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Oh, come vorrei che l'alba
non giungesse mai!
Temo che questa notte
le ore non bastino
per viverla pienamente con te,
nella più segreta intimità
e dire, dire con la bocca
senza saziarci mai.
tra mille carezze e baci a perdifiato.
-
Mi hai appena risposto
che sei sotto la doccia.
Prende il volo la fantasia.
Odo lo scroscio caldo fumante
dell'acqua, che ha il privilegio
di lambire quel corpo
che vorrei baciare per iutiero,
corpo stillante gocce di rugiada
che vorrei bere ad una ad una.
Oh, quali giochi con la bocca vorrei fare
sulla tua pelle fremente e profumata,
sul tuo collo, sul tuo seno,
sui capezzoli e sul ventre,
sulla tua intimità accogliente,
fino a farti spasimare!
Ma non me lo consenti,
ahimè! E mi lasci a bocca asciutta.
Perché privarmi di tanta felicità?
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Your eyes have
the key to my heart,
because only in them does my soul rest,
hope is revived
and my torment is quieted
whether he actually sees them
whether with the mind I sink into them.
Big, sweet and bright,
make your desire shine through
to love me and console me for life.
They also express your doubts,
your uncertainties and, together,
the hope of a future all for us,
until the end of days. -
Oh, gran fortuna sarebbe, se potessi rapirti e portarti
nel paese del sole! Oh,non temere! Non attenterei alla tua verginità,
se tu non lo volessi. E se tu piangessi, il pianto ti renderebbe ancora più bella
ed io sarei del tutto vinto, sentendo nell'animo il gran palpito
dell'amore che brucia le forze. Aspetterei fin che la luce del sole asciugasse
le tue virginee lacrime e i tuoi occhi tornassero ad essere specchio
del cerùleo cielo, e le tue gote rose rubinee.
Allora ti condurrei per morbidi prati carezzati dai più miti zefiri, tra fiori olezzanti
e fulgenti frutti. Allora coglierei la mela più aurea,
per offrirtela in pegno d'amore ardente.
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Perché non mi apri il tuo cuore?
C' è un angolino, sono certo,
tutto riservato a me.
Di là sale alla tua mente, di tanto in tanto,
la voce di Cupido?
Dimmi quello che ti dice
e ch'io vorrei sentire.
Parla in sordina d'amore?
Dimmelo, ti prego, e farai di me
l'uomo più felice del mondo,
il tuo schiavo per sempre.
Non sono niente le parole, ma quella
che attendo da te è per me salvifica.
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Nessun'arte amatoria fu necessaria per sedurti – cosa che del resto disdegnavi – .
Bastò fissarti negli occhi e muto parlarti del mio amore. Bastò che
s'infiammassero le tue gote, per capire che avevi capito. Adorabile quel tuo pudore,
per accendere ancor più il mio cuore. Ma quanto lontana e irraggiungibile
eri ancora! Oh, quanto tempo dovè trascorrere, prima di deciderti ad ascoltare
le mie prime parole d'amore! Forse anche tu desideravi che presto spuntasse
quell'alba, per gioire della certezza ch'io ardevo di fiamma inestinguibile.
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Mi largiscano i Numi
consorte simile all'ape,
sì che la mortal vita
sia prospera e serena.
Ch'io possa dolcemente
Invecchiare con lei
e godere del suo non consueto garbo,
in carità reciproca.
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C’è maggiore felicità
Per un uomo deluso
O arido di cuore ?
Quando incontra
La donna della sua vita
E si sente subito attratto ?
Il cuore sobbalza e trepida
Fin che non la rivede.
E pensare a lei diventa
Sempre più continuo
E consolante.
E’ il top quando vede
Gli occhi di lei
Brillare di luce
E divenire languidi
D’amore
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MONTALE
Da “ Quaderno di quattro anni “
Domande senza risposta
Mi chiedono se ho scritto
un canzoniere d’amore
e se il mio “ onlie begetter “
è uno solo o è molteplice.
Ahimè,
la mia testa è confusa, molte figure
vi si addizionano,
ne formano una sola che discerno
a malapena nel mio crepuscolo.
Se avessi posseduto
un liuto come d’obbligo
per un “trobar “ meno chiuso
non sarebbe difficile
dare un nome a colei che ha posseduto
la mia testa poetica o altro ancora.
