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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Alain De Botton sostiene una tesi che condivido largamente sul motivo per cui noi amiamo la natura e cerchiamo di rifugiarci in essa il più sovente possibile. Secondo questo pensatore noi cerchiamo la natura perché essa ci consente di sfuggire alla pesantezza e alla litigiosità, ai conflitti e allo stress dei rapporti umani. Insomma il mondo che abbiamo creato è pesante, stressante e non ce la facciamo più a sopportarlo. Allora ci rifugiamo, almeno per un po’ di tempo, nella camminate in montagna, nei fine settimana ai laghi o in campagna.

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      oppure fare tre quattro ore di bici al mattino nel luoghi del mare, dalle mie parti non ci sono boschi

  2. Oggi mi sveglio e vado in terrazzo per vedere il sorgere del sole. 

    L’emozione è sempre intensa.


    Il sentimento è di gratitudine per essere al mondo, per vedere e sentire tutto questo. E per avere dei sogni che ispirano le mie azioni: Una nuova giornata da modellare come un quadro, come un’opera d’arte o di artigianato. Qualcosa che risulta da una sorta di danza tra me e gli eventi.


    Ho fiducia e, anche se rimango senza parole se mi chiedo il senso di tutto questo, sento dentro che tutto questo è bello ed ha valore.


    Non è sempre stato così.


    Ci sono stati tempi in cui la rabbia e la paura erano loro a dominare le mie giornate. E una sorta di risentimento per tutto il male e la sofferenza che la vita e il mondo comportano.


    Qualcosa è successo.


    Qualcosa ho fatto anch’io.


    Qualcosa mi fa stare meglio.


    E oggi mi sembra logico e perfino doveroso cercare di realizzare una vita di gioia e di creatività.


    Interpreto la mia esistenza come un’avventura di ricerca, piena di sorprese e di scoperte. 

    Vorrei davvero non finisse mai. 

     

     

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  3. David aveva un’amica per il racconto delle storie. Il suo nome adesso mi sfugge. Mi verrà in mente di sicuro più avanti. David le raccontava la sua storia prima ancora di realizzarla. Perché era convinto che si poteva fare ed era utile farlo. Pensava davvero che la storia nasce prima in testa e con le parole. E poi diventa fatti, intrecciandosi con il movimento delle cose. E allora, voglio dire quando le cose erano capitate, si ritrovava con la sua amica – che diavolo! non mi viene in mente come si chiama… - e si rimetteva a raccontarla di nuovo. E succedeva che preparava così il prossimo passo. No, non lo “preparava”: lo avviava.

     

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  4. E nelle prime pagine de "La quinta donna", di Henning Mankell, tu incontri questo vecchio, che è stato un venditore di auto, ma nel tempo libero scriveva poesie. Tutte sugli uccelli. E vieni a sapere che ne ha scritta una sulla vita spirituale delle cutrettole, le nostre ballerine gialle. E tu pensi che è l'esistenza ti tipi del genere, con le loro idiosincrasie e stranezze, che rendono la vita umana uno spettacolo interessante...
     

     

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  5. D'esplorare l'essere mi piglia
la 

    voglia che mi dà la meraviglia,


    Ma meglio coi miei sogni è compatibile


    L'esplorazione audace del possibile.

     

     

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  6. Tolle dice qualcosa che mi piace moltissimo: che l’adesso ha tutto ciò di cui abbiamo bisogno per andare avanti. 
E che, invece di guardare fuori dall’adesso, nel futuro, o altrove, è utile concentrare l’attenzione su qui e ora.
 Perché il qui e ora non è solo il brusio che si capta sullo sfondo del nulla. Ma è un evento. Qualcosa accade qui e ora.
    Ma appena tornano le forze, risorge il desiderio. E allora io direi che rimanere prigionieri nel qui e ora sarebbe un peccato. Allora è il momento di sognare e di volare e di lasciare che la salute si configuri come una vita piena e non soltanto come scomparsa del dolore.
 E una vita piena comprende i tuoi sogni, l’esultanza e l’entusiasmo. 
Come sarebbe brutto – per paura di soffrire – rinunciare ai sogni!

