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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Où je te rencontre

    Quando c’innamoriamo mettiamo l’intelligenza al servizio del desiderio. È così anche quando c’innamoriamo della vita. E niente resta banale ormai.
     

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      che classe!

    2. altomororicco

      altomororicco

      una divinità!

  2. Sì, ti conosco, ti piace la luna

    Non si può essere perfetti, sempre, nello stesso posto!

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  3. Sindrome della tegola mancante

    Pensa al tetto della casa che vedi dalla finestra. È tutto ricoperto da splendide tegole di coccio, ben incastrate e allineate. Lo vedi? Ma, se c’è una tegola mancante, o rotta, il tuo occhio vedrà solo quel buco, e ignorerà tutto il resto.

    Finché il tuo sguardo resta incantato a fissare quel buco non vedi la grande abbondanza che ti nutre e sostiene. Non vedi la meravigliosa dovizia di doni con cui la vita ti colma di essere. E scavi nel buco di quel che ti manca. Raggiungendo spesso il fondo del pozzo. E allora, sei pronta ad accettare la schiavitù, una falsa vita, a vivere una storia che non è la tua, quella che la tua anima sogna.
    Quando, per conquista, ritornerete a vedere le mille tegole di cotto che ricoprono il tetto, quando sentirete la gratitudine per tutta l’abbondanza che si riversa su di voi, allora comincerete di nuovo a fiorire..


     

     

     
     
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  4. Terra mater

    Credo che siamo in tanti ad essere stati richiamati dal tema della Leggenda Personale che Paulo Coelho ha fatto risuonare in ogni angolo del mondo. Perché è esattamente quello che il nostro cuore sogna. Che ognuno di noi, venendo al mondo, ha un suo compito e una sua missione. Che essere al mondo non sia senza significato. Che essere vivi voglia dire essere destinati personalmente a qualcosa. Che la nostra vita individuale sia un’avventura speciale dotata di senso.

    Nessun sapere scientifico ci darà la certezza su questa faccenda. Però, nessun sapere scientifico ha la forza di escludere che il nostro sogno possa realizzarsi. Che i nostri desideri profondi abbiano una loro verità.

    E allora, in tanti, incominciamo a interrogarci per capire cosa, dentro di noi, è in grado di segnalare il senso della nostra vita. E lo facciamo uscendo dai ruoli che troviamo già descritti nella società. Cercando di ascoltare i segnali, semmai gli eventi e il nostro cuore siano in grado di darci delle indicazioni.

    E ci rendiamo conto che, scommettendo su questa ipotesi piuttosto peregrina, in certi casi perfino folle, qualcosa si accende nel fuoco che ci portiamo dentro. E che la vita comincia ad essere avventurosa – anche se paradossale.

    Senza la protervia assertiva della certezza assoluta, noi incominciamo a disegnare itinerari possibili che ci congiungano a ciò che – in negativo – immaginiamo come pienezza del vivere.

    Io lo faccio, fronteggiando quotidianamente lo scetticismo del mio cervello. E vado raccogliendo, giorno per giorno, note di viaggio. Una sorta di diario di bordo del navigante.

    Cosa definisce la mia leggenda personale?
 E sono indotta a cercare nel baule magmatico dei miei desideri.
 E vado scoprendo che non si tratta poi tanto di cosa fare – del tipo: il medico, la violinista, o la fotografa…
 Mi sembra che i tratti della leggenda personale stiano più nel modo di fare quelle cose. Il modo viene ad indicare uno stile di vita. Una situazione in cui non solo ciò che ami, ma come lo ami fare – vale a dire nel rispetto di quello che ti trovi a scoprire che sei – è decisivo.

    E questo, mentre ti spinge lo sguardo lontano, verso il futuro, ti riporta ad osservare con cura il quotidiano, l’oggi, il qui e ora. E si crea un curioso paradosso: che mentre tu proietti il film davanti a te, lontano ancora nel tempo, tu sei impegnato a vivere il come già ora.
 Quello che sogni è nel domani, ma vuoi che sia già nel presente. E sai che la tua creatività per il futuro si cimenta già in ciò che sei capace di aggiungere all’oggi.
     

