandi.
              Mi stringo ai miei sentimenti mentre sorseggio questo caffè al quale non ho voglia neppure di aggiungere lo zucchero; il sapore così è amaro, amaro come qualche volta la vita è…

              Sembra che tutto si sia fermato in quel parcheggio.
              Mi chiedo se ho sbagliato.
              Forse non le avrei dovuto spendere tutte queste emozioni.
              Avrei dovuto trattenerle e regalarle a chi mi ama davvero.
              Sì, mi dico, non avrei dovuto sprecarle.

              Erano qualcosa di davvero prezioso per me, un valore che non doveva essere così distrutto.

              1. fleurdelys00

                fleurdelys00

                come dare torto a queste bellissime parole!

            3. Io sento di fare l'amore con te anche quando parliamo del tempo che fa, quando parliamo della musica, quando parliamo di una vacanza, quando parliamo del tuo cane o quando stiamo in silenzio e non parliamo e non diciamo più nulla.

              Quando il tempo suona di un respiro, suona di parole non dette e suona di parole fraintese.

              Allora è proprio lì che sento di essere in te, quando ci allontaniamo e poi ci riprendiamo, quando per un istante rischiamo di perderci, ma poi prendiamo freneticamente a ricercarci.

              Allora è proprio lì che avverto di averti con me, quando sento quella tua paura che sa solo di una grande emozione, poiché non esiste legame che non abbia un sottile senso di timore, timore di sbagliare, timore di perdersi, timore che tutto sia accaduto…

              …timore di chiedersi come possa essere successo tutto questo...

              …timore che si chiede se è giusto, se sia sbagliato… un timore che secondo me si fa troppe domande sempre.

              Un timore che può essere preceduto solo dalla fiducia, quella che deve nascere, che deve accrescere attraverso il tempo e la conoscenza l'uno dell'altra.

              Quando ci fideremo di noi, non ci sarà suono che ci disturberà, non esisterà più equivoco, ci sarà solo comprensione e devozione l’uno per l’altro.

              E se ancora è presto per fidarci… allora affidiamoci a questo volerci bene… perché è solo - di farci del bene - che stiamo parlando.

              Te lo sussurro ancora una volta: Ti voglio bene... e ti voglio....

               

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              1. fleurdelys00

                fleurdelys00

                bellissima immagine

            4. ‘non c’è emozione grande che non senta un sottile senso di paura’

              E’ quello che ci eravamo detti e in questo pensiero era trattenuta tutta la mia emozione per te.

              Non pensavo fosse così, non pensavo ci si sentisse così, non prima di questi ultimi giorni.
              Ora quel senso di angoscia, forse più tipico più del tuo carattere, diventa anche la mia ansia.

              Dove siamo? Non più qui...

              Mi ripeto questi interrogativi seduto allo stesso tavolino del BAR dove la prima volta ci siamo incontrati.
              Ricordo ogni instante, ogni secondo, ogni minimo particolare.

              Dici che sono io a farne un dramma.

              Non lo, so sento solo che ti voglio bene, sento solo che rinuncerei a tutto tranne che a questo sentimento che mi porta solo a volerti bene, a volere il tuo di bene.

              1. fleurdelys00

                fleurdelys00

                vero vero vero...sei un profeta

            5. Ma che la baciai questo sì lo ricordo....

              ....e il.mio cuore le restò sulle labbra.

            6. hey pierre, che bello che sei tornato! ci mancava il tuo tocco qui! quando ci aggiorni con le tue nuove poesie?

              1. prontintavola1

                prontintavola1

                Piacere di conoscerti qui, per favore scrivimi tramite il mio ID e-mail per dettagli su me stesso e le foto (verajack20@gmail.com)

            7. Ci hai abbandonato oppure sei silente e osservi?

              1. pierreroche

                pierreroche

                sono andato via...

                per sempre...

                sono tornato da dove sono venuto... dal nulla.

              2. fleurdelys00
              3. prontintavola1

                prontintavola1

                Piacere di conoscerti qui, per favore scrivimi tramite il mio ID e-mail per dettagli su me stesso e le foto (verajack20@gmail.com)

            8. Chissá che fine hai fatto, era bello leggerti.

              Qualcuno ha notizie?

              1. luci6500

                luci6500

                Ciao, come stai?

