Attività di reputazione

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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da glamoursnob per l'aggiornamento : Comunque la cosa era interessante. Mi piaceva esserci e non facevo tante domande. Per   
    Comunque la cosa era interessante. Mi piaceva esserci e non facevo tante domande. Però per dirlo a parole, erano le parole inventate prima di me e usate da altri che mi si imponevano.
 All’inizio, non volevo imparare a parlare. Mi sembrava una forzatura. Una violenza. Io – fosse stato per me – avrei continuato a vivere senza parlare. Solo facendo e sentendo. In silenzio. C’era bisogno di dirlo?
    
La gente però parlava e sapevo che avrei dovuto imparare a parlare anch’io. Un giorno mi ci son messa d’impegno e ho incominciato a imparare le parole.
 Le parole sono grandi. Hanno un potere fantastico. Poi sono veramente tante. E combinate insieme possono fare frasi spettacolari. E possono perfino ottenere dei risultati, vale a dire, creare le cose che dicono.
 Sono diventata presto brava con le parole. E ho anche imparato a fingere, dicendo con le parole cose che non erano, soprattutto se riguardavano me.
 Mi sono anche accortoa che raccontando parole-bugie agli altri riuscivo perfino a ingannare me stessa. E di qui sono passata al teatro, dove le bugie si dicono sapendo tutti che sono tali. E quindi non sono più bugie.

    Io non credo nei miti, nelle favole e nelle leggende. Le trovo solo infinitamente affascinanti. E vorrei inventarne di indimenticabili.
 So che quello che dicono le favole è quasi sempre vero, in qualche modo.
 Con le parole vorrei fare centro nel bersaglio, ma senza usarle come fa il chirurgo in sala operatoria.
 Preferisco prima parlare e poi cercare di capire quello che ho detto, piuttosto che il contrario. Ma se è possibile, vorrei che dire e pensare coincidessero.
 So che le parole non si mangiano, ma aspiro a trovare da mangiare anche solo facendo parole. Però che siano parole che toccano il cuore e che rivelino qualcosa. Altrimenti non le sopporto.
 Anzi, penso che avvelenino

     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da vitto071 per l'aggiornamento : Facendo molte rime
 S'impara a poetare"  - Diceva l'arcivescovo 
Volendo salmodiare.
   
    Facendo molte rime

    S'impara a poetare" 
    - Diceva l'arcivescovo
    
Volendo salmodiare.

    Di certo gli sfuggiva
    
Il cuore del concetto,

    Forse troppo occupato

    A coltivar l'aspetto.

    Ma un giorno accanto a un fosso,

    Andando a passo lesto,

    Fu all'improvviso scosso

    E reso alquanto mesto

    Pensava all'Orizzonte,

    Al sole, alle comete,

    Alla rugiada, al fonte,

    Al cranio dell'ariete.

    Pensava a quelle cose

    Cui non ne val pensare:

    Le spine delle rose,
L
    o sciabordio del mare,

    Il vento sulle fronde,
    
La piega dei ginocchi,

    I pali sulle sponde,

    La voce dei ranocchi...

    E gli sembrò d'un tratto

    Che la felicità

    Fosse legata a un patto

    Con quelle cose là.

    Disse: non è questione

    Di fare ben la rima,

    Questa rivelazione

    Non l'ho capita prima!

     

