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  1. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento :     
     
  2. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : Un anno prima della sua morte, lo scrittore Franz Kafka visse un’esperienza davvero i   
    Un anno prima della sua morte, lo scrittore Franz Kafka visse un’esperienza davvero insolita. Mentre passeggiava al parco Steglitz com’era solito fare tutti i giorni, incontrò una bambina che piangeva disperata: aveva perso la sua bambola.
    Elsi, questo il nome della bambina, era in lacrime, voleva la sua Brigida persa non si sa dove. Kafka rimase molto colpito dal modo in cui la piccola si disperava e dall’intensità del suo dolore, così si offrì di aiutarla a ritrovarla. Purtroppo le cose non andarono come sperava, la bambola non fu trovata, ma lui si inventò un modo singolare per consolare la bambina. In segreto scrisse una lettera e disse alla piccola che era proprio da parte della sua amata bambola.Brigida era partita per un viaggio, ma lei era stata fortunata, perché lui era il postino delle bambole.
    “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure”, diceva la lettera. Seguiva poi un bellissimo racconto di avventure immaginarie, di viaggi e di fantasia. Elsi leggendo quelle parole suggestive che la rimandavano a luoghi lontani, si sentì immediatamente consolata. Alla fine lo scrittore le regalò una nuova bambola, chiaramente diversa da quella perduta. Ma il suo aspetto diverso venne giustificato da un biglietto: “I miei viaggi mi hanno cambiata”.
    Qualche anno dopo, la bambina trovò un biglietto proprio dentro la sua bambola che diceva: ‘ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l’amore muterà in una forma diversa’.
    Questa storia talmente bella da non sembrare vera, fu raccontata da Dora Diamant, la compagna di Kafka, poi diventata un libro ‘Kafka e la bambola viaggiatrice’ e una trasposizione televisiva e racchiude un ponte di incontro tra il mondo degli adulti e quello dei bambini.
    Proprio nelle pagine del libro di Jordi Sierra i Fabra si legge il racconto di Dora:
    “Quando eravamo a Berlino, Kafka andava spesso allo Steglitzer Park. Talvolta lo accompagnavo. Un giorno incontrammo una bambina, che piangeva e sembrava disperata. Le parlammo. Franz le chiese che cosa le fosse successo e venimmo a sapere che aveva perso la sua bambola. Subito lui si inventò una storia plausibile per spiegare la sparizione. “La tua bambola sta solo facendo un viaggio, io lo so, mi ha scritto una lettera”. La bambina era un po’ diffidente: “Ce l’hai con te?” “No, l’ho lasciata a casa, ma domani te la porto”. La bambina, incuriosita, aveva già quasi scordato le sue preoccupazioni, e Franz se ne tornò subito a casa, per scrivere la lettera.
    Si mise al lavoro in tutta serietà, come si trattasse della creazione di un’opera. Era nella stessa condizione di tensione in cui si trovava non appena si sedeva alla scrivania o stava anche solo scrivendo a qualcuno. Tra l’altro, si trattava effettivamente di un vero lavoro, essenziale al pari degli altri, perché la bambina doveva assolutamente essere resa felice e preservata dalla delusione. La menzogna doveva dunque essere trasformata in verità attraverso la verità della finzione. Il giorno successivo portò la lettera alla bambina, che l’attendeva al parco. La bambola spiegava che ne aveva abbastanza di vivere sempre nella stessa famiglia ed esprimeva il desiderio di cambiare un po’ aria, in una parola, voleva separarsi per qualche tempo dalla bambina, cui per altro voleva molto bene. Prometteva tuttavia di scrivere ogni giorno – e Kafka scrisse effettivamente una lettera ogni giorno, raccontando di sempre nuove avventure, le quali, seguendo il particolare ritmo vitale delle bambole, si snodavano in modo rapidissimo.
    Dopo alcuni giorni la bimba aveva scordato la perdita reale del suo giocattolo e pensava solo e semplicemente alla finzione che le era stata offerta come sostituto. Franz scrisse ogni frase di quella sorta di romanzo in modo così accurato e pieno d’umorismo che la situazione della bambola risultava perfettamente comprensibile: era cresciuta, era andata a scuola, aveva conosciuto altre persone. Rassicurava sempre la bimba del suo amore, ma alludeva anche a complicazioni della sua vita, ad altri doveri e altri interessi che, al momento, non le permettevano di riprendere la vita in comune. La piccola veniva pregata di riflettere sulla cosa e veniva così preparata all’inevitabile rinuncia.
