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  1. L'evoluzione del cavallo è cominciata dai 55 ai 45 milioni di anni fa e ha portato dal piccolo Eohippus con più dita, al grande animale odierno, a cui rimane un unico dito. L'essere umano ha iniziato ad addomesticare i cavalli più tardi rispetto ad altri animali, attorno al 5.000 a.C. nelle steppe orientali dell'Asia, mentre in Europa lo si iniziò ad addomesticare non prima del III millennio a.C. I cavalli della specie caballus sono tutti addomesticati, sebbene alcuni di questi vivano allo stato brado come cavalli inselvatichiti, diversi dai cavalli selvaggi che, invece, non sono mai stati addomesticati. L'unico cavallo selvaggio rimasto oggi è il quasi estinto cavallo di Przewalski. Il cavallo ha accompagnato e accompagna l'uomo in una notevole varietà di scopi: ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, agricoli, ludici e terapeutici. Tutte queste attività hanno generato vari modi di cavalcare e guidare i cavalli usando ogni volta i finimenti più appropriati. L'uomo trae dal cavallo anche carne, latte, ossa, pelle e capelli, nonché estratti di urine e sangue per scopi farmaceutici.

    La prima forma di equino fu l'Eohippus, piccolo circa quanto una volpe e dotato di 4 dita ognuna munita di zoccolo. La testa era di dimensioni ridotte, le zampe erano corte e la schiena arcuata. Il mantello era maculato o striato per mimetizzarsi meglio e sfuggire ai predatori. Aveva un carattere intraprendente e avventuroso, infatti si diffuse un po' ovunque come hanno dimostrato i resti fossili ritrovati in Nord America, Europa, Asia e Africa. Attraverso le diverse ere preistoriche il piccolo Eohippus ebbe varie fasi evolutive: Mesohippus, Merychippus, Pliohippus. Quest'ultimo assomigliava molto al pony dei giorni nostri e rappresenta l'ultimo anello della catena evolutiva che ha dato origine all'Equus, diretto genitore del cavallo, apparso circa un milione e mezzo di anni fa.

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