     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da fabulousme per l'aggiornamento : Per chi si ascolta, chi cerca la consapevolezza del vivere, spesso la sensazione glob   
    Per chi si ascolta, chi cerca la consapevolezza del vivere, spesso la sensazione globale in cui si ritrova, silenzioso, è come un’immagine nebbiosa che lo ingloba e che lo avvolge. L’emozione è intensa e l’abbandono alla vita è un atteggiamento piacevole. 
Per viaggiarci dentro, perché la consapevolezza sia un cammino da qui a lì, bisogna ricorrere alla parola. 
La parola fa viaggiare il mondo.
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da fabulousme per l'aggiornamento : Per chi si ascolta, chi cerca la consapevolezza del vivere, spesso la sensazione glob   
    Per chi si ascolta, chi cerca la consapevolezza del vivere, spesso la sensazione globale in cui si ritrova, silenzioso, è come un’immagine nebbiosa che lo ingloba e che lo avvolge. L’emozione è intensa e l’abbandono alla vita è un atteggiamento piacevole. 
Per viaggiarci dentro, perché la consapevolezza sia un cammino da qui a lì, bisogna ricorrere alla parola. 
La parola fa viaggiare il mondo.
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da vincent29264 per l'aggiornamento : Facevo il consuntivo della giornata, come sempre. Bisogna ricordare le cose, se no, s   
    Facevo il consuntivo della giornata, come sempre. Bisogna ricordare le cose, se no, scappano nell’oblio. Bisogna mantenere la memoria. Quando si vive si fa poca attenzione. Si perde tanto. Bisogna recuperarlo. Io lo faccio alla sera. Ho un diario di bordo. Cerco di ricordare le cose e me le annoto. Mi sembra di vivere di più…
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da ok1803 per l'aggiornamento : Amo il nuovo. Ho riflettuto: nuovo è ciò che ha il potere di rinnovarmi, di rendermi   
    Amo il nuovo. Ho riflettuto: nuovo è ciò che ha il potere di rinnovarmi, di rendermi nuovo.  È il potere della primavera.
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da elvis06081994 per l'aggiornamento : Lo so che te lo sei fatto diverse volte questo discorso. Ora te lo riproduco. Ti ci r   
    Lo so che te lo sei fatto diverse volte questo discorso. Ora te lo riproduco. Ti ci riconoscerai. 
Ti sei detto quanto segue.

    Sono venuto al mondo senza averlo deciso. Non c’ero. Mi ci sono trovato. Un po’ per volta. Perché quando mi sono accorto di esserci c’ero già da tempo. E mi chiedo: che senso ha? 
Quando mi hanno detto che sono nato perché i miei genitori avevano fatto certe cose, beh, sì, qualcosa della mia venuta al mondo l’ho afferrata. Ma dal mio punto di vista, voglio dire dal punto di vista di una storia narrata dal protagonista, all’inizio, quell’inizio in cui all’improvviso tu ci sei stato – e prima non c’eri – e non te ne sei nemmeno accorto – e che te ne sei accorto più tardi come se la consapevolezza fosse un frutto tardivo dell’essere – beh, voglio dire che all’inizio, se tu volessi raccontare la tua storia, c’è un vuoto, uno strapiombo oscuro che ti tronca il discorso.
Tu sei comparso – te ne sei accorto dopo che questo era avvenuto – e non sai veramente perché, chi, cosa…

    Io ci ho pensato diverse volte. E rimango ogni volta senza parole. E a scriverci sopra ne uso tante proprio perché di fatto non ho le parole che ci vorrebbero. Questo mi batte in testa: mi sono trovata tante volte a raccontare di cose fatte, di avventure, di emozioni, di accidenti e di decisioni, insomma di cose che potrebbero riempire una storia…, ma a partire da un inizio in cui… io non c’ero e quindi che non saprei narrare.
 Io non posso finire di meravigliarmi del fatto che mi sono accorta di esserci e che potevo raccontare di me una storia quando già era successo che ci fossi, che venissi al mondo. Ma quella storia, quella che mi ha portato ad esserci, quella non avrei saputo davvero come raccontarla
     
     
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    Amo il nuovo. Ho riflettuto: nuovo è ciò che ha il potere di rinnovarmi, di rendermi nuovo.  È il potere della primavera.
     
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    Amo il nuovo. Ho riflettuto: nuovo è ciò che ha il potere di rinnovarmi, di rendermi nuovo.  È il potere della primavera.
     
