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Aggiornamenti di stato pubblicati da unacomete89

  1. Eugenio Montale, “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”

    Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
    e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
    Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
    Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
    le coincidenze, le prenotazioni,
    le trappole, gli scorni di chi crede
    che la realtà sia quella che si vede.

    Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
    non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
    Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
    le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
    erano le tue.

  2. Se fossi stata più coraggiosa avrei scalato l’Everest con una gamba sola.
    Se fossi stata più bella avrei fatto la modella.
    Se fossi stata più intelligente avrei vinto un Nobel.

    Se, se, se.

    Un’infinità di “se” e di condizionali che aleggiano tra i meandri dell’immaginazione poco fervida di chi si sente a volte vuoto, confuso.

    Se fossi un alimento sarei un chicco di riso thai.
    Se fossi un pianeta sarei Nettuno.
    Se fossi una nota sarei un Sol.
    Se fossi una pianta sarei basilico.
    Se fossi una forma geometrica sarei un cerchio.

    Senza i “se” cosa rimane?

    Rimane la voglia e la gioia di essere semplicemente quello che si è.
    Con le proprie insicurezze, con quel pizzico di saltuaria malinconia mista a presunzione.

    Se potessi avere un super potere, sceglierei di essere invisibile.
    Se potessi teletrasportarmi vorrei risvegliarmi in un’altra galassia.
    Se potessi cambiare qualcosa del mio passato, rinascerei altrove.

    Se potessi dire “No” quando mi va.
    Se potessi essere più istintiva.
    Se potessi lasciarmi andare completamente, sentirmi libera, fregarmene.

    Allora sarei felice?

  3. C’è chi parte e chi resta.
    Chi dorme e chi sogna ad occhi aperti.
    C’è chi corre inseguendo ideali della quale in fondo non è così convinto.

    C’è chi si butta nella mischia senza sapere il perché.
    Chi urla e chi sbuffa.
    Chi ama e chi distrugge.
    Chi vive e chi scappa.
    Chi accetta e chi dice “No”

    C’è un mondo infinito,
    sfaccettato.

    C’è la luce, ma anche il buio.
    C’è chi soffre col sorriso e chi piange per la gioia.

    C’è chi preferisce il vino,
    Chi beve solo birra.
    Ci sono anche gli astemi.
    e quelli che suonano i campanelli nella notte a caso.

    Ci sono i giovani e ci sono gli anziani,
    e poi ci sono i giovani negli anziani.


    Ci sono le ragnatele e i boccioli di rosa con la rugiada.
    I cavalli con la criniera e i canguri saltellanti.

    C’è chi si muove lentamente e chi si affretta inciampando in continuazione.
    C’è chi ha la testa dura come il marmo e il cuore tenero come una mousse al cioccolato.
    C’è anche chi ha la mousse al cioccolato nella testa.

    C’è un mondo infinito
    sfaccettato.

    C’è un bisogno incredibile di dire, di fare, di essere.
    Di partire e di restare, di dormire e di sognare ad occhi aperti….

  4. Non dipendere da nessuno per essere felice e per valorizzarti. Solo tu puoi essere responsabile di ciò. Se non riesci a volerti bene e a rispettare te stesso, nessuno potrà farlo.

    Stacey Charter

  5. “Il problema è che abbiamo paura, basta guardarci. Viviamo con l’incubo che da un momento all’altro tutto quello che abbiamo costruito possa distruggersi, con il terrore che il tram su cui siamo possa deragliare. Paura dei bianchi, dei neri, della polizia e dei carabinieri. Con l’angoscia di perdere il lavoro, ma anche di diventare calvi, grassi, gobbi, vecchi, ricchi. Con la paura di perdere i treni, di non arrivare in orario agli appuntamenti… Paura che scoppi una bomba, di rimanere invalidi, paura di perdere un braccio, un occhio, un dito, un dente, un figlio, un foglio! Un foglio su cui avevamo scritto una cosa importantissima… Paura dei terremoti, paura dei virus, paura di sbagliare, paura di dormire, paura di morire prima di aver fatto tutto quello che dovevamo fare… Paura che nostro figlio diventi omosessuale, di diventare omosessuali noi stessi! Paura del vicino di casa, paura delle malattie, paura di non sapere cosa dire, di avere le mutande sporche in un momento importante… Paura delle donne, paura degli uomini, paura dei germi, dei ladri, dei topi e degli scarafaggi… Paura di puzzare! Paura di votare, di volare… Paura della folla, di fallire, paura di cadere, di rubare, di cantare… Paura della gente, paura degli altri…”

  6. Un giorno al giovane Eracle, ormai divenuto forte e bello, gli si presentarono dinanzi due donne molto imponenti, mentre era intento a meditare su una roccia. La prima, vestita con un abito splendente, mostrava un viso radioso, più rosso e a tratti più bianco del normale. La donna sorridendogli, si presentò con il nome di Piacere. Con parole dolci e seducenti disse al giovane di seguirla, poiché avrebbe riservato per lui una vita fatta di idilli e piaceri, promettendogli di poter ottenere tutto quello che avrebbe voluto senza dover mai faticare.