    Il gioco durò come minimo tre settimane. Franz aveva una paura terribile al pensiero di come avrebbe potuto finire il tutto. Perché la fine doveva essere una vera fine, vale a dire che doveva consentire all’ordine di sostituire il disordine causato dalla perdita del giocattolo. Cercò a lungo e decise alla fine di far sposare la bambola. Descrisse dapprima il futuro marito, la festa di fidanzamento, i preparativi del matrimonio, poi in ogni dettaglio la casa dei giovani sposi: “Vedi tu stessa che dovremo rinunciare a rivederci in futuro”. Franz aveva risolto il piccolo conflitto di un bambino attraverso l’arte, attraverso il mezzo più efficace di cui disponeva personalmente per riportare ordine nel mondo.”
  3. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : VICTOR HUGO,   L'uomo e la donna . L'uomo è la più elevata delle creature. La donna è   
    VICTOR HUGO, L'uomo e la donna.
    L'uomo è la più elevata delle creature.
    La donna è il più sublime degli ideali.
    Dio fece per l'uomo un trono, per la donna un altare.
    Il trono esalta, l'altare santifica.
    L'uomo è il cervello. La donna il cuore.
    Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
    La luce feconda, l'amore resuscita.
    L'uomo è forte per la ragione.
    La donna è invincibile per le lacrime.
    La ragione convince, le lacrime commuovono.
    L'uomo è capace di tutti gli eroismi.
    La donna di tutti i martìri.
    L'eroismo nobilita, il martirio sublima.
    L'uomo ha la supremazia.
    La donna la preferenza.
    La supremazia significa forza;
    la preferenza rappresenta il diritto.
    L'uomo è un genio. La donna un angelo.
    Il genio è incommensurabile;
    l'angelo indefinibile.
    L'aspirazione dell'uomo è la gloria suprema.
    L'aspirazione della donna è la virtù estrema.
    La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.
    L'uomo è un codice. La donna un vangelo.
    Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
    L'uomo pensa. La donna sogna.
    Pensare è avere il cranio di una larva;
    sognare è avere sulla fronte un'aureola.
    L'uomo è un oceano. La donna un lago.
    L'oceano ha la perla che adorna;
    il lago la poesia che abbaglia.
    L'uomo è l'aquila che vola.
    La donna è l'usignolo che canta.
    Volare è dominare lo spazio;
    cantare è conquistare l'Anima.
    L'uomo è un tempio. La donna il sacrario.
    Dinanzi al tempio ci scopriamo;
    davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
    l'uomo si trova dove termina la terra,
    la donna dove comincia il cielo.
       
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    unacomete89 ha aggiunto una reazione a altomororicco per l'aggiornamento : buon autunno carissima!     
    buon autunno carissima!
     
  5. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : Un anno prima della sua morte, lo scrittore Franz Kafka visse un’esperienza davvero i   
    Un anno prima della sua morte, lo scrittore Franz Kafka visse un’esperienza davvero insolita. Mentre passeggiava al parco Steglitz com’era solito fare tutti i giorni, incontrò una bambina che piangeva disperata: aveva perso la sua bambola.
    Elsi, questo il nome della bambina, era in lacrime, voleva la sua Brigida persa non si sa dove. Kafka rimase molto colpito dal modo in cui la piccola si disperava e dall’intensità del suo dolore, così si offrì di aiutarla a ritrovarla. Purtroppo le cose non andarono come sperava, la bambola non fu trovata, ma lui si inventò un modo singolare per consolare la bambina. In segreto scrisse una lettera e disse alla piccola che era proprio da parte della sua amata bambola.Brigida era partita per un viaggio, ma lei era stata fortunata, perché lui era il postino delle bambole.
    “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure”, diceva la lettera. Seguiva poi un bellissimo racconto di avventure immaginarie, di viaggi e di fantasia. Elsi leggendo quelle parole suggestive che la rimandavano a luoghi lontani, si sentì immediatamente consolata. Alla fine lo scrittore le regalò una nuova bambola, chiaramente diversa da quella perduta. Ma il suo aspetto diverso venne giustificato da un biglietto: “I miei viaggi mi hanno cambiata”.
    Qualche anno dopo, la bambina trovò un biglietto proprio dentro la sua bambola che diceva: ‘ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l’amore muterà in una forma diversa’.
    Questa storia talmente bella da non sembrare vera, fu raccontata da Dora Diamant, la compagna di Kafka, poi diventata un libro ‘Kafka e la bambola viaggiatrice’ e una trasposizione televisiva e racchiude un ponte di incontro tra il mondo degli adulti e quello dei bambini.