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    Amo il nuovo. Ho riflettuto: nuovo è ciò che ha il potere di rinnovarmi, di rendermi nuovo.  È il potere della primavera.
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da elvis06081994 per l'aggiornamento : Lo so che te lo sei fatto diverse volte questo discorso. Ora te lo riproduco. Ti ci r   
    Lo so che te lo sei fatto diverse volte questo discorso. Ora te lo riproduco. Ti ci riconoscerai. 
Ti sei detto quanto segue.

    Sono venuto al mondo senza averlo deciso. Non c’ero. Mi ci sono trovato. Un po’ per volta. Perché quando mi sono accorto di esserci c’ero già da tempo. E mi chiedo: che senso ha? 
Quando mi hanno detto che sono nato perché i miei genitori avevano fatto certe cose, beh, sì, qualcosa della mia venuta al mondo l’ho afferrata. Ma dal mio punto di vista, voglio dire dal punto di vista di una storia narrata dal protagonista, all’inizio, quell’inizio in cui all’improvviso tu ci sei stato – e prima non c’eri – e non te ne sei nemmeno accorto – e che te ne sei accorto più tardi come se la consapevolezza fosse un frutto tardivo dell’essere – beh, voglio dire che all’inizio, se tu volessi raccontare la tua storia, c’è un vuoto, uno strapiombo oscuro che ti tronca il discorso.
Tu sei comparso – te ne sei accorto dopo che questo era avvenuto – e non sai veramente perché, chi, cosa…

    Io ci ho pensato diverse volte. E rimango ogni volta senza parole. E a scriverci sopra ne uso tante proprio perché di fatto non ho le parole che ci vorrebbero. Questo mi batte in testa: mi sono trovata tante volte a raccontare di cose fatte, di avventure, di emozioni, di accidenti e di decisioni, insomma di cose che potrebbero riempire una storia…, ma a partire da un inizio in cui… io non c’ero e quindi che non saprei narrare.
 Io non posso finire di meravigliarmi del fatto che mi sono accorta di esserci e che potevo raccontare di me una storia quando già era successo che ci fossi, che venissi al mondo. Ma quella storia, quella che mi ha portato ad esserci, quella non avrei saputo davvero come raccontarla
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da elvis06081994 per l'aggiornamento : Lo so che te lo sei fatto diverse volte questo discorso. Ora te lo riproduco. Ti ci r   
    Lo so che te lo sei fatto diverse volte questo discorso. Ora te lo riproduco. Ti ci riconoscerai. 
Ti sei detto quanto segue.

    Sono venuto al mondo senza averlo deciso. Non c’ero. Mi ci sono trovato. Un po’ per volta. Perché quando mi sono accorto di esserci c’ero già da tempo. E mi chiedo: che senso ha? 
Quando mi hanno detto che sono nato perché i miei genitori avevano fatto certe cose, beh, sì, qualcosa della mia venuta al mondo l’ho afferrata. Ma dal mio punto di vista, voglio dire dal punto di vista di una storia narrata dal protagonista, all’inizio, quell’inizio in cui all’improvviso tu ci sei stato – e prima non c’eri – e non te ne sei nemmeno accorto – e che te ne sei accorto più tardi come se la consapevolezza fosse un frutto tardivo dell’essere – beh, voglio dire che all’inizio, se tu volessi raccontare la tua storia, c’è un vuoto, uno strapiombo oscuro che ti tronca il discorso.
Tu sei comparso – te ne sei accorto dopo che questo era avvenuto – e non sai veramente perché, chi, cosa…

    Io ci ho pensato diverse volte. E rimango ogni volta senza parole. E a scriverci sopra ne uso tante proprio perché di fatto non ho le parole che ci vorrebbero. Questo mi batte in testa: mi sono trovata tante volte a raccontare di cose fatte, di avventure, di emozioni, di accidenti e di decisioni, insomma di cose che potrebbero riempire una storia…, ma a partire da un inizio in cui… io non c’ero e quindi che non saprei narrare.
 Io non posso finire di meravigliarmi del fatto che mi sono accorta di esserci e che potevo raccontare di me una storia quando già era successo che ci fossi, che venissi al mondo. Ma quella storia, quella che mi ha portato ad esserci, quella non avrei saputo davvero come raccontarla
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da melissa2407 per l'aggiornamento : Crederci è un modo di essere, non solo di pensare o di sentire. Crederci è Primavera.   
    Crederci è un modo di essere, non solo di pensare o di sentire.
    Crederci è Primavera.
     
