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Risposte agli aggiornamenti di stato pubblicati da ghostnick0

  1. poesia in musica 

  2. poesia in musica 

  3. poesia in musica 

  4. Scrivendo racconti....

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  5. Scrivendo racconti....

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  6. Scrivendo racconti....

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  8. Siamo già a metà settimana........

  9. La nostra azienda può giocare un ruolo di supporto per la Girelli & Company, promuovendo un modello organizzativo all’interno del dipartimento trasporti e operando per una ricostruzione del team di lavoro più efficiente e sinergico.

    L’obiettivo è infatti potenziare a livello organizzativo le funzioni interne alla logistica e inglobare all’interno del CETRI attività che prima erano esclusive di altre strutture (es. SOFT), ricostruendo al contempo anche un legame forte con il gruppo di lavoro del commerciale.

    Progetti condivisi, progettazione integrata…e....

    ….e….

    …e… dove ero rimasto nella mia relazione da scrivere….?

    …e… ho voglia di scrivere questa relazione?

    …e… penso a te…

    …e …mi si annebbia la vista…

    …e…. improvvisamente cambio la mia scena, e mi viene da prendere a scrivere… mi proietto....

    ... improvvisamente mi sveglio…

    …non è una di quelle scene nel sonno che di soprassalto uno si sveglia da un sogno, no... è esattamente il contrario; io mi sveglio - mi sveglio dal quotidiano all'interno di un sogno.

    Il contesto così non è quello del mio ufficio, della mia scrivania…

    Sono in una casa che non riconosco, ma è come se l’orientamento l’avessi nella memoria e in breve lasso di tempo recupero qulla sensazione di cognizione e appartenenza propria del sogno.

    Tutto l’ambiente diventa così familiare e nostro.
    Nostro nel senso di mio e suo, perché so già che lei è qui, nelle stanze, nel mio sogno.

    Mi sveglio dicevo e sono in un letto, somiglia al risveglio di una qualsiasi mattina di domenica.
    La luce passa tra le finestre di questa stanza shabby, bianca, con le tende che fanno un leggero movimento mosse da un’aria impalpabile.

    C’è un tiepido clima che sembra voler preannunciare la conclusione di una stagione fredda e l’apertura della prossima primaverile. E’ tutto in penombra, si sente il rumore di una lavatrice nel mio dormiveglia e l’acuta interpretazione di una musica di James Last.

    Mi alzo e mi avvio verso il bagno. Il corridoio è illuminato dalle finestre laterali. Alle pareti quadri riprendono dettagli di lei – fotografie in bianco e nero dei suoi capelli, dei suoi occhi… dei suoi fianchi… delle sue gambe – che li abbia scattati io?

    Ho i piedi scalzi, il pavimento è freddo. La camicia del pigiama ha i bottoni aperti… l’aria mattutina che soffia nel corridoio mi risveglia come beccandomi il petto.

    Arrivo allo specchio e mi guardo la barba incolta – so che a lei non piace.
    Prendo il rasoio e cerco il barattolo di sapone Panama.

    Sul mobile non c’è.

    Controllo nella pochette che utilizzo per i viaggi, che l’avessi lasciata a Mestre?

    Non c’è.

    Poi mi accorgo che anche il pennello da barba non è al suo posto e ricordo benissimo di averlo visto la sera precedente. Mi riavvio verso il corridoio per andare nel bagno di Rebecca.

    Oltre la porta a vetro piombato si nota il muoversi delle sue ombre corporee; busso delicatamente e le parlo dall'uscio sottile:

    – hai visto per caso il mio sapone e pennello da barba? –
    – Li ho presi io… vieni, entra pure… –

    Si lascia così sorprendere in accappatoio con le creme aperte sullo sgabello il legno, un piede si sorregge sulla vasca mente le mani massaggiano la parte superiore della gamba, come se tutto fosse naturale come sempre.
    – Guarda è li, te li ho presi in prestito stamattina, non potevo svegliarti… dormivi così bene: Buongiorno! – lo dice con un sorriso ed un timbro di rimprovero per il mio solito difetto: irruzione senza prima aver la gentile educazione di salutare.

    Il pennello è bagnato e il barattolo ha un residuo di schiuma bianca sulla scritta.
    – ma da quando in qua ti fai la barba? – Le dico con un ironico timbro su un risolino accennato, ma non riuscendo bene a comprendere perché non avesse utilizzato la sua ceretta abituale.

    – da stamattina… erano folti e li ho tagliati tutti… – mi risponde.
    – ma non usi la ceretta? –
    Mi guarda e poi scoppia a ridere – sai che dolore...!

    Ride, ma io non capisco.
    Dopo le risa, chiude il coperchio della crema aprendo invece qualche altra lozione oleosa. Abbassa la gamba destra trattenuta fino in quel momento variando sulla sinistra che si alza a raggiungere l’orlo della vasca da bagno.