Se il nome
fosse una conseguenza delle cose,
di queste non potrei dirne una sola
perché le cose sono fatti e i fatti
in prospettiva sono appena cenere.
Non ho avuto purtroppo che la parola,
qualche cosa che approssima ma non tocca;
e così
non c’è depositaria del mio cuore
che non sia nella bara. Se il suo nome
fosse un nome o più nomi non conta nulla
per chi è rimasto fuori, ma per poco,
della divina inesistenza. A presto,
adorate mie larve!
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Serena o turbata, la mia amata è sempre più bella,
come il mare, quando l' aure han posa o quando l' onde s'avventano
al cielo, percosse dallo sfrenato Euro.
O lieta o mesta, sempre mi rallegra la tua vista. Sempre un lieto
giorno o un ciel sereno o un cheto mare mi appare meno bello
della tua guancia pien di grazia, o vezzosa pupilla degli occhi miei.
Nessun sentire, o timore o dolore, o rabbia o dispetto, può fare meno bello
Il tuo nobile aspetto. Molto amor mi spira,e tu prendine cura
dei miei caldi affetti. ché della mia storia non poca parte tu sei, tu,
mio profumo più caro dell'arabe fragranze.
E sappi che nulla può separare l'eccelse anime amanti.
Tal ventura m'è data, che la tua imago non si stacca dalla mente.
Al far del giorno a te corre il mio primo pensiero. E ricorre, ricorre,
a mano a mano che passano le ore.
Quando sopravviene la sera, mi rode la nostalgia, e mi travolge la malinconia.
Eppur m'è cosa dolce e cara, che mi consola.
-
Oh, I wouldn't want the dawn to clear in fog
this is my welcome dream!
You were still confident in life and love,
in the scents of spring, in the clear sky
and drunk with summer sunshine.
You were there waiting to crown your dream
and to live a full life. I was there too
and reasoned with projects for the future
and I watched every movement of your lip, every glow
of your eyes, every sudden blush -
Mi fuggi,
presto m'inseguirai.
Tu che ora rifiuti il mio amore,
presto lo cercherai.
Anche contro tua voglia,
presto mi amerai.
Tal grazia Afrodite,
che ama il sorriso
e tesse gli inganni a uomini e dèi,
mi concederà,
sol ch'io la preghi
umile e insistente.
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Senza tempo
È ormai
Il nostro amore,
Poi che dura
Da mezzo secolo,
Ossia da che primieramente
Mi balzò il cuore in petto
Alla vista della tua
Singolare bellezza :
Ovale di madonnina,
Occhi luminosi e ridenti,
Bocca rosata e denti di perla,
Linea e rotondità perfette,
voce chiara
e timidezza verginale.
Che schianto!
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le foglie sono cadute,
cadute dagli alberi
e mi ricordo
il tuo sorriso di sole.
In primavera mi hai fatto pensare
a quanto belli siano stati gli occhi
che smarrirono la mia estate
tra i filari della vite
Non c'è nessuno
che possa svegliare il mio autunno.
innamorato di te
nell'incanto del cadere delle foglie,
nella nebbia d'inverno.
Le foglie sono cadute,
cadute dagli alberi.
-
-
Ti lavino le Grazie
nel recinto sacro di Pafo,
novella Afrodite,
e ti ungano dell'olio divino,
riservato alle membra degli dèi dall'eterna vita,
olio amabile, profumo odoroso.
Come lei, tu ami il sorriso
e tale ne esci dai lavacri ver me
che attonito miro.
Come se le tue guance fossero state dipinte
con l'essenza delle rose; le tue labbra
col fuoco di fiori vermigli; la tua fronte
con il raggio della luna in una notte di plenilunio,
quando dallo stormire delle foglie
nasce profonda quiete.
Sei una vergine dea
uscita dai lavacri della fonte Catusa,
stillante rugiadose gocce di acqua balsamica.
Sei la cosa più bella, sopra la terra bruna:
è Cipride che mi travolge nella brama,
ed io sono come uno degli dei,
felice di annullarmi fra le tue braccia.
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Finché avrò vita, finché avrai vita,
sempre un casto e appassionato bacio
unirà le nostre labbra,
congiungerà le nostre anime
e ci assicurerà il favore del Cielo.