  14. Mi piace
    odessa1920 ha ricevuto una reazione da fabulousme per l'aggiornamento : A volte è necessario che mi stacchi da ciò che sto facendo con slancio e passione. Mi   
    A volte è necessario che mi stacchi da ciò che sto facendo con slancio e passione. Mi fa bene prendere le distanze. Guardarmi al lavoro da lontano. Fa bene vedere che l’orizzonte è più vasto, che conviene andare più adagio, che la Vita è già qui. Allora ritorna la quiete e le energie zampillano fresche di nuovo dai pori dell’anima.
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da fabulousme per l'aggiornamento : A volte è necessario che mi stacchi da ciò che sto facendo con slancio e passione. Mi   
    A volte è necessario che mi stacchi da ciò che sto facendo con slancio e passione. Mi fa bene prendere le distanze. Guardarmi al lavoro da lontano. Fa bene vedere che l’orizzonte è più vasto, che conviene andare più adagio, che la Vita è già qui. Allora ritorna la quiete e le energie zampillano fresche di nuovo dai pori dell’anima.
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da fabulousme per l'aggiornamento : A volte è necessario che mi stacchi da ciò che sto facendo con slancio e passione. Mi   
    A volte è necessario che mi stacchi da ciò che sto facendo con slancio e passione. Mi fa bene prendere le distanze. Guardarmi al lavoro da lontano. Fa bene vedere che l’orizzonte è più vasto, che conviene andare più adagio, che la Vita è già qui. Allora ritorna la quiete e le energie zampillano fresche di nuovo dai pori dell’anima.
     
     
  17. Perplesso
    odessa1920 ha ricevuto una reazione da vincent29264 per l'aggiornamento : Sì, trovo che la vita si presta alle interpretazioni più diverse. Si può pensare, in   
    Sì, trovo che la vita si presta alle interpretazioni più diverse. Si può pensare, in certe circostanze, che se ne scorra indifferente, nella sua indipendenza dai nostri pensieri, ma che sia anche docile a lasciarsi leggere e raffigurare come più ci viene o ci aggrada.

    Se entro in quest’ordine di pensieri, vedo la vita, l’universo, la totalità di ciò che esiste, come un’impresa colossale di cui non posso essere altro che spettatrice. E già così mi sembra una gran cosa.
 I miei piccoli traffici con le mani assomigliano ai giochini che faccio nel bosco, o a ciò che combinano i bambini con la sabbia in un pomeriggio d’estate.
 Un po’ d’immaginazione, qualche castello costruito per gioco con la rena, che poi, di notte, un’onda del mare cancellerà.

    Se mi avvicino un po’ di più alla terra, se fisso lo sguardo sulle città, le strade, i cantieri, le fabbriche…, allora vedo che la presenza di noi umani su questa zolla dell’universo ha costruito qualcosa di più duraturo. Sempre fragile di fronte all’immensità del potere della natura, ma a suo modo un universo consistente e complesso, in cui scorrono le nostre esistenze traendone vantaggi e limitazioni.
Anche questo mondo, uscito dalle mani dell’uomo, sembra possedere una sua indifferenza e autonomia nei confronti dei nostri umori quotidiani. Scorre nella sua oggettività, seguendo le sue regole, senza dar troppo peso alle nostre interpretazioni di singoli.

    Ma se mi accosto ancora di più e cerco di entrare sotto la pelle degli individui, scopro come un nuovo universo, dove pensieri, emozioni, sentimenti, desideri, aspettative, costituiscono il pane quotidiano. E quel che è curioso è che tali pensieri e aspettative sembrano riguardare eventi che dovrebbero avvenire proprio nell’altro mondo, oggettivo, della società e della natura.
Far fortuna, la salute, un partner d’amore, opere che esprimano la nostra soggettività e i suoi bisogni e desideri… sono attesi come eventi oggettivi.