    Proprio nelle pagine del libro di Jordi Sierra i Fabra si legge il racconto di Dora:
    “Quando eravamo a Berlino, Kafka andava spesso allo Steglitzer Park. Talvolta lo accompagnavo. Un giorno incontrammo una bambina, che piangeva e sembrava disperata. Le parlammo. Franz le chiese che cosa le fosse successo e venimmo a sapere che aveva perso la sua bambola. Subito lui si inventò una storia plausibile per spiegare la sparizione. “La tua bambola sta solo facendo un viaggio, io lo so, mi ha scritto una lettera”. La bambina era un po’ diffidente: “Ce l’hai con te?” “No, l’ho lasciata a casa, ma domani te la porto”. La bambina, incuriosita, aveva già quasi scordato le sue preoccupazioni, e Franz se ne tornò subito a casa, per scrivere la lettera.
    Si mise al lavoro in tutta serietà, come si trattasse della creazione di un’opera. Era nella stessa condizione di tensione in cui si trovava non appena si sedeva alla scrivania o stava anche solo scrivendo a qualcuno. Tra l’altro, si trattava effettivamente di un vero lavoro, essenziale al pari degli altri, perché la bambina doveva assolutamente essere resa felice e preservata dalla delusione. La menzogna doveva dunque essere trasformata in verità attraverso la verità della finzione. Il giorno successivo portò la lettera alla bambina, che l’attendeva al parco. La bambola spiegava che ne aveva abbastanza di vivere sempre nella stessa famiglia ed esprimeva il desiderio di cambiare un po’ aria, in una parola, voleva separarsi per qualche tempo dalla bambina, cui per altro voleva molto bene. Prometteva tuttavia di scrivere ogni giorno – e Kafka scrisse effettivamente una lettera ogni giorno, raccontando di sempre nuove avventure, le quali, seguendo il particolare ritmo vitale delle bambole, si snodavano in modo rapidissimo.
    Dopo alcuni giorni la bimba aveva scordato la perdita reale del suo giocattolo e pensava solo e semplicemente alla finzione che le era stata offerta come sostituto. Franz scrisse ogni frase di quella sorta di romanzo in modo così accurato e pieno d’umorismo che la situazione della bambola risultava perfettamente comprensibile: era cresciuta, era andata a scuola, aveva conosciuto altre persone. Rassicurava sempre la bimba del suo amore, ma alludeva anche a complicazioni della sua vita, ad altri doveri e altri interessi che, al momento, non le permettevano di riprendere la vita in comune. La piccola veniva pregata di riflettere sulla cosa e veniva così preparata all’inevitabile rinuncia.
    Il gioco durò come minimo tre settimane. Franz aveva una paura terribile al pensiero di come avrebbe potuto finire il tutto. Perché la fine doveva essere una vera fine, vale a dire che doveva consentire all’ordine di sostituire il disordine causato dalla perdita del giocattolo. Cercò a lungo e decise alla fine di far sposare la bambola. Descrisse dapprima il futuro marito, la festa di fidanzamento, i preparativi del matrimonio, poi in ogni dettaglio la casa dei giovani sposi: “Vedi tu stessa che dovremo rinunciare a rivederci in futuro”. Franz aveva risolto il piccolo conflitto di un bambino attraverso l’arte, attraverso il mezzo più efficace di cui disponeva personalmente per riportare ordine nel mondo.”
  6. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : VICTOR HUGO,   L'uomo e la donna . L'uomo è la più elevata delle creature. La donna è   
    VICTOR HUGO, L'uomo e la donna.
    L'uomo è la più elevata delle creature.
    La donna è il più sublime degli ideali.
    Dio fece per l'uomo un trono, per la donna un altare.
    Il trono esalta, l'altare santifica.
    L'uomo è il cervello. La donna il cuore.
    Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
    La luce feconda, l'amore resuscita.
    L'uomo è forte per la ragione.
    La donna è invincibile per le lacrime.
    La ragione convince, le lacrime commuovono.
    L'uomo è capace di tutti gli eroismi.
    La donna di tutti i martìri.
    L'eroismo nobilita, il martirio sublima.
    L'uomo ha la supremazia.
    La donna la preferenza.
    La supremazia significa forza;
    la preferenza rappresenta il diritto.
    L'uomo è un genio. La donna un angelo.
    Il genio è incommensurabile;
    l'angelo indefinibile.
    L'aspirazione dell'uomo è la gloria suprema.
    L'aspirazione della donna è la virtù estrema.
    La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.
    L'uomo è un codice. La donna un vangelo.
    Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
    L'uomo pensa. La donna sogna.
    Pensare è avere il cranio di una larva;
    sognare è avere sulla fronte un'aureola.
    L'uomo è un oceano. La donna un lago.
    L'oceano ha la perla che adorna;
    il lago la poesia che abbaglia.
    L'uomo è l'aquila che vola.
    La donna è l'usignolo che canta.
    Volare è dominare lo spazio;
    cantare è conquistare l'Anima.
    L'uomo è un tempio. La donna il sacrario.
    Dinanzi al tempio ci scopriamo;
    davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
    l'uomo si trova dove termina la terra,
    la donna dove comincia il cielo.