            9. Sperpero di spirito in vergognoso scempio
              è la lussuria in atto;
               
              e finché esso dura, lussuria
              è spergiura, assassina, violenta, carica d'infamia,
              selvaggia, estrema, brutale, crudele, sleale;

              non appena goduta, subito disprezzata,
              oltre ragion ambita e, non appena avuta,

              oltre ragion odiata, come esca inghiottita
              di proposito messa per render pazzo chi vi abbocca:

              furiosa nel desìo e furiosa nel possesso,
              sfrenata nel ricordo, nel godimento e brama;

              delizia nell'orgasmo seguita da miseria,
              un piacere ambito vestito d'illusione.

              Il mondo ben conosce tutto questo, ma nessuno sa
              sfuggir quel paradiso che guida a questo inferno.
               

              SHAKESPEARE

               
               
              l’eros, che è desiderio allusivo, passione, tenerezza, intuizione della bellezza, fascino, attrazione, fantasia, gioco dell’apparire e dello sparire, del velarsi e dello svelarsi. L’eros lascia, come nei testi poetici, ampi spazi bianchi che ciascuno colma con la sua creatività, con l’invenzione, l’intuizione, la proiezione verso significati ulteriori. 
               
               

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              1. tacchialti94

                tacchialti94

                bellissime parole e che immagine!!

            10.  

              Devo tornare a casa mia,
              devo tornare a casa mia.
              Non insegnarmi un'altra via,
              devo tornare a casa mia.
               
              Quello che conta nella vita
              è aver qualcosa tra le dita.
              E l'entusiamo di un momento,
              sì, dura un giorno, forse cento.
               
              Ma prima o poi deve finire
              una sciocchezza che può morire.
              No, mi dispiace, ma ho paura,
              la vita non è un'avventura,
              e poi a lui che cosa dico?
              Ma non capisci? È mio marito.
               
              Devo tornare a casa mia,
              devo tornare a casa mia.
              Sì, tutto il mondo me lo dice:
              insieme a te non sarò mai felice.
               
              Con te c'è solo da aspettarsi
              tutta una vita di rimorsi.
              E poi che vuoi? Il nostro amore
              è nato solo in poche ore
              e può finire in un momento,
              e può finire, sì, lo sento, ma certo,
               
              è tutto una sciocchezza,
              in fondo sono stata pazza.
              Devo tornare a casa mia
              e il resto è solo una follia.
               
              Devo tornare a casa mia,
              devo tornare a casa mia.
              Non insegnarmi un'altra via,
              devo tornare a casa mia.
               
              No, non parlare, te ne prego,
              io quel che ho detto lo rinnego.
              E poi non fare quel sorriso
              che è così triste sul tuo viso!
               
              E poi adesso cosa fai?
              Ma no, davvero te ne vai?
              Amore, no, forse ho sbagliato!
              Amore, no, non hai capito!
              Se te ne vai, portami via,
              io non ci torno a casa mia.
               
               
              1. tacchialti94

                tacchialti94

                canzone che toglie il fiato!

            11. Strano come delle volte avvertiamo di piú l'importanza della presenza quando ne viviamo la sua assenza....

            12. – Nel passato se uno aveva un segreto e non voleva
              assolutamente che qualcuno lo sapesse, lo sai che faceva? –

              – Non ne ho la minima idea. –
               

              – Andava in montagna e cercava un albero,
              scavava un buco nel tronco,
              e vi bisbigliava il suo segreto e richiudeva il buco col fango,
              così il segreto non sarebbe stato scoperto mai da nessuno. –

               

              – Ma tu pensa quanta fatica,
              io invece cercherei una donna per raccontarlo e sfogarmi. –

               

              – Non siamo tutti uguali. –
               

              – Dici bene, non siamo tutti uguali,
              io non ho segreti al contrario di te,
              tu invece ti tieni tutto dentro,
              dai su coraggio raccontami qualcosa…
              si tratta di una donna vero? –

               

              – Neanche io ho segreti. –
               

              – Avanti smettila, siamo vecchi amici,
              giuro che non lo dirò a nessuno. –

              2019-04-19_16h30_41.jpg

              1. Visualizza i commenti precedenti  altro %s
              2. fabienne45

                fabienne45

                Si... ora ricordo, vagamente, ma ricordo.

                E' il tuo segreto qual'é?

              3. pierreroche

                pierreroche

                é in queste pagine... ma é segreto tra le tante righe non scritte, non dette... e vissute dentro di me.

              4. fabienne45

                fabienne45

                Ho letto tutto. Almeno ciò che è scritto. 

                Il resto lo lascio al segreto.

                Il tuo segreto sa però di una donna molto fortunata.

            13. Ogni volta che scrivi un incipit, mi metto a leggerlo e rileggerlo con attenzione per ricercare qualche assonanza di noi, dei nostri dialoghi, delle nostre fantasie.

