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Valzurio, la valle dell’Eden
La Valzurio: una lunga valle prodiga di suggestioni, che ha respinto il cemento e le speculazioni. Le parrocchiali di San Bernardo e di Santa Margherita, il borgo del Dosso, la cascatella del Vervé, il giardino dei prati del Moschel, il torrente Ogna con le sue acque cristalline e le sue marmitte dei giganti, i faggi secolari della baita di Verzuda Bassa, l’affresco sulla baita bassa di Remesclèr. E poi i pascoli, dove in primavera cresce il Buon Enrico (Paruc), dove vivono le marmotte che presto andranno in letargo, dove si aprono gli imbocchi delle antiche miniere abbandonate di barite: il tutto sullo sfondo del vertiginoso spigolo Nord-Ovest della Presolana e di montagne note come il Ferrante e il Timogno. Questo, in estrema sintesi, quanto è concesso di ammirare all’escursionista che desidera percorrere la parte alta della valle, dove l’occhio e il sentimento vengono catturati dagli splendori della natura.
Per raggiungere le baite del Moschel si imbocca, a Villa d’Ogna, la strada per Nasolino. Quindi si raggiunge Valzurio (contrada bruciata dai nazifascisti il 14 luglio 1944), dove si può sostare per una bibita all’ostello Baita Valle Azzurra e quindi, sempre in auto, si raggiunge il parcheggio di Spinelli. Da qui inizia l’escursione, di circa un’ora e trenta. La stradella, larga e comoda, taglia con ampi tornanti prati ancora ben curati e poi si inoltra in boschi secolari dove, in autunno, si possono sentire i bramiti d’amore dei cervi. Giunti in località Fopa Fosca, ci si imbatte nel Silter del Rui, ricostruito dal Comune. Qui già dal Settecento i mandriani conservavano i latticini, in quanto il casello, a causa di sorgenti fredde che salgono dal sottosuolo, era, ed è, caratterizzato da una temperatura ideale.
Da lì, in 10 minuti, ci si lascia alle spalle il bosco e il sipario si allarga ai prati e alle stalle del Moschel, ampia zona prativa circondata da montagne stupende. Ed è proprio in questo contesto naturale di grande fascino che si torna con la mente alle parole del grande poeta bergamasco Giacinto Gambirasio, quando declamava: «Mé ve salude corne, ‘ndo ‘l canta la coturna, ‘ndo col penser a ‘s turna quando che ‘s ga ‘l magù. So chèste sime ‘l domina l’incànt de la natura, e l’aria frèsca e pura la sgura zo i pulmù» (Io vi saluto montagne, dove canta la coturna, dove col pensiero si torna quando si è tristi: su queste cime domina l’incanto della natura e l’aria, fresca e pura, purifica i polmoni). Chi è dotato di buona gamba, da qui può raggiungere le numerose baite dei pascoli circostanti, il rifugio Rino Olmo o il Rifugio Albani.
http://www.bergamopost.it/vivabergamo/quattro-itinerari-facili-facili-alta-val-seriana/