Stamani il cielo è più aperto. Soprattutto a oriente da dove compare il sole.
Il canto degli uccelli è più vivace, sullo sfondo del rombo del fiume, che prosegue imperterrito e incurante di altro che di se stesso. L’atmosfera è mite. Sto bene ferma ad ascoltare.
Com’è immenso il mondo! E il cosmo!
Che intelligenza permea ogni cosa!
Come ogni cosa s’incastra in un piano grandioso!
E noi?
E io?
La luce era diffusa nel bosco, stamani. Una luce del mattino.
Avevo dei “pensieri” questa mattina. Li ho portati al bosco per lasciarli parlare, per familiarizzarmi con loro, per ascoltare e raccogliere il loro dono. Erano pensieri di vergogna e di inquietudine.
La luce del mattino è una bellissima fanciulla, che visita sorridente ogni spazio del bosco e scioglie i miei ragionamenti e libera le mie domande con il solo sorriso.
E se mi accettassi ancora un po’ di più?
Così a un certo punto suggeriva la luce del bosco.
E ho rivisto cose del mio passato, un tempo fonte d’imbarazzo e ora come messaggeri e epifanie. E, dopo tanto ragionare, sono arrivata a un punto in cui i pensieri non cercavano più di mettersi in fila e ben allineati, incastrati nella trama di qualche logica deduttiva. Un punto in cui semplicemente l’energia del mio sentire era diventata di nuovo pienamente viva e mi inondava il corpo e l’anima con il fremito del suo charme.
Ero di nuovo un sì. Quando è così non c’è più tanto da strizzare gli intestini per valutare, soppesare, rispondere alle obiezioni, insomma “baccaiare” dentro.
Il bosco mi dà doni del genere. Il bosco non è lavorare con le persone, il mondo e le azioni – agenda e scaletta… Ma il bosco prepara l’azione e le consente di esprimersi “a modo mio”.