    Il corpo e il suo traffico con le cose sembra essere il tramite grazie al quale le aspettative interiori cercano di provocare gli eventi favorevoli. E noi sappiamo che le nostre città, la tecnologia, le infrastrutture sono apparse nella dimensione oggettiva come risultato di questa logica che dall’interno, attraverso il lavoro, realizza all’esterno.

    Noi umani, soprattutto noi occidentali, crediamo molto in questa logica secondo la quale aspettative e desideri prendono forma in idee della mente e si traducono attraverso il lavoro in nuove realtà utili e vantaggiose.

    Da questa prospettiva conta poco se, quando verrà la notte dei tempi, un’onda spazzerà via ogni cosa che abbiamo costruito. Conta invece che possiamo giocare il nostro gioco durante il pomeriggio che ci è concesso, come fanno i bambini sulla spiaggia.

    E la vita, nella sua sonnacchiosa indifferenza oggettiva, ci lascia giocare, prestandosi alle nostre interpretazioni, ai nostri progetti e pensieri, anche se non rinuncia mai alla possibilità di un grosso scossone che cancelli ogni nostra opera e noi stessi.

    Il Dio misterioso tace e ci lascia giocare, finché non risvegliamo la sua suscettibilità con qualche gesto eccessivo?

    Noi parliamo molto, nelle nostre fantasie, di vero e di giusto. Di fatto conosciamo veramente poco il tremendo potere dell’essere. Ma, entro un certo margine, l’Essere si lascia interpretare come più ci aggrada.

    In questa labile giornata dei nostri giochi, tuttavia, ci è dato certamente un dono che colma l’anima. Vedere la Bellezza, e tentare di farla affiorare nelle nostre opere.

    La Bellezza è tenera e gentile. Sembra una Potenza che sfugge dai pori dell’Essere, si sottrae al suo tremendo potere, per venire a carezzare le nostre brevi esistenze.
 Riesce a vestire anche le nostre tragedie e i nostri drammi.
 Esala, come un profumo, in ogni spazio che le apriamo. Visita i nostri corpi, e sosta nelle nostre opere.

    Noi chiamiamo Arte, questa capacità di vedere e di evocare la Bellezza.
 Le nostre interpretazioni migliori, le nostre fantasie più gustose sulla vita, sono quelle che consentono l’Epifania della Bellezza. 
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da melissa2407 per l'aggiornamento : Le nuvole andavano di sghimbescio, quel giorno. Tutto aveva l’aria della primavera. Q   
    Le nuvole andavano di sghimbescio, quel giorno. Tutto aveva l’aria della primavera.
    Quando ti senti addosso quel formicolio… lo sai.
    Non c’era da essere tristi. Eppure…
    È come quando hai l’impressione di capire qualcosa oltre i soliti confini della percezione.
    Sei felice, e triste, nello stesso tempo.
    Sei piena e sembra che ti manchi tutto, come un pozzo senza fondo.
     
    E se Anna Magnani piange, sul piccolo schermo – qualcosa di repertorio – tu incominci a lacrimare.
    E non sai perché.
     
     
  19. Perplesso
    odessa1920 ha ricevuto una reazione da vincent29264 per l'aggiornamento : Sì, trovo che la vita si presta alle interpretazioni più diverse. Si può pensare, in   
    Sì, trovo che la vita si presta alle interpretazioni più diverse. Si può pensare, in certe circostanze, che se ne scorra indifferente, nella sua indipendenza dai nostri pensieri, ma che sia anche docile a lasciarsi leggere e raffigurare come più ci viene o ci aggrada.