Non temere, cara
non vacillerà la mia fede,
non si spegnerà il mio fuoco,
ma sarai il solo pensiero, e,
spero, sarò la tua unica fiaccola.
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Una vita davanti,
speriamo lunga ancora,
speriamo sempre felice.
È l'augurio che possiamo
reciprocamente farci,
se davvero vogliamo essere
due cuori e solo un'anima,
vite avvinghiata al tronco,
sostegno l'uno dell'altra,
l'una unico sole dell'altro,
fonte di refrigerio
nelle ombre che attraversano la vita.
-
Qui, sur un letto di verde erba,
sotto queste svettanti querce centenarie,
lauri e cipressi ombrosi,
io t'offrirò bevanda d'ambrosia
e uva dai dolci grappoli,
nettare d'amore.
Sarai per me il frutto più polposo,
bruciore nell'anima,
fresca fonte contro l'inestinguibile arsura.
In breve, bruceranno i nostri corpi,
stretto l'uno all'altro,
mormoranti dolci suoni e alate parole.
-
Già l’Aurora
Abbandona il talamo di Titone,
l’alba è già vermiglia
e vanisce il nero ammanto
della Notte.
Rivedo in te
Purpurea rosa
E bacio la tua bella mano,
Che tiene il filo della mia vita.
Tacciono le nostre favelle
E ti fo catena delle mie braccia.
Ti suggello con le mie mordaci labbra.
Giostrano per celia
Le nostre lingue innamorate.
E prego la Sorte
Che non ti divida mai da me.
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Nei “ Sassi di Matera “al calar del sole
Fino agli anni Cinquanta
Or che nella corte del vicinato
Sirio lentamente s’asconde
Dietro i crinali dell’Appennino,
Si smorza il chiasso dei fanciulli.
Ad una ad una escono dalle case-grotte
Le madri e le figlie da marito
Ch’hanno di già approntato
Il modesto desinare ai mariti o ai padri.
Han tempo fino all’imbrunire e oltre,
Per spettegolare o lamentarsi,
Quando stanchi e affamati
Gli uomini tornano dai campi seminati
O dai piccoli orti o dalle vigne proprie,
talora dalle altrui proprietà.
L’asino o il mulo a lor dinanzi
Avanzano zoccolando sul selciato sconnesso.
Qual più gonfia qual meno
Donzolano le bisacce
E canta l’acqua di fonte nei barili.
Le fiasche son vuote, più di vino che d’acqua.
La parca cena li ristora, il vino, prezioso
E perciò misto ad acqua, li disseta.
Indi assisi sul muricciolo con gusto
Aspirano tabacco dalla pipa attempata
O dallo spinello fresco di paziente fattura.
Han poco tempo per scambiare
Qualche parola coi vicini di casa,
Già che la stanchezza del duro lavoro
Ormai ha il sopravvento e calano
Le palpebre, di tanto in tanto.
Le donne di casa han sparecchiato
E lavato le stoviglie, non tante.
Ora mettono a letto i loro uomini e bambini,
Spengono i costosi lumi e tornano
A confabular con le vicine.
Che mai si dicon tra loro?
E’ presto detto: nascite, matrimoni e lutti,
Figli e acciacchi, gioie e dolori,
Speranze e delusioni.
Anche l’andamento del tempo
È tema ricorrente, perché dai capricci del cielo
Dipende ogni spiga, ogni legume,
Ogni tronco di vite, ogni dono dell’orto,
Ogn’erba selvatica o medicinale.
Vita semplice e dura, scandita
Dalla vicenda incessante delle stagioni.
Vita breve per ogni sorta di male,
Che non risparmia bambini, gestanti, Puerpere, uomini sfiancati dalle fatiche
Dal primo mane a tarda sera,
Più di rado anziane dalla pelle grinzosa.
Eppur vita tranquilla, più che nel dopoguerra
Frenetico, incalzato da presunto progresso.
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È il crepuscolo mattutino
e tu, cara, saluti di buon'ora Lucifero,
il messo del giorno, che rinnova
il dono della vita a noi concesso.
Con impazienza attendi lo sguardo di Febo,
il principe del cielo.
Ma cari a me siete voi, occhi di cielo della mia amata,
quando, messi del nuovo giorno,
mi portate il sole del risveglio.
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Osso di seppia
A letto ormai
Mi volgi le terga,
e prolungati silenzi
si frappongono tra noi.