    Io – per esempio – sento che è l’arte che mi chiama. Ma sento anche che la mia leggenda personale è tratteggiata da una sorta di immagine che mi vuole come un albero fecondo, una donna perennemente incinta, partoriente. Ed è per questo che sto la maggior parte del tempo nella mia tana, nel pensatoio, intenta a mettere al mondo pensieri. E ad affidarli al vento.


    Mi piace essere in perpetuo travaglio.

    Assomiglio alla Terra, di cui son figlia.

     

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  5. Ti amo

    Pensavo che, in fondo, la faccenda degli umori è alla nostra portata. Uno crede di essere preda degli umori. Ma non è così.

    Sognavo da tempo di incontrare un vero uomo, i cui sentimenti fossero tutt’uno con quello che lui è. È questo che desidero: incontrare un vero uomo i cui sentimenti siano esattamente lui e non un vento passeggero.

    Sugli umori, dicevo. 
È come nuotare in un fiume. Ci hai provato? Ci sono correnti che ti portano via. Sta a te muoverti verso quelle correnti che ti lascino il controllo. Delle volte, le puoi perfino sfruttare.

    È alla nostra portata.
 Più che gli eventi del mondo, che succedono senza che tu lo sappia e che tu possa. Le cose vicine sono cose su cui si può mettere le mani e lavorarci. Le cose vicine sono le cose del tuo quotidiano.
 E sono anche gli umori.

    Il controllo non è su ciò che succede nel mondo. Quello è lontano e tu ci navighi dentro. Il controllo è sul tuo nuotare tra gli eventi. Delle volte le cose rischiano di portarti via. E tu sai cosa bisogna fare. Girare verso un lato del fiume in cui tu non perdi il controllo della tua nuotata.

    Quanti anni hai, figlia mia?

    Non ha importanza.

    Io sognavo da tempo un uomo che quando ti dice ti amo, è lui. E io sognavo da tempo di essere quello che sentivo.

    Mi sveglio, al mattino, e dico: eccoci. Tutto questo desiderio di vita e sembra che non ce ne sia abbastanza. E allora mi dico: che vuoi fare? Piangere perché non hai di primo mattino il rigoglio del regno? Oppure, darti da fare e cercare di ottenere quello che ami?

    Sei pigra, al mattino? 
È perché non sai ancora i doni che ricevi mettendoti all’opera.
 Non vorrò mai cedere alla noia.
 Mi metterò a lavare i piatti, a pulire i pavimenti, a fare qualsiasi cosa, pur di uscire dal risucchio della noia.
 La noia è la fatica immaginata dai muscoli non allenati.
 Ma chiunque cammini e tagli la legna sa che a lavorare il corpo è felice.

    Io ti immaginavo così. Eri un uomo che quando diceva: ti amo, era lui in persona. Stabile come una roccia, radicata nel suo essere. Qualcuno che era. E non una bandiera svolazzante.

    Io ti immaginavo così: grande, radicato nel tuo essere. Al riparo da tutti i soffi d’aria che spazzano la città. E desideravo questo. Che la tua bocca, i tuoi occhi, dicessero cose che sono e non soltanto cose che arrivano e passano e vanno.

    E che tu sapessi di essere. E che io sapessi di essere.
 Lasciando alle spalle tutte quelle domande che rivelano la nostra incertezza.

    E io ti abbraccerò, quando verrai. E non sarà un sentimento effimero. Non ci sarà niente di effimero in questo fluire del tempo. Ciò che permane, l’essere, emergerà dal fondale. Non sarà neanche scalfito dalla corrente.

    E io ti abbraccerò. E, semplicemente, saremo.


    Lasciando tutti i morti dietro le spalle.

     

     

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  6. Ti vengo a cercare

    Naturalmente la canzone di Battiato.

    
Non si tratta di nostalgia di un tempo passato.


    Io amo il mio tempo, sono felice di essere nata n questa epoca.

    Sono entusiasta dei nuovi mezzi tecnologici che amplificano i nostri poteri di fare, di creare, di esprimersi, di comunicare. 


    Lo so che dipende dal modo in cui li usiamo. Poiché m’interessa la qualità della mia vita ho cercato e cerco ancora di imparare a usarli bene. Voglio dire con saggezza. Sul campo. 