    Se entro in quest’ordine di pensieri, vedo la vita, l’universo, la totalità di ciò che esiste, come un’impresa colossale di cui non posso essere altro che spettatrice. E già così mi sembra una gran cosa.
 I miei piccoli traffici con le mani assomigliano ai giochini che faccio nel bosco, o a ciò che combinano i bambini con la sabbia in un pomeriggio d’estate.
 Un po’ d’immaginazione, qualche castello costruito per gioco con la rena, che poi, di notte, un’onda del mare cancellerà.

    Se mi avvicino un po’ di più alla terra, se fisso lo sguardo sulle città, le strade, i cantieri, le fabbriche…, allora vedo che la presenza di noi umani su questa zolla dell’universo ha costruito qualcosa di più duraturo. Sempre fragile di fronte all’immensità del potere della natura, ma a suo modo un universo consistente e complesso, in cui scorrono le nostre esistenze traendone vantaggi e limitazioni.
Anche questo mondo, uscito dalle mani dell’uomo, sembra possedere una sua indifferenza e autonomia nei confronti dei nostri umori quotidiani. Scorre nella sua oggettività, seguendo le sue regole, senza dar troppo peso alle nostre interpretazioni di singoli.

    Ma se mi accosto ancora di più e cerco di entrare sotto la pelle degli individui, scopro come un nuovo universo, dove pensieri, emozioni, sentimenti, desideri, aspettative, costituiscono il pane quotidiano. E quel che è curioso è che tali pensieri e aspettative sembrano riguardare eventi che dovrebbero avvenire proprio nell’altro mondo, oggettivo, della società e della natura.
Far fortuna, la salute, un partner d’amore, opere che esprimano la nostra soggettività e i suoi bisogni e desideri… sono attesi come eventi oggettivi.

    Il corpo e il suo traffico con le cose sembra essere il tramite grazie al quale le aspettative interiori cercano di provocare gli eventi favorevoli. E noi sappiamo che le nostre città, la tecnologia, le infrastrutture sono apparse nella dimensione oggettiva come risultato di questa logica che dall’interno, attraverso il lavoro, realizza all’esterno.

    Noi umani, soprattutto noi occidentali, crediamo molto in questa logica secondo la quale aspettative e desideri prendono forma in idee della mente e si traducono attraverso il lavoro in nuove realtà utili e vantaggiose.

    Da questa prospettiva conta poco se, quando verrà la notte dei tempi, un’onda spazzerà via ogni cosa che abbiamo costruito. Conta invece che possiamo giocare il nostro gioco durante il pomeriggio che ci è concesso, come fanno i bambini sulla spiaggia.

    E la vita, nella sua sonnacchiosa indifferenza oggettiva, ci lascia giocare, prestandosi alle nostre interpretazioni, ai nostri progetti e pensieri, anche se non rinuncia mai alla possibilità di un grosso scossone che cancelli ogni nostra opera e noi stessi.

    Il Dio misterioso tace e ci lascia giocare, finché non risvegliamo la sua suscettibilità con qualche gesto eccessivo?

    Noi parliamo molto, nelle nostre fantasie, di vero e di giusto. Di fatto conosciamo veramente poco il tremendo potere dell’essere. Ma, entro un certo margine, l’Essere si lascia interpretare come più ci aggrada.

    In questa labile giornata dei nostri giochi, tuttavia, ci è dato certamente un dono che colma l’anima. Vedere la Bellezza, e tentare di farla affiorare nelle nostre opere.

    La Bellezza è tenera e gentile. Sembra una Potenza che sfugge dai pori dell’Essere, si sottrae al suo tremendo potere, per venire a carezzare le nostre brevi esistenze.
 Riesce a vestire anche le nostre tragedie e i nostri drammi.
 Esala, come un profumo, in ogni spazio che le apriamo. Visita i nostri corpi, e sosta nelle nostre opere.

    Noi chiamiamo Arte, questa capacità di vedere e di evocare la Bellezza.
 Le nostre interpretazioni migliori, le nostre fantasie più gustose sulla vita, sono quelle che consentono l’Epifania della Bellezza. 
     
