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  1. Streghe, volpi, e cacciatori
    (dall'immagine al testo)

    … tra le braccia il marchio della distruzione, dello scempio della ragione, del gusto sadico, dell'insensato godimento che si prova a infliggere dolore e morte… Si era d'autunno, indossavamo ampie e fulgide vesti di diverso colore, ma i capelli li avevamo arruffati: nessuno avevamo da far innamorare, e nemmeno portavamo con noi alcuna risata, alcun sorriso a noi tanto caro… Siamo arrivate fin qui a piedi nudi, calpestando il limo e la viscida bava di lumaca, per rivolgervi queste parole; queste parole sono per voi, ridicoli cuori di ghiaccio: in tre ora vi stiamo guardando, cieche di furia. La nostra è una cerimonia al nero d'anatra, al chiaror di stelle, di stelle senza voce, lontane, ebbene sì: finora impotenti; ma i nostri sono occhi di donne, di signore in rosa ma anche di diavoli sgomenti in cerca di quell'età dell'oro che è morta e non farà più ritorno; i nostri sono sguardi che chiedono pietà per l'anima di queste bestiole, ma che sono anche pronte a puntarvi il dito contro e scatenare su di voi la nostra ira impetuosa. Riponete le mazze, fate cessare il fragore dei fucili per la campagna, ponete fine al riso sgraziato dei curiosi, dei molluschi che v'accompagnano, zittite l'abbaiare dei segugi, fate placare il fiutare dei bassotti. Non lo vedete ciò che gocciola dalle foglie, tutto questo sangue che sa di dolore? Tutt'intorno i cespugli d'agrifoglio testimoniano il pianto bruciato, il fango è orribilmente marchiato da suole di stivali che corrono dietro alla preda. Ascoltate l'aria! essa risuona di grida ardenti di furia, di sibilare di pallottole. Guardate il bosco mentre sussulta, inorridisce, e vomita tutto il proprio disgusto, mentre una cappa grigia cala su di noi, una cortina di spietata disumanità.
    M. Nolde

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