       
  7. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : VICTOR HUGO,   L'uomo e la donna . L'uomo è la più elevata delle creature. La donna è   
    VICTOR HUGO, L'uomo e la donna.
    L'uomo è la più elevata delle creature.
    La donna è il più sublime degli ideali.
    Dio fece per l'uomo un trono, per la donna un altare.
    Il trono esalta, l'altare santifica.
    L'uomo è il cervello. La donna il cuore.
    Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
    La luce feconda, l'amore resuscita.
    L'uomo è forte per la ragione.
    La donna è invincibile per le lacrime.
    La ragione convince, le lacrime commuovono.
    L'uomo è capace di tutti gli eroismi.
    La donna di tutti i martìri.
    L'eroismo nobilita, il martirio sublima.
    L'uomo ha la supremazia.
    La donna la preferenza.
    La supremazia significa forza;
    la preferenza rappresenta il diritto.
    L'uomo è un genio. La donna un angelo.
    Il genio è incommensurabile;
    l'angelo indefinibile.
    L'aspirazione dell'uomo è la gloria suprema.
    L'aspirazione della donna è la virtù estrema.
    La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.
    L'uomo è un codice. La donna un vangelo.
    Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
    L'uomo pensa. La donna sogna.
    Pensare è avere il cranio di una larva;
    sognare è avere sulla fronte un'aureola.
    L'uomo è un oceano. La donna un lago.
    L'oceano ha la perla che adorna;
    il lago la poesia che abbaglia.
    L'uomo è l'aquila che vola.
    La donna è l'usignolo che canta.
    Volare è dominare lo spazio;
    cantare è conquistare l'Anima.
    L'uomo è un tempio. La donna il sacrario.
    Dinanzi al tempio ci scopriamo;
    davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
    l'uomo si trova dove termina la terra,
    la donna dove comincia il cielo.
       
  8. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : Un anno prima della sua morte, lo scrittore Franz Kafka visse un’esperienza davvero i   
    Un anno prima della sua morte, lo scrittore Franz Kafka visse un’esperienza davvero insolita. Mentre passeggiava al parco Steglitz com’era solito fare tutti i giorni, incontrò una bambina che piangeva disperata: aveva perso la sua bambola.
    Elsi, questo il nome della bambina, era in lacrime, voleva la sua Brigida persa non si sa dove. Kafka rimase molto colpito dal modo in cui la piccola si disperava e dall’intensità del suo dolore, così si offrì di aiutarla a ritrovarla. Purtroppo le cose non andarono come sperava, la bambola non fu trovata, ma lui si inventò un modo singolare per consolare la bambina. In segreto scrisse una lettera e disse alla piccola che era proprio da parte della sua amata bambola.Brigida era partita per un viaggio, ma lei era stata fortunata, perché lui era il postino delle bambole.
    “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure”, diceva la lettera. Seguiva poi un bellissimo racconto di avventure immaginarie, di viaggi e di fantasia. Elsi leggendo quelle parole suggestive che la rimandavano a luoghi lontani, si sentì immediatamente consolata. Alla fine lo scrittore le regalò una nuova bambola, chiaramente diversa da quella perduta. Ma il suo aspetto diverso venne giustificato da un biglietto: “I miei viaggi mi hanno cambiata”.
    Qualche anno dopo, la bambina trovò un biglietto proprio dentro la sua bambola che diceva: ‘ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l’amore muterà in una forma diversa’.
    Questa storia talmente bella da non sembrare vera, fu raccontata da Dora Diamant, la compagna di Kafka, poi diventata un libro ‘Kafka e la bambola viaggiatrice’ e una trasposizione televisiva e racchiude un ponte di incontro tra il mondo degli adulti e quello dei bambini.
    Proprio nelle pagine del libro di Jordi Sierra i Fabra si legge il racconto di Dora:
    “Quando eravamo a Berlino, Kafka andava spesso allo Steglitzer Park. Talvolta lo accompagnavo. Un giorno incontrammo una bambina, che piangeva e sembrava disperata. Le parlammo. Franz le chiese che cosa le fosse successo e venimmo a sapere che aveva perso la sua bambola. Subito lui si inventò una storia plausibile per spiegare la sparizione. “La tua bambola sta solo facendo un viaggio, io lo so, mi ha scritto una lettera”. La bambina era un po’ diffidente: “Ce l’hai con te?” “No, l’ho lasciata a casa, ma domani te la porto”. La bambina, incuriosita, aveva già quasi scordato le sue preoccupazioni, e Franz se ne tornò subito a casa, per scrivere la lettera.