    So che questa nuova tecnologia sta scombussolando il nostro modo di vivere, di pensare, di essere a livello planetario. Ma il cambiamento non deve necessariamente portare a una catastrofe. In passato i cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie hanno fatto fare un salto in avanti nella conoscenza, nella cultura, nelle istituzioni sociali e politiche. L’esito dipende da noi, ma la spinta insita nel lungo periodo della storia è verso il meglio. 

    Io, nel mio piccolo, lavoro in questa direzione e sono tutt’altro che sola.

     
     
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  7. Adoro il mio balcone, anche la notte. 



    La notte d’agosto scavata tra le stelle cadenti in cerca di messaggi ai bordi del mistero. 

    

Perché vivo ai bordi del mistero. 

    

La notte, come la battigia che separa la spiaggia stretta del noto dall’oceano immenso dell’ignoto. 



    E guardo nel buio come si può guardare nell’altrove. 

    

E la vita stessa appare come la prua della nave che avanza nelle acque sconfinate navigando a vista. 



    E benedico il sapere, tutto il sapere che millenni hanno accumulato. Pur sapendo che è poco, è già immenso per la mia piccola mente. E vi posso accedere in qualche modo, per trarne conforto e indicazioni. 



    Ma la mia vita si accende sul balcone che guarda nella notte. E aguzza l’occhio per vedere ciò che non si vede e dare certezza a quello che spero, in attesa dell’alba. 



    Una grande fiducia invade l’animo che respira già le cose di oggi. E sembra che una musica accompagni la storia, dando ai piccoli gesti l’eco dell’impresa. 



    E anche stamani posso sentire gratitudine per poter progettare il modo, il come, in maniera che calzi non l’uomo in generale, ma proprio me, così come sono.


     

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  8. Amo questa vita che ho ricevuto in dono.



    Ho fatto molti errori nella vita.

    Ho vissuto e mi è piaciuto.



    Al punto da desiderare di vivere per sempre.


    Che questa avventura continui senza tregua.



    E non so come la saggezza replichi a questo folle desiderio.



    Quasi certamente sono fuori della saggezza.

    

E non me ne importa più di tanto.



    Quasi credessi che la saggezza vera è da qualche altra parte, in vacanza dai nostri discorsi mielosi, sdolcinati e castranti.



    E so benissimo – nel dire queste cose – di non essere né una gigante, né un' eroina.



    Mi glorio che un essere piccola e mediocre come me possa accogliere nel petto l’audacia di sfidare luoghi comuni accreditati e tentare le vie della sincerità. Buttando a terra i vestiti di cui è stato ricoperto dai sarti della cultura e avanzando nuda – il più possibile – sui sentieri della terra.

     

     
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  9. Nel segreto fascino del viaggio certamente c’è il piacere di vedere nuovi paesaggi, nuova gente, nuove abitudini, nuovi modi di essere. Diciamo: il piacere del nuovo. Viaggiare è uscire dal proprio mondo e incontrare l’altro. E quando s’incontra l’altro, prima lo si riconduce al noto, per rassicurarsi, e poi ci si rende disponibili per vedere oltre il noto.



    Ed è qui che si comincia a cambiare. Perché l’altro ha per vocazione quella di manifestarsi come la parte mancante di sé. È sorprendente la gioia di scoprire che l’altro era ciò che ci mancava. Come se noi fossimo un tutto, frammentato in infiniti mondi, che il viaggio ci permette di incontrare e di mettere insieme.



    Io, nel viaggio, mi muovo un po’ a caso. Voglio dire: senza un piano preordinato in maniera rigorosa. Forse è perché non so esattamente dove devo andare. O forse è perché mi appare piacevolmente romantica l’idea di lasciarmi “guidare dal cavallo” mentre procedo. Con il segreto desiderio di scoprire che nulla avviene a caso e che ciò che incontro è in qualche modo sorprendente indirizzato proprio a me.