    In quel preciso istante l’accappatoio si apre leggermente sull’inguine scoprendo il triangolo nudo e latteo di contrasto con l’abbronzatura. Improvvisamente riesco a ricollegare tutto; l’inguine non ha può alcun pelo, è nitido, pallido, mostra distintamente la fenditura rosa, carnosa. 

    Poi improvvisamente Rebecca si alza dando una stretta alla cinta di spugna. Distolgo lo sguardo imbarazzato per il tempo in cui sono rimasto intontito.

    Si avvicina… abbracciandomi da prima sul collo e poi toccando il dito la mia barba.

    – Ora vai a toglierti questa barba così trascurata e comunque grazie! Non ti dispiace se lo prenderò in prestito ancora vero? E’ un’ottima schiuma e poi il pennello massaggia divinamente bene…  –

    Esce verso la casa… mentre io rimango imbambocciato e con il solito senso di assoluto disagio, con il pennello ed un barattolo in mano.

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  10.  

  11. Oltre lo specchio: una discesa inesorabile che conduce a un impietoso declino, o altrimenti a un mondo fantastico, forse un poco inquietante, fatto di luci soffuse e ombre sensuali?

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  12.  

  13. La mia espressione all’ennesimo

    Prof non ho capito....

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  14. Where there is desire, there is gonna be a flame
    Where there is a flame, someone's bound to get burned
    But just because it burns, doesn't mean you're gonna die
    You gotta get up and try, and try, and try

    La adoro

  15. Where there is desire, there is gonna be a flame
    Where there is a flame, someone's bound to get burned
    But just because it burns, doesn't mean you're gonna die
    You gotta get up and try, and try, and try

    La adoro

  16. Where there is desire, there is gonna be a flame
    Where there is a flame, someone's bound to get burned
    But just because it burns, doesn't mean you're gonna die
    You gotta get up and try, and try, and try

    La adoro

  17. L'imprinting

    Sonocresciuto all’interno di un negozio di parrucchiere per signora, viale delle Formaci, Roma. Ricordo le donne in camice rosa, gli odori delle lacche, il rumore del fono e i colori dei bigodini con cui giocavo.

    Ricordo quando tiravo loro il grembiule, le voci che chiamavano per il mio nome, al diminutivo… e le clienti che mi sollevavano di peso per sorridermi con quei visi incipriati e manicure appena fatte – stili di inizi anni settanta.
    Il mondo femminile mi ha sempre affascinato, trattiene in se tutti i particolari che visivamente mi compiace accogliere.
    E’ un mondo accattivante e ne vale sempre il desiderio di esplorarlo – che male c’è?
    Lo faccio comunque con distacco, con una separazione emotiva che non sempre viene compresa ed accettata; le pulsioni attrattive di questo universo sull’uomo si fanno pungenti, colgono e mettono in tensione sempre il nervo più libidinoso, diversamente il pieno controllo di un distacco, mi permette di anatomizzare questo universo, cogliendone sfumature, suoni e anche piaceri.

    Da adolescente, mia madre trasferì il suo negozio da parrucchiera sotto la nostra abitazione; le sue clienti attraversavano un cortile per recarsi dall’ingresso, pochi passi dal giardino al negozio.

    Le conoscevo quasi tutte, erano più di quattrocento, ma nella quantità a me piacevano in particolare quattro.

    Entravo di nascosto in negozio verso l’ora di mezzodì, tutti erano in pausa. Consultavo l’agenda degli appuntamenti settimanali per annotare alla mente in quale giorno e a quale ora fossero passate. La signora Saveria, Rita Vespa, Anna e quella che chiamavano ‘la Professoressa, era anche il sopranome riportato settimanalmente in agenda.
    In cantina, lungo l’intercapedine umida, una piccola finestra dava sul terreno del cortile e da quel nascondiglio, per il breve tratto di strada, potevo osservare le gambe di queste clienti transitare verso l’ingresso del negozio. Era un percorso breve, cinque forse sei passi prima che una di loro salisse i tre gradini.

    Proprio in quell’ultimo istante la posizione poteva essere ancora più ottimale, ma la frazione di secondo era minima. Solo alcune volte sono riuscito a scorgere l’accenno di un ricamo sull’orlo della Professoressa.

    Non ricordo quando ho smesso questo rito, forse quando ho iniziato ad avere maggiori possibilità di osservazioni dirette sulle donne.
    Ma il ricordo di quel diversivo mi riempie di simpatia, leggerezza e di nostalgia.

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  19. Evil Queen 

    Il mood di oggi 

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  20. Evil Queen 

    Il mood di oggi 

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  21. Evil Queen 

    Il mood di oggi 

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  22. Evil Queen 

    Il mood di oggi 

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  23. :) 

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  24. La casa che vorrei... luminosa e con una vista mozzafiato!

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  25. Vetro e luce

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