     

     

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  7. Bello portare il cuore sui seni morbidi delle colline.

     

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    1. vitto071

      vitto071

      bellissima foto :) 

  8. Anche se non oso avventurarmi a lungo nei territori aperti da queste suggestioni, il mondo mi appare incantato e magico e l'esplorazione più intrigante e inquieta. 

     

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  9. La mente ritorna sul desiderio di non appiattire  nel mio piccolo (importantissimo) presente la complessità misteriosa dell’esistere, del mondo, della storia, della tecnologia, della cultura, dei millenni e millenni, milioni e miliardi di anni di un’evoluzione che siamo riusciti a disegnare solo a grandi tratti. E delle eterne battaglie tra Bene e Male, semmai sia in questo modo che si debbano leggere le vicende della storia…

     

     

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  10. Se le energie della salute sono presenti, comunque stiano le cose sul piano filosofico, trovo interessante la partecipazione a questo giro di giostra. E tutto quel che accade – voluto o non voluto – merita ogni interesse e alimenta un mare di aspettative.


     

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  11. Amo questa vita che ho ricevuto in dono.



    Ho fatto molti errori nella vita.

    Ho vissuto e mi è piaciuto.



    Al punto da desiderare di vivere per sempre.


    Che questa avventura continui senza tregua.



    E non so come la saggezza replichi a questo folle desiderio.



    Quasi certamente sono fuori della saggezza.

    

E non me ne importa più di tanto.



    Quasi credessi che la saggezza vera è da qualche altra parte, in vacanza dai nostri discorsi mielosi, sdolcinati e castranti.



    E so benissimo – nel dire queste cose – di non essere né una gigante, né un' eroina.



    Mi glorio che un essere piccola e mediocre come me possa accogliere nel petto l’audacia di sfidare luoghi comuni accreditati e tentare le vie della sincerità. Buttando a terra i vestiti di cui è stato ricoperto dai sarti della cultura e avanzando nuda – il più possibile – sui sentieri della terra.

     

     
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  12. Sotto le nubi la città era incantata. 


    Un giallo senso di mistero batteva i rintocchi del tempo. 

     

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  13. Sono innamorata della parola. La parola sa dire i pensieri e le emozioni con una lucidità che soddisfa la mia mente. 
Ma la parola che amo di più è quella che è capace di evocare il pensiero nel momento stesso in cui le dita si muovono sulla tastiera. 
C’è questa sorta di comunanza tra la mia fotografia e il mio modo di scrivere: l’immediatezza. Le cose nascono nel momento stesso in cui le mani si muovono.
 È una magia a cui è affidata la mia vitalità.
 Credo che sia una cosa imparentata con il jazz. Anche se non so dire perché.
 Sento che fotografia e parola non sono due binari paralleli. C’è un legame segreto tra loro. Che però non è visibile. 
Sono impegnata a tenere insieme questi due dimensioni espressive, ma senza subordinare l’una all’altra.

     

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  14. In una giornata autunnale come quella di oggi, perché non “Fiori di pesco”?
    Nell'altro emisfero, non è primavera?

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  15. È necessario imparare a liberarsi dal peso.
    È necessario imparare a volare.
    Servono risorse che ci sono dentro e che non sono ancora abbastanza apprezzate.
    Che non hanno prezzo. Che non si possono comprare.
    Immaginazione, fantasia, poesia, amore, leggerezza, sogno.
    Aquiloni che prendono il volo al primo colpo di vento.
    Ali di sogno colorate che si stagliano nel blu .
    Sorrisi di bambini che trafiggono l’anima da parte a parte.

     

     

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  16. E se fosse venuto il momento di una svolta? Di iniziare un nuovo capitolo?
 

    Ci sono segnali che possono sostenere una decisione del genere? Forse la pesantezza che le cose abituali hanno acquistato?
 

    O piuttosto la leggerezza connessa con un richiamo, con una fantasia?

    Quando immagini una situazione diversa, dandoti il permesso di sognare, è come se il cuore diventasse più largo e i polmoni si riempissero di aria fresca?

    Che cosa ti impedisce davvero di cambiare?


    Che prezzo c’è da pagare?


