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Aggiornamenti di stato pubblicati da fel55

  1.  

     

    UNGARETTI

     

    Nostalgia

     

    Quando

    la notte è a svanire

    poco prima di primavera

    e di rado

    qualcuno passa

     

    Su Parigi s’addensa

    un oscuro colore

    di pianto

     

    In un canto

    di ponte

    contemplo

    l’illimitato silenzio

    di una ragazza

    tenue

     

    Le nostre

    malattie si fondono

     

     

     

    E come portati via

    si rimane

    ( 28settembre1916 )

     

    Allegria di naufragi

     

    E subito riprende

    il viaggio

    come

    dopo il naufragio

    un superstite

    lupo di mare

    ( 14febbraio1917 )

  2.  

    MONTALE

    Da “ Satura “

    Xenia I

     

    Non ho mai capito se io fossi

    Il tuo cane fedele e incimurrito

    o tu lo fossi per me.

    Per gli altri no, eri un insetto miope

    smarrito nel blabla

    dell’alta società. Erano ingenui

    quei furbi e non sapevano

    di essere loro il tuo zimbello :

    di esser visti anche al buio e smascherati

    da un tuo senso infallibile, dal tuo

    radar di pipistrello.

  3.  

    QUASIMODO

    Foce del fiume Roja

     

    Un vento grave d’ottoni

    mortifica il mio canto,

    e tu soffri a grembo aperto

    la voce disumana.

     

    Da me divisa s’autunna

    ai moti estremi giovinezza

    e dichina.

     

    La sera è qui, venuta ultima,

    uno strazio d’albatri;

    il greto ha tonfi, sulla foce,

    amari, contagio d’acque desolate.

     

    Lievita la mia vita di caduto,

    esilio morituro.

     

     

  4.  

    QUASIMODO

    Di fresca donna                                                                                                                                            riversa in mezzo ai fiori

     

    S’indovinava la stagione occulta

    dall’ansia delle piogge notturne,

    dal variar nei cieli delle nuvole,

    ondose lievi culle;

    ed ero morto.

     

    Una città a mezz’aria sospesa

    m’era ultimo esilio,

    e mi chiamavano intorno

    le soavi donne d’un tempo,

    e la madre, fatta nuova dagli anni,

    la dolce mano scegliendo dalle rose

    con le più bianche mi cingeva il capo.

     

    Fuori era notte

    e gli astri seguivano precisi

    ignoti cammini in curve d’oro

    e le cose fatte fuggitive

    mi traevano in angoli segreti

    per dirmi di giardini spalancati

    e del senso di vita;

    ma a me doleva ultimo sorriso

                                            di fresca donna riversa in mezzo ai fiori.

    1. lullabyblue0

      lullabyblue0

      bellissime parole!

  5.  

    SABA

     

    Ecco, adesso tu sai

     

    Ecco, adesso tu sai, che tra i beati

    non è dimora per noi. Che la vita,

    come un avido sguardo, è tutta piena

    di lacrime nascoste.

     

    Amore, gelosia, taciuta brama

    di belle cose come prede esposte,

    ti lasciano un rimpianto oscuro, aggiungono

    ancora un filo nell’antica trama

    che spezzerà, forse,la morte.

     

    A galla ti riportano

                                                non dettate virtù, ma d’altri accenti,

    che un tremito confonde, la memoria.

    La tua storia finisce, si nasconde…

    Ma quanti cari cuori hai conquistati!

  6. CALDARELLI

    Rimorso

     

    Ti porto in me come il mare

    un tesoro affondato.

    Sei il lievito, il segreto

    d’ogni mio male, o amore a cui non credo.

    Amore che mi segui

    oltre ogni limite, ovunque,

    come un cane fedele

     

     

    segue un padrone ingrato.

    Ti fuggo invano.

    Poi che meno ti penso più mi opprimi,

    rimorso, celato affanno.

    Tu certo un giorno mi raggiungerai

    nella morte.

    Là, riposato e cheto, il tuo buon Genio

    mi assisterà.

    Voglio dormire all’ombra

    del suo tremendo sorriso.

