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...a volte non ci sono, o meglio ci sono ma ho la mente altrove, tra i ricordi, tra le stelle, in un pentagramma musicale, in una vita drammatica con una porta di uscita troppo piccola.
Guardo, sento, piango, magari scrivo... Dunque sì, ci sono!
Eppure guardo senza vedere, sento senza percepire più dolore, scrivo sì, ma tra le pagine del cielo oppure sulla sabbia. Dunque non ci sono.Mi commuovo ascoltando una sonata di Schubert o un blues di BB King, davanti a una scultura di Donatello, o passeggiando tra le rovine archeologiche di una città appena dissepolta, ed è allora che sento contrarsi in me questo cuore ancora molliccio di sangue e di sensazioni.
Poi la guerra in Ucraina, mia sorella che non mi parla più, i continui litigi con mia moglie, le elezioni nel mio paese, e i sogni di cartone di questo paese in cui vivo oramai da 9 nove anni, come un corpo estraneo, come un metallo che fatica a legarsi con gli altri. E poi i ricordi, ricordi che, quando si arriva a 59 anni cominciano a essere tanti e a volte occorre fare una cernita. Certo, ho ancora una memoria di ferro, milioni di gigabytes per immagazzinare ricordi, anche se qualcuno preferirei ignorarlo.
Eppure, ancora vivo! In fondo sono una persona frugale: mi basta un libro, un blocchetto con una penna nel caso che voglia scrivere qualcosa, e un tramonto davanti al quale inginocchiarmi e recitare la mia panteistica passione verso metempsicotiche lontananze di luce...
Raffaello
(Nelle foto, la spiaggia di Broadbeach)