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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a tita05 per l'aggiornamento : Milo Manara   
    Milo Manara

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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a odessa1920 per l'aggiornamento : In epoca ingenua il valore lo vedevo nelle cose, che erano belle e buone e desiderabi   
    In epoca ingenua il valore lo vedevo nelle cose, che erano belle e buone e desiderabili già da sé. Poi è venuta l’epoca in cui il valore del mondo sembrava venir divorato dai mostri segreti del tempo. Il momento in cui ci si sente orfani: il divino è morto e ci ha abbandonato. Il mondo è disincantato. 

Uscire dalla desolazione è stato nello stesso tempo il farsi strada dell’idea che il valore non sia qualcosa di già dato, ma che vada “messo” nella pasta oggettiva del mondo, o vada “educato” da essa: il valore come risultato della cura (che la cultura sia in qualche modo coltura). 

E mi è sembrato che si aprisse un’epoca di seconda innocenza. 

Un’età più consapevole. Mi siedo a considerare nella riflessione prima di gettarmi (o lasciarmi trascinare) nell’azione. Affinché si creino all’interno le condizioni che consentono di “proiettare” valore sulle cose. Che si crei dentro l’immagine buona, che si giri dentro il film giusto in maniera che l’azione diventi non solo sensata, ma anche bella! 

Un’età più leggera. Capace ogni giorno di ripartire. Ripartire da qui, dall’orto di casa. Per avventurarsi nel mondo con la fiducia di chi va a cercar fortuna. E a scoprire. E... costruire. Quasi rinascere ogni giorno - ma senza abbandonare il filo conduttore che lega tra loro gli episodi del passato. Lasciar cadere il retaggio pesante e viscoso del passato, alleggerirmi, senza dimenticare però l’orientamento che mi ha animato da sempre. 

Un’età intenzionalmente più positiva. Che riesce a prendere i tempi come ricchi di infinite possibilità, opportunità, occasioni, quale che sia il primo impatto. Perché il primo impatto è sempre l’immagine del presente visto con gli occhi del passato (uno sguardo che genera un destino di decadenza: in ogni tempo i “vecchi” hanno detto che “ai loro tempi” tutto era migliore). 

Un’età che accoglie dai tempi l’appello all’interiorità e alla cura di sé non per infognarsi in sterile narcisismo che si avvita su se stesso, ma per coltivare il sano narcisismo che rinnova lo sguardo in vista di un’azione positiva e felice. 

Ed ecco che là dove lo sguardo moralistico vede solo degrado e scuote la testa, io voglio vedere opportunità di crescita ed evoluzione. 

Come nell’incertezza, nel fluire di ogni cosa, nel carattere effimero delle conquiste, nella relativa mancanza di rifugi garantiti e durevoli… 
     
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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a daniele-173 per l'aggiornamento : Sacco a pelo scatolette gira il mondo tutto l'anno.      
    Sacco a pelo scatolette gira il mondo tutto l'anno. 
     