     

  7. CARDARELLI

    Amicizia

     

    Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni

     

     

    che, perduti nel tempo, c’incontrammo,

    alla nostra incresciosa intimità.

    Ci siamo sempre lasciati

    senza salutarci,

    con pentimenti e scuse da lontano.

    Ci siam riaspettati al passo,

    bestie caute,

    cacciatori affinati,

    a sostenere faticosamente

    la nostra parte di estranei.

    Ritrosie disperanti,

    pause vertiginose e insormontabili,

    dicevan, nelle nostre confidenze,

    il contatto evitato e il vano incanto.

    Qualcosa ci è sempre rimasto,

    amaro vanto,

    di non ceduto ai nostri abbandoni,

    qualcosa ci è sempre mancato.

     

    Amore

     

    Come chi gioia e angoscia provi insieme

     

     

    gli occhi di lei così m’hanno lasciato.

    Non so pensarci. Eppure mi ritorna

    più e più insistente all’anima

    quel suo fugace sguardo di commiato.

    E un dolce tormento mi trattiene

    dal prender sonno, ora ch’è notte e s’agita

    nell’aria un che di nuovo.

    Occhi di lei, vago tumulto. Amore,

    pigro, incredulo amore, più per tedio

    che per gioco intrapreso, ora ti sento

    attaccato al mio cuore ( debol ramo )

    come frutto che geme.

    Amore e primavera vanno insieme.

     

    Quel fatale e prescritto momento

    che ci diremo addio

    è già in ogni distacco

    del tuo volto dal mio.

    Cosa lieve è il tuo corpo!

    Basta ch’io l’abbandoni per sentirti

    crudelmente lontana.

    Il più corto saluto è fra noi due

     

     

    un commiato finale.

    Ogni giorno ti perdo e ti ritrovo

    così, senza speranza.

    Se tu sapessi com’è già remoto

    il ricordo dei baci

    che poco fa mi davi,

    di quel caro abbandono,

    di quel folle tuo amore ov’io non mordo

    che sapore di morte.

  8. CARDARELLI

    Distacco

     

    Io ti sento tacere da lontano.

    Odo nel mio silenzio il tuo silenzio.

    Di giorno in giorno assisto

    all’opera che il tempo,

    complice mio solerte, va compiendo.

    E già quello che ieri era presente

    divien passato e quel che ci pareva

    incredibile accade.

    Io e te ci separiamo.

    Tu che fosti per me più che una sposa!

     

     

    Tu che volevi entrare

    nella mia vita, impavida,

    come in inferno un angelo

    e ne fosti scacciata.

    Ora che t’ho lasciata,

    la vita mi rimane

    quale un’indegna, un’inutile soma,

    da non poterne avere più alcun bene.

    Io non so più qual era

    il porto a cui miravo.

    Per tanti luoghi insospettati  e strani

    mi trattenne l’amore, ch’è nemico

    ad ogni alto destino

    come il vento contrario al navigare :

    dove persi il mio tempo

    e logorai le forze del mio cuore.

    Luoghi a cui, disertàti,

    non tornerò giammai.

    Sì che per me la terra

    non è più che un asilo

    vietato, un cimitero di memorie.

     

     

  9. CARDARELLI

    Sera di Liguria

     

    Lenta e rosata sale su dal mare

    la sera di Liguria, perdizione

    di cuori amanti e di cose lontane.

    Indugiano le coppie nei giardini,

    s’accendon le finestre ad una ad una

    come tanti teatri.

    Sepolto nella bruma il mare odora.

    Le chiese sulla riva paion navi

    che stanno per salpare.

     

    Natura

     

    Per te risorgono le viete immagini.

    La tua giovane testa ricciuta è come il pomo del tirso –

    corpo inastato, festivo, tragico.

    Tu non conosci l’ampio arco impetuoso del tuo sorriso :

    come sfolgori, come si dilati una tua mossa rapida!

    Io sono il tuo martire e il tuo testimone.

    Talvolta la tua presenza mi tocca come un’immersione improvvisa nella primavera.

     

     

    Tu sei l’incanto delle mattine che non torneranno.

    Stupefatte e straordinarie mattine, da non sapere la nostra irrisorietà come entrarci!