    Alcune cose, però, si sono chiarite e fissate nel corso del cammino. Per esempio, che sono attratta da una qualità di vita indipendente dalle pressioni sociali, cercata e riconosciuta ascoltando quella voce interiore che molti chiamano “il cuore” e trovando una verifica nel sentimento che mi occupa quando faccio certi passi. E mi rendo conto della verità di ciò che si dice quando si sottolinea che la gioia di vivere è legata a cose piccole, semplici, quotidiane, come il camminare tra i boschi o su sentieri di montagna, parlare con amici sinceri in maniera spontanea, riuscire a  vivere facendo le cose che ami perché scaturiscono da inclinazioni naturali. E provare il piacere della consapevolezza che si costruisce considerando nella quiete le cose che succedono e sentire che il nucleo si se stessi in qualche modo evolve. Poter immaginare che le cose che si fanno in questo modo, pur nella loro limitatezza, sono il dono migliore che puoi fare alla vita, al mondo, agli altri.



    “Vivere a modo mio” è stata la mia bandiera da quando mi sono messa consapevolmente in cammino e non intende essere un atto di presunzione nei confronti di qualcuno o qualcosa. Ma semplicemente quello che ho detto.



    Mi piace pensare che è in questo modo che cerco la realizzazione dei miei sogni. E non mi attira per nulla “quel successo là”, quello rappresentato sul palcoscenico delle celebrità. Mi rendo conto che “quel” successo non ti consentirebbe più di vivere a modo tuo, affidato com’è a una macchina della “visibilità” che prende il sopravvento sui tuoi veri bisogni e desideri, rendendoti schiavo di una recita infinita.

    

Quando vado a scrivere in un prato di collina, so che questo è il culmine della gioia di esistere. E quando racconto le storie bellissime che incontro so che celebro la bellezza e il coraggio dell’animo umano.

La vita mi appare così immensamente ricca e vasta che ho la sensazione quasi inquietante di essere strutturalmente piuttosto indietro nell’apprendimento. Ma invece di scoraggiarmi, mi ridimensiono e mi lascio prendere dalla meraviglia dell’essere al mondo. E mi spoglio progressivamente delle mie pretese, e mi abbandono al mistero, alla corrente, ...non so neanche io dire a che cosa. Ma il sentimento è di una gratitudine immensa.


     

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  10. mmaginare al ribasso stranamente è una scommessa. Immaginare che i nostri sogni siano illusioni senza costrutto. Immaginare che quello che vale sia solo ciò che si tocca e si guadagna.
Tutta la nostra vita pratica, concreta, è come sospesa a un cielo di immaginazioni e di scommesse.

     

     

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  11. Gli alberi, sì gli alberi. Ci sta bene vicino.

    Fanno parte di me.

    Quante cose ho pensato e sentito in loro compagnia!
    
La vita è viva.

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      dobbiamo ricordarci di abbracciare sempre la natura, lei ci ama!

    2. odessa1920

      odessa1920

      Spesso noi non la amiamo affatto

  12. Quando lavorava era solerte e riempiva il tempo.
    Quando sedeva nel prato era il tempo che riempiva lei.

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  13. Dove abiti?
    Sei di un altro mondo o ancora nel mio?
    Le parole che parliamo dicono che il linguaggio è comune.
    Ma come faccio a credere che siamo sulla stessa terra?
    Ma è davvero importante?
    Non basta sentire quello che dentro sentiamo?
    E non mi è difficile dare senso alle tue parole, ai tuoi urli, ai tuoi
    lamenti e alle tue uscite rabbiose.
    Tu non sei forse quello che sono stata io, e che sono ancora?
    Dove abiti?
    È forse soltanto per chiederti un appuntamento.
    Un luogo dove, di sfuggita, sfiorandoci, sappiamo l'essenziale l'uno dell'altro.
     
     
     

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    1. nuncepenza6

      nuncepenza6

      sempre delicatamente intensa

    2. altomororicco

      altomororicco

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  14. C'era una volta, lontano lontano

    La favola realizza un distacco temporaneo dalla realtà contingente, usuale.

    Nella favola possono avvenire cose meravigliose e magiche che nella realtà sembrano escluse.

    Nella favola il desiderio di realizzazioni meravigliose difficili o impossibili rafforza la sua fede.

    Tornando alla realtà dalla favola, la fiducia che i nostri sogni si realizzino davvero è più forte.

    Ai bambini (e non solo) piacciono le favole perché il mondo che sognano è un mondo dove i sogni si realizzano.

    Nella favola i sogni si realizzano senza il “duro” lavoro che viene predicato nella vita di tutti i giorni.

    La favola è una versione della meditazione trascendentale, dove si raggiunge lo stato del puro possibile.