              Certe volte mi accorgo di alcuni dettagli che possono sembrare i nostri, ma forse in realtà è solo una strana fatalità…

              Altre volte leggo qualcosa del tuo passato e penso che poteva appartenerci, ma forse è solo una mia invidia per qualcosa che non ho vissuto…

              Poi ci sono le parole scritte forse con leggerezza, sulle quali tu dici di non dare peso, ma sulle quali qualcuno un peso ce lo mette…  ...ed io finisco stupidamente per ingelosirmi….

              Ci sono quelle parole piene di desiderio, che anche se non lo sono, io le faccio mie, le rendo nostre, avidamente…

              ...perché mi piace pensare di poter essere all’interno di ogni tuo desiderio.

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            14. Il castigo

               

              Non ti avevo mai vista alla guida.

              C'eri tu al posto del conducente in quel momento, le mani strette sul volante della tua macchina nuova.

              La strada aveva qualche disconnessione di carreggiata a tratti per colpa dello sterrato, altre volte causa dei dossi spuntati dalle radici. Dei grandissimi pini secolari ci accompagnavano sull’orlo del tragitto.

              La campagna si apriva verso un’area incontaminata naturale e si riempiva di colori in fiore. L’orizzonte si univa alla distesa di un prato verde. Il tuo maneggio abituale distava ancora pochi chilometri; eri solita trascorrere qualche pomeriggio con il tuo cavallo.

              L’abbigliamento che indossavi era tipico dell’occasione a differenza mia che ero solo un visitatore curioso delle tue passioni. La tua camicia era bianca e aderente; aveva un colletto orientale alto che tu lasciavi sbottonato fino alla quarta asola. Eri solita e abituata a fare così, dicevi che il tuo décolleté era una delle tue parti migliori e su questo fatto, più di una volta, il mio sguardo interessato e affascinato te ne aveva data piena certezza. Il cotone era di un candido ancora più bianco alla luce primaverile; aderiva ad ogni tua forma rafforzandola voluminosamente.

              Sopra portavi una giacca di velluto blu sbottonata per guidare più comoda. Il pantalone colore fango attaccava perfettamente ad ogni tua piega. Aveva il rinforzo interno demarcato da delle cuciture che tratteggiavano la particolarità dello stile. In parte il pantalone veniva coperto da dei stivali di pelle alti fino al ginocchio. Quel tuo abbigliamento ti faceva molto più risoluta del solito e metteva forse troppa evidenza di rigore verso ciò che disapprovavi:

              – Non dovresti scrivermi di notte soprattutto se sei stanco di giornata! –

              – Beh scusami, ma stanotte avevo un’ora in più da recuperare per via del cambio d’orario legale –

              – Rischi poi di addormentarti nel momento in cui dovresti essere più sveglio, a quel punto mi arrabbierei davvero – mentre mi pronunciavi queste parole imboccavi la stradina d’ingresso del ranch facendo sobbalzare l’auto da una cunetta.

              – e se poi ti arrabbi che fa? – te lo dicevo con intenzione di sfida pur non comprendendo se effettivamente in quel momento fossi alterata davvero o se stessi solo scherzando con indifferenza.

              Per un attimo rimanevi in silenzio. Il mio sguardo rivolgeva verso il tuo per nulla condizionato dal mio e attento nell’ultima manovra. La mia insolenza unita anche forse ad un maliziosa provocazione non trovava sosta: – quindi? Se ti arrabbi che fai? –

              Improvvisamente frenavi di colpo parcheggiando l’auto. Per il terreno sconnesso le ruote presero a slittare sull’ultimo metro. Un polverone di coda si alzava dietro i nostri retrovisori.

              Ora eri tu a cercare il mio sguardo allarmato dalla frenata; ti voltavi verso di me con una risposta secca e coraggiosa:

              – ti metterò in castigo, chiaro? –

              Lo riferivi tra il serioso e un leggero ghigno di sorriso che non lasciava intendere cosa stavi mai tramando nella mente. Lo stavi dicendo con ironia? E se fosse un rimprovero o un’intimazione? Deformazione professionale pensavo, da maestra, ma allo stesso tempo iniziai a valutare, in maniera del tutto sciocco e inappropriato, un intento malizioso della ipotetica penitenza.

              – beh allora dipende tutto dal castigo – provavo a risponderle con chiara istigazione.

              Dopo essere scesa la tua portiera si chiudeva bruscamente; che ti fossi innervosita sul serio? Ragionavo dentro di me rispetto a quanto poco ti conoscevo.

              Io uscivo più prudentemente e cautamente mi avvicinavo a te seguendoti, mentre ti ridirigevi verso la scuderia. Il tuo passo era sostenuto, gli stivali battevano a terra con vigore.