    Ritmo, verginità, perfezione.

  10. Carmen

     

    Torna la mia disperazione a te.

    Dopo aver tanto errato, oggi il mio amore

    torna al tuo fiero mutevole ardore,

    più nulla chiede che la tua onestà.

     

    In queste lunghe giornate d’affanno,

    che senza lotta e senza pace vanno,

    e senza la tua gaia crudeltà;

    con la mia solitaria anima invisa,

    ho sognato pur io d’averti uccisa,

    per l’ebbrezza di piangere su te.

     

    Incolpabile amica, austera figlia

    d’amore, se la vita oggi t’esiglia,

    con la musica ancora vieni a me.

    Geloso sono non di don josè,

    non d’Escamillo; di chi prima un canto

    sciolse alla tua purezza ed al tuo santo

    coraggio incontro alla tua verità.

     

     

    Né tu forse da me vivi lontana,

    da me che all’amor tuo faccio ritorno,

    e non cerco a Siviglia il tuo soggiorno.

    Solo vagavo il mattino di un giorno

    di festa, e tra la folla oscura e vana

    tu m’apparivi in una popolana

    di Firenze; la tua mano era stesa

    a sollevare le tende di una chiesa,

                                                 le gialle e rosse tende sull’entrata.

    Parevi stanca, parevi ammalata,

    ma t’ho riconosciuta io che t’ho amata.

     

    Io che a fatica ho rattenuto un grido,

    mi sono meritato un tuo sorriso,

  11. DI GIACOMO

    1. Tutto si scorda

     

    Tutto, tutto si scorda,

     

     

    tutto o si cambia o muore;

    e una chitarra è amore

    che non ha una sola corda.

     

    Oggi sei tu; domani,

    forse, un’altra sarà;

    e poi un’altra, chissà,

    se tempo ci rimane.

     

    Occhi celesti o neri,

    colore di giglio o di rosa,

    sempre, sempre una sola cosa,

    sempre gli stessi sospiri!

     

    Se, sospirando, io dico :

    “ Quanto mi sei costata! “,

    tale e quale a qualche altra

    tu sospiri con me…

     

    Tutto, tutto si scorda,

    tutto o si cambia o muore,

    e una chitarra è amore,

     

     

    che non ha una sola corda.

     

    Ma, tremando,questa mano

    certe volte si scorda :

    e torna la prima corda

    a tentare, piano piano.

     

    E un sogno che desta

    tante cose, o addormentate,

    o lontane, o finite,

    esce da sotto a queste dita…

     

    1. theoldandthesea

      theoldandthesea

      ...è bello pensare che dove finiscano le mie dita debba in qualche modo cominciare una chitarra ;)

       

  12. GUIDO  GOZZANO

    Da “ I colloqui “

    La signorina Felicita : 3

     

    Sei quasi brutta, priva di lusinga

    nelle tue vesti quasi campagnole,

    ma la tua faccia buona e casalinga,

    ma i bei capelli di color di sole,

    attorti in minutissime trecciuole,

    ti fanno un tipo di beltà fiamminga…

     

    E rivedo la tua bocca vermiglia

    così larga nel ridere e nel bere,

    e il volto quadro, senza sopracciglia,

    tutto sparso d’efelidi leggiere

    e gli occhi fermi, l’iridi sincere

    azzurre d’un azzurro di stoviglia…

     

    Tu m’hai amato. Nei begli occhi fermi

    rideva una blandizie femminina.

    Tu civettavi con sottili schermi,

     

     

    tu volevi piacermi, signorina :

    e più d’ogni conquista cittadina

    mi lusingò quel tuo voler piacermi!

     

    Ogni giorno salivo alla tua volta

    pel soleggiato ripido sentiero.

    il farmacista non pensò davvero

    un’amicizia così bene accolta,

    quando ti presentò la prima volta

    l’ignoto villeggiante forestiero.

     

    Talora – già la mensa era imbandita –

    mi trattenevi a cena. Era una cena

    d’altri tempi, col gatto e la falena

    e la stoviglia semplice e fiorita

    e il commento dei cibi e Maddalena

    decrepita, e la siesta e la partita…

     

    M’era più dolce starmene in cucina

    tra le stoviglie a vividi colori .