    Si mise al lavoro in tutta serietà, come si trattasse della creazione di un’opera. Era nella stessa condizione di tensione in cui si trovava non appena si sedeva alla scrivania o stava anche solo scrivendo a qualcuno. Tra l’altro, si trattava effettivamente di un vero lavoro, essenziale al pari degli altri, perché la bambina doveva assolutamente essere resa felice e preservata dalla delusione. La menzogna doveva dunque essere trasformata in verità attraverso la verità della finzione. Il giorno successivo portò la lettera alla bambina, che l’attendeva al parco. La bambola spiegava che ne aveva abbastanza di vivere sempre nella stessa famiglia ed esprimeva il desiderio di cambiare un po’ aria, in una parola, voleva separarsi per qualche tempo dalla bambina, cui per altro voleva molto bene. Prometteva tuttavia di scrivere ogni giorno – e Kafka scrisse effettivamente una lettera ogni giorno, raccontando di sempre nuove avventure, le quali, seguendo il particolare ritmo vitale delle bambole, si snodavano in modo rapidissimo.
    Dopo alcuni giorni la bimba aveva scordato la perdita reale del suo giocattolo e pensava solo e semplicemente alla finzione che le era stata offerta come sostituto. Franz scrisse ogni frase di quella sorta di romanzo in modo così accurato e pieno d’umorismo che la situazione della bambola risultava perfettamente comprensibile: era cresciuta, era andata a scuola, aveva conosciuto altre persone. Rassicurava sempre la bimba del suo amore, ma alludeva anche a complicazioni della sua vita, ad altri doveri e altri interessi che, al momento, non le permettevano di riprendere la vita in comune. La piccola veniva pregata di riflettere sulla cosa e veniva così preparata all’inevitabile rinuncia.
    Il gioco durò come minimo tre settimane. Franz aveva una paura terribile al pensiero di come avrebbe potuto finire il tutto. Perché la fine doveva essere una vera fine, vale a dire che doveva consentire all’ordine di sostituire il disordine causato dalla perdita del giocattolo. Cercò a lungo e decise alla fine di far sposare la bambola. Descrisse dapprima il futuro marito, la festa di fidanzamento, i preparativi del matrimonio, poi in ogni dettaglio la casa dei giovani sposi: “Vedi tu stessa che dovremo rinunciare a rivederci in futuro”. Franz aveva risolto il piccolo conflitto di un bambino attraverso l’arte, attraverso il mezzo più efficace di cui disponeva personalmente per riportare ordine nel mondo.”
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  10. Perplesso
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : DOMANDA TENTAZIONE    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e   
    DOMANDA TENTAZIONE 
     
    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e perché  se si è fuori dai tempi non siamo più ben accetti dalla società ??
  11. Fantastico!
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento :     
     
  12. Mi piace
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da lullabyblue0 per l'aggiornamento : scovando e riscovando,,,,,mi e caduto l occhio su due lettere d amore del passato,,,,   
    scovando e riscovando,,,,,mi e caduto l occhio su due lettere d amore del passato,,,,scritte da grandi della storia,,,,mi sono chiesta ma se oggi un uomo tornasse a scrivere una lettera d amore cosa scriverebbe ?????  A VOI LARGA SENTENZA
     
     
    La lettera romantica di Wolfgang Amadeus Mozart a Constanze Weber, 1785
    Oh se avessi una tua lettera già! Se ti raccontassi tutto quello che faccio con il tuo ritratto, certo ti metteresti a ridere. Per esempio, quando lo tiro fuori dalla custodia dico “Buon giorno piccola Constanze, buongiorno birichina, micetta, nasino a punta, bagatella” e quando lo ripongo lo faccio scivolare piano e dico “Be’, be’ be’ be’” ma con l’espressione speciale che questa parola così significativa esige. E alla fine, in fretta, “Buonanotte topolino, dormi bene!”. Credo proprio di aver scritto delle stupidaggini, per gli altri almeno, ma per noi che ci amiamo tanto non è affatto stupido. Sono sei giorni che sono lontano e mi sembra già un anno. Ti bacio milioni di volte tenerissimamente e sono il tuo sposo che ti ama sempre teneramente.
    Eternamente mio, eternamente tua, eternamente nostri; la lettera all’amata di Ludwig van Beethoven, Teplitz, 7 luglio 1812
    Anche a letto i miei pensieri corrono a te, mia amata immortale, lieti talvolta, poi di nuovo tristi, in attesa di sapere se il destino ci esaudirà. Per affrontare la vita, io debbo vivere esclusivamente con te oppure non vederti mai. Sì, ho deciso di errare andando lontano, fino a quando potrò volare fra le tue braccia, dirmi davvero a casa mia da te e, circondato dalle tue braccia, lasciare che la mia anima sia trasportata nel regno degli spiriti beati…
    Sii calma, soltanto considerando con calma la nostra esistenza possiamo raggiungere il nostro scopo che è di vivere assieme – Sii calma – amami – Oggi – ieri – che struggente desiderio, fino alle lacrime, di te – di te – te – vita mia – mio tutto – addio – Oh, continua, continua ad amarmi – non disconoscere mai il fedelissimo cuore del tuo amato.
