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Spiagge umide,
serrande chiuse e bar vuoti,
piove da due giorni a Lugano.Pioveva davvero anche quella sera a Lugano, io ero alla guida, tu scavalcavi i sedili anteriori facendo attenzione all’abito da sera.
Ti spingevi fino all’abitacolo posteriore per fermare una bottiglia di Cordon Rouge che sbatteva nel retro del bagagliaio.
– ci sono danni? –
– no mio capitano… –
Poi ti eri fermata li come fossi viaggiatrice su un auto nobile ed io il tuo chauffeur. Mi mancava solo il berretto e prendevi di già a scherzare chiamandomi Ambrogio.
Non avevi mai viaggiato da quella prospettiva, neppure sopra la scema immaginazione di un cliché.
Io poi ho preso a chiamarti Marchesa ed abbassavo il retrovisore verso le tue gambe imprigionate da una rete scura; incominciavi così a intrattenere con il tuo desiderio, accavallandole, cercando in ogni minuto successivo di controllare il più possibile la tua impazienza…
In seguito, la macchina parcheggiava ad un angolo, i fari accessi e la pioggia torrenziale che suonava sul telaio.
Perché non andammo più al teatro quella sera Rebecca?
Pioveva forte quella sera a Lugano.