    Tu tacevi, tacevo, signorina :

    godevo quel silenzio e quegli odori

     

     

    tanto tanto per me consolatori

    di basilisco d’aglio di cedrina…

     

    Vedevo questa vita che m’avanza:

    chiudevo gli occhi nei presagi grevi;

    aprivo gli occhi . tu mi sorridevi,

    ed ecco rifioriva la speranza!

     

  13. MONTALE

     

    Da “ Mediterraneo “

     

    Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale

    siccome i ciottoli che tu volvi,

    mangiati dalla salsedine;

    scheggia fuori del tempo, testimone

    di una volontà fredda che non passa.

    Altro fui : uomo intento che riguarda

    in sé, in altrui, il bollore

    della vita fugace – uomo che tarda

    all’atto, che nessuno, poi, distrugge.

    Volli cercare il male

    che tarla il mondo, la piccola stortura

    d’una leva che arresta

    l’ordegno universale; e tutti vidi

    gli eventi del minuto

    come pronti a disgiungersi in un crollo.

    Seguìto il solco d’un sentiero, m’ebbi

    l’opposto in cuore col suo invito; e forse

    m’occorreva il coltello che recide,

    la mente che decide e si determina.

    Altri libri occorrevano

    a me, non la tua pagina rombante.

    Ma nulla so rimpiangere . tu sciogli

    ancora i groppi interni col tuo canto.

    Il tuo delirio sale agli astri ormai.

  14. MONTALE

    A K.

    Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida

     

     

    scorta per avventura tra le petraie d’un greto,

    esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;

    e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.

     

    Codesto è il mio ricordo; non saprei dire , o lontana,

    se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,

    o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua

    e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

     

    Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie

    sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,

    e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia

    schietto come la cima d’una giovinetta palma…

     

     

  15. MONTALE

    Maestrale

    S’è rifatta la calma

    nell’aria : tra gli scogli parlotta la maretta.

     

     

    Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma

    a pena svetta.

     

    Una carezza disfiora

    la linea del mare e la scompiglia

    un attimo, soffio lieve che vi s’infrange e ancora

    il cammino ripiglia.

     

    Lameggia nella chiarìa

    la vasta distesa, s’increspa, indi si spiana beata

    e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia

    vita turbata.

     

    O mio tronco che additi,

    in questa ebrietudine tarda,

    ogni rinato aspetto coi germogli fioriti

    sulle tue mani, guarda :

     

    sotto l’azzurro fitto

    del cielo qualche uccello di mare se ne va;

    né sosta mai : perché tutte le immagini portano scritto :

    “ più in là “.

    1. lullabyblue0

      lullabyblue0

      Una delle mie preferite :x

  16. PASCOLI

     

    Dai “ Canti di Castelvecchio “ ( 1903 – 1911 )

     

    La tessitrice

     

    Mi son seduto su la panchetta

    come una volta…quanti anni fa?

     

     

    Ella, come una volta, s’è stretta

    su la panchetta.

     

    E non il suono d’una parola ;

    solo un sorriso tutto pietà.

    La bianca mano lascia la spola.

     

    Piango, e le dico : “ Come ho potuto,

    dolce mio bene, partir da te? “.

    Piange e mi dice d’un cenno muto :

    “ Come hai potuto? “.

     

    Con un sospiro quindi la cassa

    tira del muto pettine a sé.

    Muta la spola passa e ripassa.

     

    Piango, e le chiedo : “ Perché non suona

    dunque l’arguto pettine più ? .

    Ella mi fissa timida e buona :

    “ Perché non suona ? “.

     

    E piange, piange : “ Mio dolce amore,

     

     

    non t’hanno detto ? non lo sai tu?

    Io non son viva che nel tuo cuore.

     

    Morta! Sì, morta! Se tesso, tesso

    per te soltanto; come, non so :

    in questa tela, sotto il cipresso,

    accanto  alfine ti dormirò “.

    1. lullabyblue0

      lullabyblue0

      da mozzare il fiato!