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    elvis06081994 ha ricevuto una reazione da cosso72davide per l'aggiornamento : Samurai era il nome con il quale erano conosciuti i membri della casta militare del G   
    Samurai era il nome con il quale erano conosciuti i membri della casta militare del Giappone feudale; simili sotto certi aspetti ai cavalieri dell'Europa medievale, questi guerrieri giocarono per diversi secoli un ruolo fondamentale nella storia giapponese. Il loro declino coincise con l'inizio dello Shogunato Tokugawa, che con la fine dell'epoca dei conflitti vide fortemente ridimensionata la loro figura, per poi essere completamente accantonata durante il Rinnovamento Meiji nel XIX secolo in favore di un esercito regolare di stampo europeo.
    Il nome deriva sicuramente da un verbo, saburau, che significa "servire" o "tenersi a lato" e letteralmente significa "servitore". Un termine più appropriato sarebbe risalente al periodo Edo.
    Il termine viene tuttora usato per indicare proprio la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli ashigaru cioè i fanti, né i kuge cioè gli aristocratici di corte). I samurai che non servivano un daimyō perché era morto o perché ne avevano perso il favore, o la fiducia, erano chiamati rōnin, letteralmente "uomo onda", che intende "libero da vincoli", ma assume sempre un significato dispregiativo.
    I samurai costituivano una casta colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu (arte del tè) o lo shodō (arte della scrittura). Durante l'era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare divenendo dei semplici rōnin che spesso si abbandonavano a saccheggi e barbarie. Verso la fine del periodo Edo i samurai erano essenzialmente designati come i burocrati al servizio dello shōgun o di un daimyō, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali, per sottolineare la loro appartenenza di casta.
    Durante l'era di più grande potere dei samurai il termine yumitori (arciere) veniva utilizzato come titolo onorario per un guerriero, anche quando l'arte della spada divenne la più importante. Gli arcieri giapponesi (vedi arte del kyūjutsu) sono ancora fortemente associati con il dio della guerra Hachiman.
    Un samurai prendeva il nome di rōnin (浪人 letteralmente "uomo-onda") quando il nobile padrone cui era legato moriva o perdeva la fiducia in quest'ultimo. Il bushidō prevedeva che per espiare la propria colpa e riacquistare l'onore perduto si dovesse ricorrere alla pratica dello harakiri, che significa "tagliare il ventre" e rappresenta la parte culminante della pratica del suicidio rituale denominato seppuku, attraverso lo sventramento del ventre con la spada corta wakizashi. Il venir meno a questi principi causava il disonore del guerriero, che diventava un rōnin, ossia un samurai errante alla deriva, senza onore né dignità.
    Il rōnin poteva essere disposto a lavorare per chiunque lo pagasse, oppure poteva arrivare a unirsi ad altri come lui e creare scompiglio nei villaggi, saccheggiandoli e creando confusione. Pur continuando a fare parte dell'elevata casta dei samurai, i rōnin potevano mettersi al servizio del popolo, insegnando arti marziali e di guerra, facendosi assumere come guardie del corpo (yojimbo) oppure difendendo il villaggio da aggressioni esterne.

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    elvis06081994 ha ricevuto una reazione da cosso72davide per l'aggiornamento : Samurai era il nome con il quale erano conosciuti i membri della casta militare del G   
    Samurai era il nome con il quale erano conosciuti i membri della casta militare del Giappone feudale; simili sotto certi aspetti ai cavalieri dell'Europa medievale, questi guerrieri giocarono per diversi secoli un ruolo fondamentale nella storia giapponese. Il loro declino coincise con l'inizio dello Shogunato Tokugawa, che con la fine dell'epoca dei conflitti vide fortemente ridimensionata la loro figura, per poi essere completamente accantonata durante il Rinnovamento Meiji nel XIX secolo in favore di un esercito regolare di stampo europeo.
    Il nome deriva sicuramente da un verbo, saburau, che significa "servire" o "tenersi a lato" e letteralmente significa "servitore". Un termine più appropriato sarebbe risalente al periodo Edo.
    Il termine viene tuttora usato per indicare proprio la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli ashigaru cioè i fanti, né i kuge cioè gli aristocratici di corte). I samurai che non servivano un daimyō perché era morto o perché ne avevano perso il favore, o la fiducia, erano chiamati rōnin, letteralmente "uomo onda", che intende "libero da vincoli", ma assume sempre un significato dispregiativo.
    I samurai costituivano una casta colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu (arte del tè) o lo shodō (arte della scrittura). Durante l'era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare divenendo dei semplici rōnin che spesso si abbandonavano a saccheggi e barbarie. Verso la fine del periodo Edo i samurai erano essenzialmente designati come i burocrati al servizio dello shōgun o di un daimyō, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali, per sottolineare la loro appartenenza di casta.
    Durante l'era di più grande potere dei samurai il termine yumitori (arciere) veniva utilizzato come titolo onorario per un guerriero, anche quando l'arte della spada divenne la più importante. Gli arcieri giapponesi (vedi arte del kyūjutsu) sono ancora fortemente associati con il dio della guerra Hachiman.
    Un samurai prendeva il nome di rōnin (浪人 letteralmente "uomo-onda") quando il nobile padrone cui era legato moriva o perdeva la fiducia in quest'ultimo. Il bushidō prevedeva che per espiare la propria colpa e riacquistare l'onore perduto si dovesse ricorrere alla pratica dello harakiri, che significa "tagliare il ventre" e rappresenta la parte culminante della pratica del suicidio rituale denominato seppuku, attraverso lo sventramento del ventre con la spada corta wakizashi. Il venir meno a questi principi causava il disonore del guerriero, che diventava un rōnin, ossia un samurai errante alla deriva, senza onore né dignità.
    Il rōnin poteva essere disposto a lavorare per chiunque lo pagasse, oppure poteva arrivare a unirsi ad altri come lui e creare scompiglio nei villaggi, saccheggiandoli e creando confusione. Pur continuando a fare parte dell'elevata casta dei samurai, i rōnin potevano mettersi al servizio del popolo, insegnando arti marziali e di guerra, facendosi assumere come guardie del corpo (yojimbo) oppure difendendo il villaggio da aggressioni esterne.