    Eternamente tuo
    Eternamente mia
    Eternamente uno dell’altro
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    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : VOGLIO DEDICARVI QUESTA SERA UN MONOLOGO DI EDUARDO DE FILIPPO,,,,,NELLA COMMEDIA TEA   
    VOGLIO DEDICARVI QUESTA SERA UN MONOLOGO DI EDUARDO DE FILIPPO,,,,,NELLA COMMEDIA TEATRALE  LA MIA FAMIGLIA   LA REPUTO PERFETTA PER I TEMPI CHE CORRONO,,,,,CHI CONOSCE L OPERA SAPRÀ DI SICURO A COSA IO FACCIA RIFERIMENTO,,,,,,un bacione a tutti
     
    ALBERTO - E pure se parlavo, non era la stessa cosa? Avrei potuto proibire a lui di andare a Parigi? E con quali mezzi? Un padre di oggi, di fronte alla strafottenza dei figli, o parla o è muto, è ‘a stessa cosa. (Puntando l’indice prima verso sua moglie e poi verso i figli) Tu, tu, tu, poco per volta, siete riusciti a farmi rinunciare a qualsiasi diritto, e a farmi sentire libero da qualsiasi dovere. Questo è il momento di parlare! E non ho paura di sembrare uno che voglia infierire contro un disgraziato già caduto in una situazione tragica: le mie parole devono avere per lui il valore che hanno, soprattutto perché vengono da me, che song’ ‘o pate. Se è stato lui che ha commesso il reato, le mie parole, se gli è rimasto tanto di buon senso e di dignità, lo faranno soffrire di più; e peggio per lui! Ma se è innocente, come penso e spero che sia, gli serviranno per l’avvenire. (Un pensiero che lo amareggia gli attraversa la mente. Repentinamente si rivolge a sua figlia, e con durezza l’affronta) Per te no. Per te non ci sono argomenti da smaltire. (Indicando Beppe) Lui, dopo una quindicina d’anni di galera, può rifarsi una vita; tu no! E se te ne vai mi fai piacere. (Rosaria, intimamente ferita, china il capo e lentamente si apparta. Intanto Alberto, dopo un silenzio che gli è servito a mettere un po’ d’ordine nelle sue idee confuse, riprende il filo del suo discorso interrotto) Quando sposai tua madre… lei sta qua, lo può dire… ne parlavamo da fidanzati, anzi, io ne parlavo sempre, lei meno… Volevo dei figli. E infatti venisti tu: il maschio! Mi sentii un Dio. E pensai: “Nun moro cchiù”. Non vedevo più nessuno; non mi occupavo più di tante cose che mi erano sembrate indispensabili fino a quel momento. Dicevo: “Tengo nu figlio… che me mporta d’ ‘o riesto!” Mi sentivo felice perché capivo che, finalmente, potevo riversare su me stesso… perché un figlio è parte di te stesso… tutto l’affetto che mio padre e mia madre avevano riversato su di me, evidentemente con lo stesso sentimento mio. E faticavo, faticavo cu’ na forza e na capacità di resistenza che facevano meraviglia a me stesso. “Nun moro cchiu”. Cammenavo p’ ‘a strada, e parlando solo dicevo: “Nun moro cchiu”. Poi venne il periodo delle malattie; sciocchezze, si capisce, malattie che tutti i bambini devono avere; ma ogni volta avevo l’impressione di tornare a casa e di non trovarti più. E vuoi sapere quali erano i pensieri che mi venivano in mente in quei momenti? Uno dei pensieri che più mi torturava era quello che mi faceva credere che se tu morivi la colpa sarebbe stata mia. Non perché ti avevo fatto mancare qualche cura o qualche specialista; ma perché pensavo: “L’ho messo io al mondo, la colpa è mia!” Tu capisci, allora, che un padre, di fronte a un figlio, la responsabilità se la sente; per quello che deve fare, per come deve vivere quando sarà grande. Che Iddio mi fulmini se una sola volta pensai di fare qualche cosa per costringerti a farti prendere la mia stessa strada, e farti avere il mio stesso avvenire. Perché tu lo devi sapere, questo: nemmeno io sono contento di quello che sono! Io pure, da ragazzo, avevo delle aspirazioni superiori alle mie possibilità. Tua madre lo sa. Scrivevo poesie! Ma poi uno si piega, uno capisce che a certe altezze non ci può arrivare; e, secondo te, non sarebbe stata una gioia per me, di vederti emergere, come non era stato possibile a me? Ecco perché quando venisti al mondo, io dicevo: “Nun moro cchiu”. (Ora la sua espressione diventa amara) Poi venne la seconda: la femmina. Coppia perfetta: maschio e femmina. (Imitando il vocio confuso e festante di un gruppo di amici e parenti invitati nel giorno del battesimo di Rosaria) “Che fortuna! Bene! Bravo! Il maschio e la femmina! Auguri, auguri…” Ma io già mi ero disamorato; già l’entusiasmo non era più quello del primo figlio; già non intervenivo più quando vedevo una cosa sbagliata; già sentivo da molto tempo mia moglie che diceva: “Albe’, ma ti sembra il momento?” come ha detto poco fa. E invece voglio parla’. Può darsi che sono ancora in tempo. (Come per reclamare un suo diritto) Voglio parla’! E voglio dire tutti i luoghi comuni, le frasi più vecchie; non mi vergogno! Voglio citare i proverbi più antichi. L’arta ‘e tata è meza mparata. Chi va per questi mari questi pesci piglia. Chi te ne fa una te ne fa mille. Chi pratica con lo zoppo impara a zoppicare. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Meglio l’uovo oggi che la gallina domani. (Si ferma per un attimo scrutando l’impressione di ognuno, poi chiede bruscamente) E non ridete? Perché non ridete? Io sto dicendo le cose più antiche, e non ridete? Come vedete un passo lo abbiamo fatto: voi mi sentite dire queste cose rancide e non ridete. E io le dico e non mi vergogno… È importante… è importante assai. Questo significa che voi avete tentato di farmi diventare una cosa inutile; ma che non ci siete riusciti; e che io ho creduto di trovarmi di fronte a gente che vedeva con un occhio più aggiornato del mio e non era vero. È importante… è un miracolo!
  14. Perplesso
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : DOMANDA TENTAZIONE    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e   
    DOMANDA TENTAZIONE 
     
    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e perché  se si è fuori dai tempi non siamo più ben accetti dalla società ??
  15. Fantastico!
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    unacomete89 ha aggiunto una reazione a daliahnera per l'aggiornamento : Ciao Cara!  Dalla tua immagine di copertina presumo tu sia già pronta per l'autunno c   
    Ciao Cara!  Dalla tua immagine di copertina presumo tu sia già pronta per l'autunno come me  
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  18. Perplesso
    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : DOMANDA TENTAZIONE    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e   
    DOMANDA TENTAZIONE 
     
    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e perché  se si è fuori dai tempi non siamo più ben accetti dalla società ??
  19. Fantastico!
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    unacomete89 ha aggiunto una reazione a beautifullmind0 per l'aggiornamento : non vedi l'ora che arrivi l'autunno, no? almeno da quello che capisco dalla foto che   
    non vedi l'ora che arrivi l'autunno, no? almeno da quello che capisco dalla foto che hai aggiunto  
  21. Fantastico!
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  22. Fantastico!
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    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : DOMANDA TENTAZIONE    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e   
    DOMANDA TENTAZIONE 
     
    Cosa è per voi la MODA,,,,,,chi ha il diritto di dettarla ?? e perché  se si è fuori dai tempi non siamo più ben accetti dalla società ??
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    unacomete89 ha ricevuto una reazione da karma19580 per l'aggiornamento : VOGLIO DEDICARVI QUESTA SERA UN MONOLOGO DI EDUARDO DE FILIPPO,,,,,NELLA COMMEDIA TEA   
    VOGLIO DEDICARVI QUESTA SERA UN MONOLOGO DI EDUARDO DE FILIPPO,,,,,NELLA COMMEDIA TEATRALE  LA MIA FAMIGLIA   LA REPUTO PERFETTA PER I TEMPI CHE CORRONO,,,,,CHI CONOSCE L OPERA SAPRÀ DI SICURO A COSA IO FACCIA RIFERIMENTO,,,,,,un bacione a tutti
     
    ALBERTO - E pure se parlavo, non era la stessa cosa? Avrei potuto proibire a lui di andare a Parigi? E con quali mezzi? Un padre di oggi, di fronte alla strafottenza dei figli, o parla o è muto, è ‘a stessa cosa. (Puntando l’indice prima verso sua moglie e poi verso i figli) Tu, tu, tu, poco per volta, siete riusciti a farmi rinunciare a qualsiasi diritto, e a farmi sentire libero da qualsiasi dovere. Questo è il momento di parlare! E non ho paura di sembrare uno che voglia infierire contro un disgraziato già caduto in una situazione tragica: le mie parole devono avere per lui il valore che hanno, soprattutto perché vengono da me, che song’ ‘o pate. Se è stato lui che ha commesso il reato, le mie parole, se gli è rimasto tanto di