       

  17. PASCOLI

    Da “ Myricae “ – Sez. “ Tramonti “

    I – La Sirena

    La sera, fra il sussurio lento

    dell’acqua che succhia la rena,

    dal mare nebbioso un lamento

    si leva : il tuo canto, o Sirena.

     

    E sembra che salga, che salga,

    poi rompa in un gemito grave.

    E l’onda sospira tra l’alga,

    e passa una larva di nave :

     

     

     

     

    un’ombra di nave che sfuma

    nel grigio, ove muore quel grido;

    che porta con sé, nella bruma,

    dei cuori che tornano al lido :

    al lido che fugge, che scese

    già nella caligine, via;

    che porta via tutto, le chiese

    che suonano l’avemaria,

     

    le case che su per la balza

    nel grigio traspaiono appena,

    e l’ombra del fumo che s’alza

    tra forse il brusìo della cena.

     

    1. scompaiomatorno

      scompaiomatorno

      Le rime incrociate serratissime e le allitterazioni ti fanno davvero respirare il ritmo del frangersi delle onde sulla battigia! xD

       

    2. fel55

      fel55

       

       

       

      Quanti sospiri

       

      Traevo dal petto,

       

      Quante lacrime dai miei occhi.

       

      Quell’anno infausto in cui

       

      Per stupide incomprensioni

       

      E avverse circostanze familiari

       

      La vita ci tenne lontani,

       

      Tu a Boiano, io a Gravina!

       

      Gran torto subì

       

      Il nostro amore.

       

      Ancora dopo tanti anni

       

      Ti chiedo perdono

       

      Per la mia parte di colpa.

       

      Dolcissima, però, torna alla mente

       

      La memoria

       

      Della tanto attesa rappacificazione.

       

      Com’eri tenera a telefono,

       

      Mentre ti chiedevo perdono

       

      Per la prima volta

       

      E ti confermai

       

      Che il mio cuore batteva

       

      Ancora forte per te

       

      E mi eri mancata tanto!

       

      Quale non fu la consolazione

       

      A udire il tuo secondo “sì”.

       

      Sì, mi amavi ancora!

  18. PASCOLI

    VIII- Notte

     

    Siedon fanciulle ad arcolai ronzanti,

    e la lucerna i biondi capi indora :

     

    i biondi capi, i neri occhi stellanti,

                                                 volgono alla finestra ad ora ad ora :

     

    attendon esse a cavalieri erranti

    che varcano la tenebra sonora?

     

    Parlan d’amor, di cortesie, d’incanti :

    così parlando aspettano l’aurora.

     

     

    Da “ Myricae “ – Sez. “ Tristezze “

    II - Rammarico

     

    Chi questo nuovo pianto in cuor mi pone?

    Verso Occidente, o dolce madre Aurora,

    da te lontano la mia vita è corsa.

    Il cielo s’alza e tutto trascolora;

    passano stelle e stelle in lenta corsa;

    emerge dall’azzurro la grand’Orsa,

    e sta nell’arme fulgido Orione.

     

    Come più lieta la tua vista, quando

                                                  un poco accenni delle rosee dita;

    e la greggia s’avvia scampanellando,

    esce il bifolco e rauco i bovi incita,

                                                   canta lassù la lodola – apparìta

    ecco Giulietta, e piange, al suo balcone! –

  19. QUASIMODO

     

    A me discesa

                                                            per nuova innocenza.

    Era beata stanotte la tua voce

                                                 a me discesa per nuova innocenza

    nel tempo che patisco un nascimento

    d’accorate letizie.

     

    Tremavi bianca,

    le braccia sollevate;

    e io giacevo in te

    con la mia vita

    in poco sangue raccolta,

    dimentico del canto

    che già m’ha fatto estrema,

    con la donna che mi tolse in disparte,

     

    la mia tristezza

    d’albero malnato.

  20. QUASIMODO

     

    “ E la tua veste è bianca “

     

    Piegato hai il capo e mi guardi;

    e la tua veste è bianca,

    e un seno affiora dalla trina

    sciolta sull’omero sinistro.