     
  20. Perplesso
    odessa1920 ha ricevuto una reazione da vincent29264 per l'aggiornamento : Sì, trovo che la vita si presta alle interpretazioni più diverse. Si può pensare, in   
    Sì, trovo che la vita si presta alle interpretazioni più diverse. Si può pensare, in certe circostanze, che se ne scorra indifferente, nella sua indipendenza dai nostri pensieri, ma che sia anche docile a lasciarsi leggere e raffigurare come più ci viene o ci aggrada.

    Se entro in quest’ordine di pensieri, vedo la vita, l’universo, la totalità di ciò che esiste, come un’impresa colossale di cui non posso essere altro che spettatrice. E già così mi sembra una gran cosa.
 I miei piccoli traffici con le mani assomigliano ai giochini che faccio nel bosco, o a ciò che combinano i bambini con la sabbia in un pomeriggio d’estate.
 Un po’ d’immaginazione, qualche castello costruito per gioco con la rena, che poi, di notte, un’onda del mare cancellerà.

    Se mi avvicino un po’ di più alla terra, se fisso lo sguardo sulle città, le strade, i cantieri, le fabbriche…, allora vedo che la presenza di noi umani su questa zolla dell’universo ha costruito qualcosa di più duraturo. Sempre fragile di fronte all’immensità del potere della natura, ma a suo modo un universo consistente e complesso, in cui scorrono le nostre esistenze traendone vantaggi e limitazioni.
Anche questo mondo, uscito dalle mani dell’uomo, sembra possedere una sua indifferenza e autonomia nei confronti dei nostri umori quotidiani. Scorre nella sua oggettività, seguendo le sue regole, senza dar troppo peso alle nostre interpretazioni di singoli.

    Ma se mi accosto ancora di più e cerco di entrare sotto la pelle degli individui, scopro come un nuovo universo, dove pensieri, emozioni, sentimenti, desideri, aspettative, costituiscono il pane quotidiano. E quel che è curioso è che tali pensieri e aspettative sembrano riguardare eventi che dovrebbero avvenire proprio nell’altro mondo, oggettivo, della società e della natura.
Far fortuna, la salute, un partner d’amore, opere che esprimano la nostra soggettività e i suoi bisogni e desideri… sono attesi come eventi oggettivi.

    Il corpo e il suo traffico con le cose sembra essere il tramite grazie al quale le aspettative interiori cercano di provocare gli eventi favorevoli. E noi sappiamo che le nostre città, la tecnologia, le infrastrutture sono apparse nella dimensione oggettiva come risultato di questa logica che dall’interno, attraverso il lavoro, realizza all’esterno.

    Noi umani, soprattutto noi occidentali, crediamo molto in questa logica secondo la quale aspettative e desideri prendono forma in idee della mente e si traducono attraverso il lavoro in nuove realtà utili e vantaggiose.

    Da questa prospettiva conta poco se, quando verrà la notte dei tempi, un’onda spazzerà via ogni cosa che abbiamo costruito. Conta invece che possiamo giocare il nostro gioco durante il pomeriggio che ci è concesso, come fanno i bambini sulla spiaggia.

    E la vita, nella sua sonnacchiosa indifferenza oggettiva, ci lascia giocare, prestandosi alle nostre interpretazioni, ai nostri progetti e pensieri, anche se non rinuncia mai alla possibilità di un grosso scossone che cancelli ogni nostra opera e noi stessi.

    Il Dio misterioso tace e ci lascia giocare, finché non risvegliamo la sua suscettibilità con qualche gesto eccessivo?

    Noi parliamo molto, nelle nostre fantasie, di vero e di giusto. Di fatto conosciamo veramente poco il tremendo potere dell’essere. Ma, entro un certo margine, l’Essere si lascia interpretare come più ci aggrada.

    In questa labile giornata dei nostri giochi, tuttavia, ci è dato certamente un dono che colma l’anima. Vedere la Bellezza, e tentare di farla affiorare nelle nostre opere.