buon senso e di dignità, lo faranno soffrire di più; e peggio per lui! Ma se è innocente, come penso e spero che sia, gli serviranno per l’avvenire. (Un pensiero che lo amareggia gli attraversa la mente. Repentinamente si rivolge a sua figlia, e con durezza l’affronta) Per te no. Per te non ci sono argomenti da smaltire. (Indicando Beppe) Lui, dopo una quindicina d’anni di galera, può rifarsi una vita; tu no! E se te ne vai mi fai piacere. (Rosaria, intimamente ferita, china il capo e lentamente si apparta. Intanto Alberto, dopo un silenzio che gli è servito a mettere un po’ d’ordine nelle sue idee confuse, riprende il filo del suo discorso interrotto) Quando sposai tua madre… lei sta qua, lo può dire… ne parlavamo da fidanzati, anzi, io ne parlavo sempre, lei meno… Volevo dei figli. E infatti venisti tu: il maschio! Mi sentii un Dio. E pensai: “Nun moro cchiù”. Non vedevo più nessuno; non mi occupavo più di tante cose che mi erano sembrate indispensabili fino a quel momento. Dicevo: “Tengo nu figlio… che me mporta d’ ‘o riesto!” Mi sentivo felice perché capivo che, finalmente, potevo riversare su me stesso… perché un figlio è parte di te stesso… tutto l’affetto che mio padre e mia madre avevano riversato su di me, evidentemente con lo stesso sentimento mio. E faticavo, faticavo cu’ na forza e na capacità di resistenza che facevano meraviglia a me stesso. “Nun moro cchiu”. Cammenavo p’ ‘a strada, e parlando solo dicevo: “Nun moro cchiu”. Poi venne il periodo delle malattie; sciocchezze, si capisce, malattie che tutti i bambini devono avere; ma ogni volta avevo l’impressione di tornare a casa e di non trovarti più. E vuoi sapere quali erano i pensieri che mi venivano in mente in quei momenti? Uno dei pensieri che più mi torturava era quello che mi faceva credere che se tu morivi la colpa sarebbe stata mia. Non perché ti avevo fatto mancare qualche cura o qualche specialista; ma perché pensavo: “L’ho messo io al mondo, la colpa è mia!” Tu capisci, allora, che un padre, di fronte a un figlio, la responsabilità se la sente; per quello che deve fare, per come deve vivere quando sarà grande. Che Iddio mi fulmini se una sola volta pensai di fare qualche cosa per costringerti a farti prendere la mia stessa strada, e farti avere il mio stesso avvenire. Perché tu lo devi sapere, questo: nemmeno io sono contento di quello che sono! Io pure, da ragazzo, avevo delle aspirazioni superiori alle mie possibilità. Tua madre lo sa. Scrivevo poesie! Ma poi uno si piega, uno capisce che a certe altezze non ci può arrivare; e, secondo te, non sarebbe stata una gioia per me, di vederti emergere, come non era stato possibile a me? Ecco perché quando venisti al mondo, io dicevo: “Nun moro cchiu”. (Ora la sua espressione diventa amara) Poi venne la seconda: la femmina. Coppia perfetta: maschio e femmina. (Imitando il vocio confuso e festante di un gruppo di amici e parenti invitati nel giorno del battesimo di Rosaria) “Che fortuna! Bene! Bravo! Il maschio e la femmina! Auguri, auguri…” Ma io già mi ero disamorato; già l’entusiasmo non era più quello del primo figlio; già non intervenivo più quando vedevo una cosa sbagliata; già sentivo da molto tempo mia moglie che diceva: “Albe’, ma ti sembra il momento?” come ha detto poco fa. E invece voglio parla’. Può darsi che sono ancora in tempo. (Come per reclamare un suo diritto) Voglio parla’! E voglio dire tutti i luoghi comuni, le frasi più vecchie; non mi vergogno! Voglio citare i proverbi più antichi. L’arta ‘e tata è meza mparata. Chi va per questi mari questi pesci piglia. Chi te ne fa una te ne fa mille. Chi pratica con lo zoppo impara a zoppicare. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Meglio l’uovo oggi che la gallina domani. (Si ferma per un attimo scrutando l’impressione di ognuno, poi chiede bruscamente) E non ridete? Perché non ridete? Io sto dicendo le cose più antiche, e non ridete? Come vedete un passo lo abbiamo fatto: voi mi sentite dire queste cose rancide e non ridete. E io le dico e non mi vergogno… È importante… è importante assai. Questo significa che voi avete tentato di farmi diventare una cosa inutile; ma che non ci siete riusciti; e che io ho creduto di trovarmi di fronte a gente che vedeva con un occhio più aggiornato del mio e non era vero. È importante… è un miracolo!