    La favola è una critica della realtà: dice che l’esistente non è sufficiente.

    La favola è un addestramento alla creazione.
     

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    1. lullabyblue0

      lullabyblue0

      intravedo un tatuaggio! posso chiederti cosa rappresenta?

    2. odessa1920

      odessa1920

      La vie est la farce à mener par tous

  15. Conversazione al sole

     
    - Eh sì, Le persone di successo hanno una grandissima autostima.

     
    - L’autostima è dunque ciò che ci separa da loro?

     
    - I guru dell’auto aiuto suggeriscono di fingere di essere come loro finché non lo diventiamo davvero…

     
    - Ma a forza di fingere di essere qualcun altro non rischiamo di perdere la fede nelle abilità che davvero abbiamo?

     
    - Forse…
- Un eccesso di fiducia in se stessi può bloccare quel desiderio di miglioramento che ci spinge a lavorare sodo per diventare davvero competenti.

     
    - Già…
- Forse invece di crederci invincibili conviene imparare ad amare anche l’incertezza, l’esitazione e la confusione.

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  16. Ognuno ha il suo gatto morto

     
    Camminavo, come al solito, sulla solita strada. Abbasso gli occhi e vedo un gatto. Un gatto morto, probabilmente investito da qualche auto. Guardo quel gatto che ormai non è più un gatto: era morto da qualche ora, sotto il sole d’agosto, gonfio, con la pelle tesa, le prime mosche gli ronzavano intorno, alcune erano posate sugli occhi che non erano più occhi.
    Ci ho pensato un attimo poi l’ho preso e l’ho gettato tra i cespugli, quanto più lontano possibile dalla strada.
    Adesso, quando passo di lì, e ci passo almeno due volte al giorno, il vento porta alle mie narici quel tanfo di carogna: quando è più intenso, quando meno, quando non lo sento, quando lo percepisco appena. Tra un po’ non sentirò più nulla ma questo non mi impedirà certo di ricordare quel gatto chissà per quanto tempo.
    E solo io so che tra i cespugli, poco più in là, c’è un gatto che ormai non è più un gatto, dove le mosche ed i vermi fatto banchetto, sotto questo sole d’agosto.

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    1. carmal2

      carmal2

      bellissima!!!!!!

    2. gerbera0

      gerbera0

      mi piace questo contrasto tra la foto soleggiata e la storia un po' macabra

    3. fashionista0

      fashionista0

      Bellissima...anche se

  17. Oriente e Occidente: terre diverse sotto un unico cielo

     
     
    “Nessun uomo è un’isola, noi siamo tutti parte di un vasto continente. Esiste varietà, ma questo non ci rende separati tra noi. La varietà rende la vita più ricca – una parte di noi è nell’Himalaya, una parte di noi è nelle stelle e una parte di noi è nelle rose. Una parte di noi è negli uccelli che volano ad ali spiegate, danzando con il vento; una parte di noi è nel verde degli alberi. Noi siamo diffusi ovunque. Sperimentare tutto questo come una realtà, trasformerà tutto il tuo approccio alla vita, trasformerà ogni tua azione, qualsiasi tuo gesto; trasformerà il tuo stesso essere.

    Nella storia della vita di Farid, un grande mistico Sufi, si narra che un re andò a trovarlo. Gli aveva portato in dono uno splendido paio di forbici, erano d’oro e intarsiate di diamanti – un dono di valore inestimabile. Il re toccò i piedi a Farid e gli porse le forbici; Farid le prese, le guardò e le ridiede al re, dicendo: “Sire, vi ringrazio per il dono che mi avete portato. È bellissimo, ma per me è totalmente inutile. Sarebbe meglio se mi donaste un ago. Le forbici non servono, un ago servirà moltissimo”.

    Il re disse: “Non capisco. Se hai bisogno di un ago, avrai anche bisogno delle forbici”.

    E Farid: “Parlo per metafore. Le forbici non sono necessarie, perché dividono le cose. Un ago mi è necessario perché unisce le cose. Io insegno amore. Tutto il mio insegnamento si fonda sull’amore; consiste nel mettere insieme le cose, nell’insegnare alle persone la comunione. Ho bisogno di un ago per poter unire le persone. Le forbici sono inutili: tagliano, dividono. La prossima volta che verrà, sarà sufficiente che vostra maestà mi porti un semplice ago”.