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    Samurai era il nome con il quale erano conosciuti i membri della casta militare del Giappone feudale; simili sotto certi aspetti ai cavalieri dell'Europa medievale, questi guerrieri giocarono per diversi secoli un ruolo fondamentale nella storia giapponese. Il loro declino coincise con l'inizio dello Shogunato Tokugawa, che con la fine dell'epoca dei conflitti vide fortemente ridimensionata la loro figura, per poi essere completamente accantonata durante il Rinnovamento Meiji nel XIX secolo in favore di un esercito regolare di stampo europeo.
    Il nome deriva sicuramente da un verbo, saburau, che significa "servire" o "tenersi a lato" e letteralmente significa "servitore". Un termine più appropriato sarebbe risalente al periodo Edo.
    Il termine viene tuttora usato per indicare proprio la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli ashigaru cioè i fanti, né i kuge cioè gli aristocratici di corte). I samurai che non servivano un daimyō perché era morto o perché ne avevano perso il favore, o la fiducia, erano chiamati rōnin, letteralmente "uomo onda", che intende "libero da vincoli", ma assume sempre un significato dispregiativo.
    I samurai costituivano una casta colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu (arte del tè) o lo shodō (arte della scrittura). Durante l'era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare divenendo dei semplici rōnin che spesso si abbandonavano a saccheggi e barbarie. Verso la fine del periodo Edo i samurai erano essenzialmente designati come i burocrati al servizio dello shōgun o di un daimyō, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali, per sottolineare la loro appartenenza di casta.
    Durante l'era di più grande potere dei samurai il termine yumitori (arciere) veniva utilizzato come titolo onorario per un guerriero, anche quando l'arte della spada divenne la più importante. Gli arcieri giapponesi (vedi arte del kyūjutsu) sono ancora fortemente associati con il dio della guerra Hachiman.
    Un samurai prendeva il nome di rōnin (浪人 letteralmente "uomo-onda") quando il nobile padrone cui era legato moriva o perdeva la fiducia in quest'ultimo. Il bushidō prevedeva che per espiare la propria colpa e riacquistare l'onore perduto si dovesse ricorrere alla pratica dello harakiri, che significa "tagliare il ventre" e rappresenta la parte culminante della pratica del suicidio rituale denominato seppuku, attraverso lo sventramento del ventre con la spada corta wakizashi. Il venir meno a questi principi causava il disonore del guerriero, che diventava un rōnin, ossia un samurai errante alla deriva, senza onore né dignità.
    Il rōnin poteva essere disposto a lavorare per chiunque lo pagasse, oppure poteva arrivare a unirsi ad altri come lui e creare scompiglio nei villaggi, saccheggiandoli e creando confusione. Pur continuando a fare parte dell'elevata casta dei samurai, i rōnin potevano mettersi al servizio del popolo, insegnando arti marziali e di guerra, facendosi assumere come guardie del corpo (yojimbo) oppure difendendo il villaggio da aggressioni esterne.

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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a azzurromare11x per l'aggiornamento : "Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell'eternità!" (Il Gladiatore)   
    "Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell'eternità!" (Il Gladiatore)

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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a tita05 per l'aggiornamento : Foto : W . Pawelec   
    Foto : W . Pawelec

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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a odessa1920 per l'aggiornamento : A che serve avere dei sogni se non li insegui? La domanda mi aveva coinvolto. 
 Ho ca   
    A che serve avere dei sogni se non li insegui? La domanda mi aveva coinvolto. 

    Ho capito che avere dei sogni in concreto significa sognare a occhi aperti. 
Che questo non indica solo una direzione di marcia, ma libera subito energia buona necessaria per agire in maniera mirata. 
E ti rende felice di fare.
     
     
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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a dp-73 per l'aggiornamento : una tira l'altra   
    una tira l'altra

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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a azzurromare11x per l'aggiornamento : Unica   
    Unica

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    elvis06081994 ha aggiunto una reazione a lori143 per l'aggiornamento : Buona giornata Buon mare Buona montagna Buon divano Buon tutto Lory   
    Buona giornata
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    Buon tutto
    Lory