    Che vantaggi abbandoneresti?

    Forse le giornate già da tempo stanno portando in gestazione qualcos’altro per te.


    Forse c’è solo bisogno di accettare l’idea e di consentirle di svilupparsi e venire alla luce.

     

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  17. In ogni cuore giovane vive una danza. 

     

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  18. A dire il vero non saprei come sopportare la vita se non trovassi il tempo per leggere libri di filosofia, romanzi e saggi che mi facciano pensare, che mi tengano in moto sia il cervello che il cuore; senza avere giornate libere da impegni per andare a passeggio nei boschi o in montagna e respirare l’aria fresca dell’aperto di prima mattina, osservando un paesaggio dall’alto. Se non trovassi il tempo per scambiare comunicazioni emotive con gente che come me si emoziona di fronte agli eventi e aspira a conoscere l’amore un po’ più a fondo di quanto sia successo finora. Come potrei lavorare per un’azienda in cui per tante ore al giorno, alla settimana, al mese, all’anno… dovessi occuparmi soltanto di implementare le mie performance per alzare i grafici dei profitti degli azionisti? Come potrei reggere il peso dell’esistenza se dovessi considerare okei soltanto quelle attività che portano a risultati quantificabili in termini di prezzo? Ma non è il caso di denunciare come fattore altamente inquinante, pari almeno al riscaldamento globale, questa visione unidimensionale della nostra vita?

     

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  19. E come facciamo se non andiamo regolarmente a camminare nel bosco?

     

     

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  20. Diego, tu dici “la vorace ricerca di non so che” e mi sembra un’espressione felice. Voglio dire calzante. Perché il nome di ciò che cerchiamo, oggi non è più tanto facile dirlo e darlo.


    Tutto è diventato così fluido che non sappiamo decidere una volta per tutte se sia una liberazione o sia uno smarrimento.

     

     
     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      si smarrisce sempre qualcosa strada facendo

  21. Forse questo voleva dire il vecchio Aristotele quando affermava che ogni uomo è filosofo.


    Questa inquietudine che genera domande sull’essere, su come essere, su come rispondere al desiderio di vita.
    Forse. Non so. Lui era un altro. E io sono io. Il desiderio di vita è il mio. Quello che agita e muove questa faccenda strana che chiamo Io. Che chiamo la mia vita.

    Ultimamente il fato, o che so io, mi ha condotto all’incontro con la disperazione. Il nucleo denso e oscuro che ho chiamato disperazione. E per cui ho costruito nel bosco uno spazio apposito. Perché mi parli. Per sentire il suo richiamo. Per farmela amica. Per farla maestra e guida.

    Questo ho deciso, nelle mie congetture arbitrarie: che il nocciolo della disperazione è più amica della vita del sedersi gongolante sulla dolce meringa del già fatto, del già realizzato, del già raggiunto.

    Chi mi dirà come uscire dai confini? Chi mi spingerà ad esplorare nuovi territori? Chi, se non la disperazione, potrà rivelare ciò che ancora desidero perché la vita sia piena?

    Ecco che nel punto più oscuro e inquietante di me trovo lo spazio della rivelazione. Nel punto più doloroso, la fonte della speranza. Nel luogo più contratto trovo gli spazi più aperti – indicati, potenziali, dotati di un appello irresistibile.

    Dove sarà il mio Dio? Forse nelle brezze della sera, mentre la luce calante inonda le fronde dei pioppi? O nell’albeggiare rugiadoso del mattino, quando il corpo sente bisogno di fuoco per fronteggiare le temperature autunnali?

    La voce del mio Dio è racchiusa come in un gomitolo negli antri poco illuminati della disperazione.

    La voce della società è ormai la voce del mercato. E la voce del mercato chiede prodotti. La voce della filosofia chiede di essere, e di fare cose che siano espressione dell’essere, ricerca dell’essere.

    Nel bosco io vivo in uno spazio intermedio: lontano dal mercato e più vicino al fare che esprime il desiderio dell’essere.

    
È il luogo in cui il samurai si esercita.


    È il luogo in cui il principe medita.


    È il luogo in cui fare e ascoltare possono congiungersi senza pressioni e distrazioni.