              Non cercavo di raggiungerti, ti tenevo a due metri. Un po’ perché non avevo ancora intuito lo stato d’animo della tua conversazione, un po’ perché quel pantalone da fantino ti stava magnificamente indosso e non volevo di certo perdermi il movimento dei fianchi che ondulavano poco sotto la giacca.

              – mi stai guardando il culo? –

              – Cosa? – rispondevo quasi incredulo perché forse era la prima volta che ti rivolgevi così a me.

              – mi sembra che tu abbia bisogno di una lezione –

              Poco dopo eravamo nella scuderia.
              Il profumo del fieno era inebriante; il suono del respiro vivo dei cavalli interrompeva a tratti il silenzio. La fila dei box ai lati rimanevano taluni aperti e altri chiusi. Lo zoccolo dei tuoi stivali risuonava lungo il corridoio andando a sfumare rispetto al mio passo. Ti avevo per un attimo perduta nel momento che arretravo per scorgere meglio i cavalli. Alcuni erano bianchi, bruni… altri neri. Non mi ero mai interessato a questo mondo e non conoscevo affatto nulla di tutto ciò.

              E’ avvenuto verso la metà del corridoio, in un istante nel quale ero affacciato ad uno scomparto vuoto, che improvvisamente avvertivo una energica frustata sui glutei. Nel momento che mi sono girato ti ho vista con il tuo frustino in mano stretto dai guanti neri.

              – ma che fai? Ma sei pazza? Mi hai fatto male! –

              Nel vederti così non pensavo altro che indietreggiare mentre tu all’opposto venivi avanti, sempre più, pressandomi volontariamente verso l’interno del box e chiudendoti così alle spalle l’unico varco di uscita.

              – ma che fai? Ma sei impazzita? –

              – te l’ho detto, mi sembra che tu abbia bisogno proprio di essere ben educato –

              Nei pochi passi che mi rimanevano per addossarmi ad un angolo, agitavi la frusta davanti a me, lanciandomi qualche colpetto sulle gambe e sulle braccia, ma erano più leggere rispetto alla prima per la quale ero ancora indolenzito. In quel momento mi accorgevo che avevi anche un sottile sogghigno sulle labbra, un dettaglio che mi rassicurava su una volontà meno dolente rispetto a quanto sembravi asserire inizialmente.
              Allo stesso tempo, oltre ad agitare il frustino, mi accorgevo che con una mano facevi saltare ulteriormente qualche altro bottone della tua camicetta scoprendo ancora di più la fenditura di pelle tra i due seni che si spalancava senza nulla indosso. I capezzoli rimaneva invece coperti sotto il cotone e nella penombra si poteva scorgere visibilmente la punta del loro fermento.

              Arrivato in fondo alla stanza, l’ombra si faceva più fitta e lasciava alludere a quel lato d’oscurità che oltre ad essere caratteristica di quel frangente, lo era anche in corrispondenza alle nostre personalità e ai nostri intenti.

              Con le spalle ormai al muro facevi l’ultimo passo verso me con il tuo corpo quasi pungendomi con i tuoi capezzoli a punta. Alzavi la frusta con l’estremità del cuoio portando la linguetta sotto il mio mento. Con quel fare ancora sinistro e risoluto avvicinavi il viso a pochi centimetri da me. Gli occhi erano affamati.

              In quel momento capivo che c’era una sola volontà e in pochissimo tempo il silenzio fu rotto dal tuo ultimo invito: – sei pronto per la penitenza? –

               

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              1. ghostnick0

                ghostnick0

                Però un frustino da equitazione non lascia indolenziti!  ;)

              2. pierreroche

                pierreroche

                immagino che possa dipendere dalla forza che una persona ci mette....

                non lo so...

                ....sei tu l'esperta....

                ....di equitazione intendo.... 🙂

            15. L'amore che parla di sé in un bello sguardo

              la percezione in cui mi perdo

              è l'oltre mare di un assurdo 'sì'

               

              L'amore che arriva con movenze lente

              qui sotto gli occhi della gente

              mi parla con voce tremante...

               

              Sì... Illudendo, lusingando

              Incantando e come danzando

              afferra le mani

               

              Sì... affrettando, ansimando, provocando

              e tutto abbreviando, come adorando

               

              Ti amo tanto e ti sento arrossendo e impallidendo,

              quasi morendo, sì...

               

              L'amore che trafigge me 

              lascia che dica:

              "Non so cos'è, non lo so mica, ma credo in te, dolce nemica... Sì...."

               

              (Paolo Conte)

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