    La Bellezza è tenera e gentile. Sembra una Potenza che sfugge dai pori dell’Essere, si sottrae al suo tremendo potere, per venire a carezzare le nostre brevi esistenze.
 Riesce a vestire anche le nostre tragedie e i nostri drammi.
 Esala, come un profumo, in ogni spazio che le apriamo. Visita i nostri corpi, e sosta nelle nostre opere.

    Noi chiamiamo Arte, questa capacità di vedere e di evocare la Bellezza.
 Le nostre interpretazioni migliori, le nostre fantasie più gustose sulla vita, sono quelle che consentono l’Epifania della Bellezza. 
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da glamoursnob per l'aggiornamento : E se dovessi scegliere? Se tu fossi quello che deve scegliere? Io sceglierei la vita.   
    E se dovessi scegliere? Se tu fossi quello che deve scegliere?
    Io sceglierei la vita. Il fatto di essere qui, su questo treno in corsa, di vedere e sentire, di sognare e desiderare. E di fare tutte le cazzate che ho fatto – e anche molte altre, in più.
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da vincent29264 per l'aggiornamento : Tra me e me parlo sempre con Dio, e parlo di Dio. Eppure di Dio non ne soo niente. No   
    Tra me e me parlo sempre con Dio, e parlo di Dio. Eppure di Dio non ne soo niente. Non so neanche se esiste. O se la domanda sulla sua esistenza abbia un senso. So solo che quando parlo con Dio e di Dio sto parlando dei miei sogni e delle mie aspirazioni. Insomma è come se il cuore non sapesse prendere altra strada che questa per tentare di dare espressione al suo desiderio. È un po’ poco per una teologia, non è vero?
    A volte però il cuore si slarga e posso dire facilmente: Allah O Akbar! Dio è grande!
     
       
       
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da melissa2407 per l'aggiornamento : Le nuvole andavano di sghimbescio, quel giorno. Tutto aveva l’aria della primavera. Q   
    Le nuvole andavano di sghimbescio, quel giorno. Tutto aveva l’aria della primavera.
    Quando ti senti addosso quel formicolio… lo sai.
    Non c’era da essere tristi. Eppure…
    È come quando hai l’impressione di capire qualcosa oltre i soliti confini della percezione.
    Sei felice, e triste, nello stesso tempo.
    Sei piena e sembra che ti manchi tutto, come un pozzo senza fondo.
     
    E se Anna Magnani piange, sul piccolo schermo – qualcosa di repertorio – tu incominci a lacrimare.
    E non sai perché.
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da melissa2407 per l'aggiornamento : Le nuvole andavano di sghimbescio, quel giorno. Tutto aveva l’aria della primavera. Q   
    Le nuvole andavano di sghimbescio, quel giorno. Tutto aveva l’aria della primavera.
    Quando ti senti addosso quel formicolio… lo sai.
    Non c’era da essere tristi. Eppure…
    È come quando hai l’impressione di capire qualcosa oltre i soliti confini della percezione.
    Sei felice, e triste, nello stesso tempo.
    Sei piena e sembra che ti manchi tutto, come un pozzo senza fondo.
     
    E se Anna Magnani piange, sul piccolo schermo – qualcosa di repertorio – tu incominci a lacrimare.
    E non sai perché.
     
     
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    odessa1920 ha ricevuto una reazione da vincent29264 per l'aggiornamento : Tra me e me parlo sempre con Dio, e parlo di Dio. Eppure di Dio non ne soo niente. No   
    Tra me e me parlo sempre con Dio, e parlo di Dio. Eppure di Dio non ne soo niente. Non so neanche se esiste. O se la domanda sulla sua esistenza abbia un senso. So solo che quando parlo con Dio e di Dio sto parlando dei miei sogni e delle mie aspirazioni. Insomma è come se il cuore non sapesse prendere altra strada che questa per tentare di dare espressione al suo desiderio. È un po’ poco per una teologia, non è vero?
    A volte però il cuore si slarga e posso dire facilmente: Allah O Akbar! Dio è grande!