     

    La seconda donna, dagli abiti modesti ma allo stesso tempo eleganti si presentò al giovane con il nome di Dovere. Quest’ultima, avvicinandosi al giovane, mostrò una via lunga e tortuosa, segnata da fatica e studio. Il buono e il bello, secondo quest’ultima, dovevano essere meritati e non semplicemente regalati. Se Eracle desiderava degli amici che lo amassero, doveva essere lui il primo a fare del bene agli amici. Se voleva che l’intera Grecia lo ammirasse, doveva essere lui per primo a servire la Grecia. Se voleva che la terra gli desse bei frutti, doveva prendersi cura della terra.

    Dovere, in quest’opera dello scrittore greco Prodico, stava mostrando al giovane eroe la strada per il successo e per la felicità, la quale viene presentata costellata da difficoltà, limiti e disavventure. Il giovane Eracle aveva scelto, infine, di seguire la strada di Dovere, per quanto essa fosse meno attraente e conveniente rispetto a quella proposta dall’altra donna, poiché sono proprio le difficoltà e la fatica che allontanano l’uomo dalla “fiacchezza morale” e lo avvicinano a quella che è la vera felicità.

  7. Mio Caro Amato,
    con mani piene di lacrime prendo la penna nelle mie mani e ti scrivo. Perché da tanto tempo non mi hai più scritto, quando ancora l’altro giorno mi hai scritto che mi avresti scritto se non ti scrivevo io? Ieri mi ha scritto anche mio padre. Scrive di averti scritto. Ma tu non mi hai scritto una sola parola del fatto che lui ti ha scritto. Se tu mi avessi scritto almeno una sola parola sul fatto che mio padre ti ha scritto, io avrei scritto a mio padre che tu gli avresti voluto scrivere, ma che purtroppo non avevi avuto il tempo di scrivergli, altrimenti gli avresti scritto.

    E’ una cosa ben triste questo nostro scriverci, perché tu non hai scritto in risposta ad uno solo degli scritti che io ti ho scritto. Sarebbe diverso se tu non sapessi scrivere, perché allora io non ti scriverei affatto, tu invece sai scrivere però non scrivi lo stesso quando io ti scrivo.

    Chiudo il mio scritto con la speranza che ora finalmente mi scriverai, altrimenti questo sarà l’ultimo scritto che io ti ho scritto. Se tu però anche questa volta non mi dovessi scrivere, scrivimi almeno che non mi vuoi scrivere affatto, così se non altro saprò perché non mi hai scritto.

    Perdona la mia brutta scrittura, mi viene sempre il crampo dello scrivano quando scrivo.
    A te naturalmente il crampo dello scrivano non verrà mai. Perché tu non scrivi mai.
    Saluti e baci.

  8. La bellezza delle cose esiste solo nella mente di chi le osserva. Il filosofo inglese David Hume scrisse questi versi nel Settecento,Le cose oggi sono cambiate: l‘interesse della gente è facilmente rapito da argomenti il cui contenuto principale è la “leggerezza”

  9. :x:x

    LArte-Non-Serve-A-Niente-Arricchisciti.jpg

  10. Prima di iniziare una battaglia importante, Alessandro Magno vide che i suoi soldati avevano posizionato le navi in modo da poter fuggire qualora le cose si fossero messe male. A questo punto il condottiero bruciò le navi. I soldati increduli chiesero come avrebbero fatto a mettersi in salvo in caso di sconfitta. Alessandro Magno disse: “Resta solo una possibilità, vincere e tornare a casa con le navi del nemico!”

    Vinsero. Il celebre condottiero sapeva che l’esercito nemico era molto più numeroso e potente del suo. Se si fosse affidato alla forza bruta o ad una qualsivoglia strategia di guerra avrebbe sicuramente perso. Allora si affidò alla motivazione instillando nei suoi uomini un ardente e intenso desiderio di vincere.

     

    Il desiderio è ancora più forte quando è appeso a un filo.

    Miguel Ángel Arcas

  11. fa veramente caldo,,,,,ma dopo tutto e agosto,,,se non ora quando ?

  12. Quando vedo il mondo oggi.. | BESTI.it - immagini divertenti, foto,  barzellette, video nel 2020 | Immagini divertenti, Immagini, Divertente