    Oggi, nel bosco, esiste un luogo della disperazione. Un tavolo chiamato “bocconi amari”.
 È lì che mi chiama il mio maestro.

    Che farò domani? Mi domando io.

    
Che farai adesso? Dice la disperazione.

    
Cosa puoi fare adesso per rispondere al desiderio di vivere, di essere pienamente viva?


    E smetto di giocare al solitario per ingannare il tempo.


    E il tempo è nuovamente mio: il mio spazio di ricerca, di lavoro.

    Ma chi sei, Disperazione, per avere tanto potere?
“

    Sono il potere di ciò che ti manca”.

    
La mancanza non è il segno di un fallimento, né motivo di pianto. La mancanza è il pungolo vivace che mi riporta a me stessa, che sfronda le quisquilie. La mancanza è la voce del Daimon – se si vuol dar credito alla mitologia.


    Io vado a braccetto con la mancanza. Mi rende giovane. Che fanciulla affascinante! Perché certo mancanza è madre di Eros. Ed è lei che suscita in me intraprendenza.

    Che venga domani, dunque, con le forze rinnovate dal riposo.


    Per disegnare con mani fresche e passi di danza nuovi luoghi dell’essere. 


     

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  22. Che giornata!
 Sempre con la testa nelle nuvole. Una situazione in cui il solo vedere  il verde dei fiori e la luce del giorno è una grazia.


    Come quando sei un po’ brillo, dopo cena, e soffia il vento e tu ti rendi conto di vedere solo la punta dell’iceberg della vita.


    La bellezza di avere un tetto e pareti bianche e l’acqua corrente.


    Come ti senti piccolo e come senti grande lo spettacolo in cui sei stato gettato!
     

     

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  23. Lei diceva che la creatività più importante, quella che è davvero fondamentale, consiste nella capacità di ricreare ogni giorno quell'immensa energia che ti fa affrontare la vita con passione e perseverare nel tempo, senza cedimenti.


     

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  24. In realtà era per parlare. Perché apprezzavo molto le tua compagnia quando settimana si andava a fare una scampagnata, mangiando all’aperto, nel bosco o sulla riva del torrente. All’aperto era tutto più energico. La digestione e anche i nostri pensieri. Ci sentivamo esperti di tutto, pur sapendo di non conoscere nulla nella maniera che avremmo voluto. Ma le nostre parole, quelle che ci scambiavamo l’un l’altro, avevano un grande potere: ci inducevano a pensare. 
Perché i pensieri non sono delle frasi incise sulla pietra. Sono momenti di un viaggio, di un cammino. Il pensiero vuole essere sempre vivo, vuole girare sulle cose con le sue capacità, e anche col senso dei sui limiti. E solo continuando a fare attenzione, a posarsi sui temi nei vari momenti della vita, solo così contribuisce alla vitalità del tutto. 
E quelle discussioni non volevano scrivere una Bibbia. Volevano farci pensare. Pensare all’aperto. Che è molto diverso che pensare al chiuso, nel proprio studio, o nell’ambiente di lavoro.


     

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  25. Guardare il cielo è la prima cosa che faccio, al mattino. Come i naviganti, come i carovanieri, come chiunque è in viaggio.
    Il cielo mi ricorda che sono figlia della terra, vengo dalla terra. E ora sono terra in cammino verso il futuro.
    Noi umani abbiamo acquisito una formidabile capacità di plasmare la terra. La volontà di conoscere, lo spirito dell’impresa, il potere di costruire vengono dalla terra, come la capacità di empatia, di sentire il legame che ci unisce al tutto, di trarne visioni affascinanti per le nostre avventure.
    In questa nostra epoca la consapevolezza e lo sguardo con cui progettiamo si sta allargando rapidamente. È su questa base che siamo impegnati a migliorare le cose e gli equilibri dell’insieme. Più delle minacce, più dell’indignazione, più del terrorismo catastrofico, sarà la nostra capacità di partorire nuova conoscenza, nuova tecnologia, nuove proposte, nuovi progetti a rendere la terra quell’eden che vuol essere dall’inizio dei tempi. 

     

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