     

    Mi  supera la luce, trema,

    e tocca le tue braccia ignude.

     

    Ti rivedo. Parole

    avevi chiuse e rapide,

    che mettevano cuore

    nel peso d’una vita

    che sapeva di circo.

     

     

     

    Profonda la strada

    su cui scendeva il vento

    certe notti di marzo,

    e ci svegliava ignoti,

    come la prima volta.

    1. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      Una delle mie preferita fa:

      in me si fa sera;
      l’acqua tramonta
      sulle mie mani erbose.

      Ali oscillano in fioco cielo,
      labili: il cuore trasmigra
      ed io son gerbido,

       

      Ma mi dimentico sempre il nome!

  21. S. DI GIACOMO

     

    Da “ Ariette e sonetti “

    1. Pianoforte di notte

     

    Un pianoforte di notte

    suona di lontano

    e la musica si sente

    per l’aria sospirare.

     

    E’ l’una . Dorme il vico

     

     

    su questa ninna nanna

    di un motivo antico

    di tanto tempo fa.

     

    Dio, quante stelle in cielo!

    Che luna! E che aria dolce!

    Quanto una bella voce

    vorrei sentir cantare!

     

    Ma solitario e lento

    muore il motivo antico;

    si fa più cupo il vico,

    dentro all’oscurità.

     

    L’anima mia soltanto

    rimane a questa finestra.

    Aspetta ancora. E resta,

    incantandosi, a pensare.

     

    1. theoldandthesea

      theoldandthesea

      un ritmo delicato ma inesorabile, lontano ma profondo, la musica di un pianoforte nella notte, come una delicata e notturna pioggia estiva

  22. SABA

    Dopo una passeggiata

     

    Quando fino ad un colle o lungo il mare

    noi pure usciamo nelle belle sere

    a passeggiare,

    vedo che a tutti appare

    cosa fraterna l’alleanza nostra.

    Noi cui la vita tanto sangue costa

     

    E tanta inusitata gioia rende,

    nulla abbiamo che in vista il volgo offende;

    siamo a tutti due buoni, due tranquilli

    cittadini, a cui mèta è un buon bicchiere.

    Solo nei cuori rispondono squilli,

    si spiegano al vento bandiere.

     

    E nei giorni di festa, se pur tanto

    v’ha di strano, che cerco il più deserto

    dei sobborghi, chi mai vedrebbe in noi

    altro che due che cenano all’aperto?

    Un marito che già ostenta un rimpianto

    di libertà, la sua moglie gelosa;

    non v’ha , dico, una cosa

    che dai molti distingua, amica, noi,

     

    noi che rechiamo in cuore

    i nostri due avversi destini

    d’arte e d’amore.

     

    1. daliahnera

      daliahnera

      sempre bellissime poesie

  23. SABA

    Dopo una passeggiata

     

    Quando fino ad un colle o lungo il mare

    noi pure usciamo nelle belle sere

    a passeggiare,

    vedo che a tutti appare

    cosa fraterna l’alleanza nostra.

    Noi cui la vita tanto sangue costa

     

    E tanta inusitata gioia rende,

    nulla abbiamo che in vista il volgo offende;

    siamo a tutti due buoni, due tranquilli

    cittadini, a cui mèta è un buon bicchiere.

    Solo nei cuori rispondono squilli,

    si spiegano al vento bandiere.

     

    E nei giorni di festa, se pur tanto

    v’ha di strano, che cerco il più deserto

    dei sobborghi, chi mai vedrebbe in noi

    altro che due che cenano all’aperto?

    Un marito che già ostenta un rimpianto

    di libertà, la sua moglie gelosa;

    non v’ha , dico, una cosa

    che dai molti distingua, amica, noi,

     

    noi che rechiamo in cuore

    i nostri due avversi destini

    d’arte e d’amore.

     

  24. SABA

    L’ora nostra

     

    Sai un’ora del giorno che più bella

    sia della sera? tanto

    più bella e meno amata? E’ quella

    che di poco i suoi sacri ozi precede;

    l’ora che intensa è l’opera, e si vede

    la gente mareggiare nelle strade;

    sulle moli quadrate delle case

    una luna sfumata, una che appena

    discerni nell’aria serena.