    La logica è simile a un paio di forbici: taglia, divide le cose. La mente è simile a un prisma: un raggio di luce bianca lo attraversa e immediatamente è diviso in sette colori. Fa’ passare una cosa qualsiasi attraverso la mente, e sarà divisa. La vita e la morte non sono vita-e-morte, la realtà è vitamorte. Dovrebbe essere un’unica parola, non due; neppure un trattino dovrebbe unirle. Vitamorte è un unico fenomeno. Amoreodio è un solo fenomeno. Oscuritàluce è un fenomeno. Negativopositivo è un fenomeno. Ma quando quest’unico fenomeno è fatto passare attraverso la mente, è diviso in due. Vitamorte diventa vita e morte; non solo è diviso: la morte diventa antagonista della vita. Sono nemiche. A quel punto, potrai tentare di riunirle, ma sarà impossibile.

    Kipling ha ragione: “L’Oriente è Oriente e l’Occidente è Occidente e i due non si incontreranno mai”, ma solo da un punto di vista logico. Come può l’Oriente incontrare l’Occidente? O viceversa? Ma da un punto esistenziale è un’assurdità: si incontrano dappertutto.

    Per esempio, in India: dov’è l’Oriente e dove l’Occidente. Rispetto a Londra, siamo in Oriente; ma rispetto a Tokyo, siamo in Occidente. Dove si trova esattamente l’India: a Oriente o a Occidente? Dovunque Oriente e Occidente si incontrano, ma Kipling dice che non si incontrano mai.

    Non è vero: non esiste un solo punto in cui Oriente e Occidente non si incontrano. Né può essere altrimenti: Oriente e Occidente si devono incontrare, è inevitabile: si tratta di un’unica realtà, di un solo cielo.”

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      una città che mi sta molto a cuore!

  18. Ero molto grata dell’esistente.

     

    Ma non mi ci addormentai dentro.

     

    Sollevai la testa dentro il futuro

     

    Era Natale.

     

     

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  19. io navigo, su questo vascello, nell’Oceano dell’Essere.

    E mi sento benedetta, per il fatto di esserci a guardare e trafficare.

    In questa sorta di avventura che chiamiamo vita.

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  20. All’improvviso mi sembrò di capire che la meta non è il fine, ma un mezzo.

    Il fine è ciò che stai facendo in questo momento: 
    il viaggio.

     

     

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  21. avviava di buonora per le strade del mondo sognando la luna.

    Il passo leggero e le agili mani ad esplorare le meraviglie del fare.

     

     

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  22. Il fascino dell’avventura. Partì da ragazzino come mozzo su un vascello. Divenne capitano - oh capitano, mio capitano! – E solcò gli oceani del mondo, imparando molto sugli umani e sui cetacei. Conobbe la flora di isole tropicali, si nutrì di cibi esotici ed ebbe amori intensi e brevi. Lasciò traccia di sé su taccuini rilegati. Si assopì nel tramonto colmo di mistero.

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    1. verissimodipiu1

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      Ho sempre desiderato di essere uno spirito libero, ma tutto è rimasto sopito nella mia mente.....

  23. L’immensità dell’universo ci suggerisce che un giorno viaggeremo tra le galassie. 

    Lungo è il cammino che ci attende e la scoperta non avrà mai fine. 
    Una buona cultura prepara lo spirito per il lungo viaggio. Già da oggi. 
    Una buona cultura non sperpera intelligenze ed energie in stupidi conflitti, ma le investe nella costruzione del futuro.

     

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  24. poi, lasciatemi partire con i miei velieri a visitare il mondo e i Mari del Sud. Sono in cerca dell’Isola del Tesoro e adoro l’avventura. 

    Terrò un Diario di Bordo e lascerò traccia delle vicende umane che incontrerò. E racconterò ai figli dei nipoti storie incredibili e meravigliose.

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  25. si parte di nuovo.

    Il tempo, un altro regalo.
    Soprattutto la sete e la fame che spingono al viaggio.
    La grande avventura nel fondo del cuore e un orizzonte promettente.
    Io faccio al mondo sconosciuto una preghiera e gli butto addosso la rete dei miei sogni.

     
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