Che ne è
Della gattina che
Nottetempo e non solo
Si annullava tra le mie braccia
O mi intratteneva
In un fiume di parole?
Mi hai inaridito al punto
Ch’altro non sono ormai
Che un osso di seppia.
-
Our path cannot go
that towards infinite time.
The case or, what is more likely,
fate has united us,
we were two halves
and now we are joined together for eternity.
Immortal souls and resurrected bodies,
lovers here on earth,
they can only "dantescamente"
remain united even in the afterlife
and reflect the love of the Trinity. -
Terre nuove e cieli nuovi
ci attendono in questo fausto dì,
preludio di gioia incontenibile
e di amplessi appassionati.
Vedi, cara, Il cielo ci è amico, oggi.
Anche tu, fortuna, ci arridi
perciò non volgere altrove i tuoi passi silenti
e assistici per lunghissimo tempo.
Spasmodica è stata l'attesa,
dubbiosa la speranza,
greve la malinconia: perciò
non invidiate, o dei, la lucente stella
che ci guida e congiunge i nostri cuori,
sì che battano all'unisono,
e le nostre anime, sì che siano
di due una, per lungo,
lunghissimo tempo.
-
Scorgo nei tuoi atti
il carattere del mare.
Esso sovente sta calmo, d'estate,
rallegra i marinai e non fa loro danno;
all'improvviso, però,
si agita e divien furioso,
generando uno spaventoso fragore di cavalloni,
e minaccia la vita che prima allietava.
Tale è il tuo umore cangiante:
un giorno ridi, tutta allegra,
sì che a vederti il cuore si allarga;
un altro giorno non sopporti nulla
e fai la pazza se m'avvicino,
in tutto simile alla cagna coi cuccioli,
che tutti scoraggia,
familiari ed estranei.
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OVIDIO
Dall’” Ars amatoria “ : 1, 135- 166
Né le corse dei nobili cavalli
trascurar tu dovrai: con le sue dense
folle molti vantaggi offre anche il Circo.
Ivi non delle dita hai tu bisogno
per dir l’animo tuo, non già per mezzo
di cenni devi attendere risposte;
ma ben vicino ( nulla ti trattenga )
siedi alla bella; stringiti col fianco
più presso che tu puoi contro il suo fianco.
E ben potrai; chè, s’anche ella non voglia,
tutto lo spazio ivi costringe; il luogo
stesso là vuol che tu la donna tocchi.
Cerca un motivo allor per avviare
Il discorso con lei, e siano pure
detti comuni le parole prime.
Chiedile di chi siano i cavalli
che si avanzano, e pronto il tuo favore
a quello da’ ch’è favorito suo.
E quando poi verrà la lunga pompa
dei Numi eburni, a Venere tu plaudi,
patrona tua, con fervorosa mano.
Se, come avviene, alla fanciulla in seno
è per caso un pulviscolo caduto,
pronto col dito scuoterlo dovrai,
e se nessun pulviscolo vi cada,
pur tu scuoti quel nulla; ogni pretesto
buono ti sia per renderlo servigio.
Se troppo le si strascica la veste,
per terra, e tu sollevala, con pronta
man che dal suolo immondo la preservi,
e tosto allora, premio del tuo zelo,
potranno gli occhi tuoi alla fanciulla
consenziente rimirar le gambe.
E bada poi, chiunque sia seduto
dietro di lei, che il delicato dorso
ei non le prema con le sue ginocchia.
Piccoli offici adescano codeste
anime lievi; utile fu per molti
disporre con sagace arte un cuscino;
anche agitar giovò una tabelletta
per un po’ di frescura, e sottoporre
a due piedini un concavo sgabello.
Codesti approcci spesso in tali arene il figlio
di Venere, e colui che l’altrui piaghe
stava a guardar piagato fu egli stesso.
…………………………………………………………..
( Trad. di G. vitali )
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Canto mollemente
le chiomate Càriti,
allor che torna primavera,
e cerco i dolci doni di Afrodite
nell'intatto giardino delle vergini,
ove i germogli della vite
sbocciano sotto i tralci ombrosi.
Allora Eros per me non si placa,
ma irrompe con brucianti follie,
e con oscure dolcezze
mi spinge nelle reti di Cipride,
inestricabili.