     

    E’ l’ora che lasciavi la campagna

    per goderti la tua cara città,

    dal golfo luminoso alla montagna

    varia d’aspetti in sua bella unità;

    l’ora che la mia vita in piena va

    come un fiume al suo mare;

    e il mio pensiero, il lesto camminare

    della folla, l’artiere in cima all’alta

    scala, il fanciullo che correndo salta

    sul carro fragoroso, tutto appare

    fermo nell’atto, tutto questo andare

    ha una parvenza d’immobilità.

     

    E’ l’ora grande, l’ora che accompagna

    meglio la nostra vendemmiante età.

     

     

    La moglie

     

    Quando triste rincaso e lei m’aspetta

    alla finestra,se la bella e cara

    moglie, ad un gesto, il mio male sospetta,

    se il disgusto mi legge, od altro, in faccia,

    tosto al mio collo le amorose braccia,

    come due serpi vigorose, getta ;

    me solo accusa la sua voce amara.

     

    “ E’ così – dice – è così che mi torni.

    Non un bacio per me, non un sorriso

    per tua figlia; stai lì, muto, in disparte;

    si direbbe, a vederti, che tu hai l’arte

    di distruggerti. Ed io…guardami in viso,

    guarda, se alle parole mie non credi,

    questi solchi che v’ha lasciato il pianto.

    Ero qui sola ad aspettarti; intanto

    la nostra casa io l’ho rimessa, vedi?

    come nel primo giorno.

    Ma tu già non m’ascolti. Che passione,

    e che rabbia mi fai!

    Non s’ha il diritto, sai,

    quando si vive con altre persone,

    di tenere per sé le proprie pene;

    bisogna raccontarle, farne parte

    ai nostri cari che vivono in noi

    e di noi “.

     

    “ Quanto, quanto m’annoi “,

    io le rispondo fra me stesso. E penso :

    Come farà il mio angelo a capire

    che non v’ha cosa al mondo che partire

    con essa io non vorrei, tranne quest’una,

    questa muta tristezza; e che i miei mali

    sono miei, sono all’anima mia sola;

    non li cedo per moglie e per figliola,

    non ne faccio ai miei cari parti uguali.

  25. SALVATORE  DI  GIACOMO

    Da “ Sonetti antichi “ (tradotti dal napoletano)

    I – Nannina

     

     

    Occhi di sogno, neri, appassionati,

    che del miele la dolcezza avete,

    perché, con questo guardare che fate,

    voi un braciere in petto m’accendete?

     

    Vi manca la parola e mi parlate,

    -pare che senza lacrime piangiate,-

    di questa faccina bianca anima siete,

    -occhi belli, occhi dolci, occhi fatati!

     

     

    Voi, che insieme ai fiori vi aprite,

    -e insieme con i fiori vi chiudete,-

    fiori di passione mi apparite.-

    Voi, sentimento degli innamorati,

    -m’avete fatto male e lo sapete,-

    occhi di sogno, neri, appassionati!

     

    Da “ Canzoni “

    A Marechiaro

    Quando spunta la luna a Marechiaro,

    anche i pesci vi fanno all’amore,

    si agitano le onde del mare,

    per la gioia cambiano colore,

    quando spunta la luna a Marechiaro…

     

    A Marechiaro c’è una finestra,

    la mia passione vi bussa,

    un garofano odora su una testa,

    passa l’acqua di sotto e mormora…

    A Marechiaro c’è una finestra…

     

    Chi dice che le stelle sono lucenti,

     

     

    non conosce questi occhi che tu hai in fronte,

    questi due occhi li conosco io solamente,

    dentro il cuore ne ho le punte.

    Chi dice che le stelle sono lucenti?

     

    Svegliati, Carolina, chè l’aria è dolce,

    quando mai tanto tempo ho aspettato?

    Per accompagnare i suoni con la voce,

    stasera ho portato una chitarra…

    Svegliati, Carolina, chè l’aria è dolce!...

     

    1. daliahnera

      daliahnera

      Peccato per la traduzione, in originale avrà tutta un’altra musica :)