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Casomai ci pensassi…A chi sto parlando?A te che non ascolti e che pensi ad altro e che sei così bravo ad ignorare i fiori e il vento.Casomaii ci pensassi, io direi, tra non molto - diciamo: alla lunga - saremo morti, io e te. E saremo tutti morti, alla lunga, noialtri.La vita è breve - quanto durano i nostri desideri?C'é qualcuno che non ama l'infinito?Quando io amai, dissi: per sempre.Permanere mentre tutto scorre.Non ti fare ingannare da spiragli di solletico.Non lasciare che il tuo cuore - che sa - venga annebbiato da queste vaghe filosofie dell'effimero, che non fanno che carezzare le tue, le mie, debolezze.Io dissi: per sempre.Sapevo che l'eroe scorre nel tempo, rimanendo se stesso. E sapevo che tu, ed io, impregnati del fango della terra, saremmo per sempre fedeli al nostro sogno.Casomai ci pensassi.Casomai.
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"A te che non ascolti e che pensi ad altro" mi stupisco sempre di come alcune persone non riescano a sforzarsi di ascoltare, in tutti sensi, soprattutto quando si parla di ascoltare il prossimo, ascoltare l'interlocutore. Purtroppo tanti sentono, ma non si impegnano a capire quello di cui parla la persona con cui stanno avendo un dialogo (leggi: che sta facendo un monologo), sia che si tratti di discorsi semplici che apparentemente non difficili, ma anche più complicati. Mi stupisco di come alcune persone non ascoltino ed interpretino erroneamente quanto viene detto, perché si fermano al pregiudizio che hanno dell'interlocutore o di quello che potrebbe dire.
Ho letto tutto il tuo bellissimo pensiero, ma ho estrapolato solo quella frase perché è un fatto a cui tengo molto.
Buona giornata!
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Uffa sempre a risponderti. Lo sapevo che ci sono corrispondenze fra noi nonostante le grandi diversità: amo quei sentieri rurali e dannunziani dove cammini pensando ai ragazzi, amo i laghi, amo i cipressi, amo i cimiteri per la loro bellezza immobile e per le storie che ci raccontano.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Non viaggio quel tanto per fare in modo che possa diventare anche per me un mia caratteristica; ma quando molti anni fa mi sono trasferito in città per prima cosa, per conoscerla, visitai il cimitero. Ci ritornai un giorno per un semplice lavoro di spalatura della neve, ma questa è un'altra storia. Stavo pensando che quello che che ci accomuna è forse un certo romanticismo ottocentesco o magari un esistenzialismo o decadentismo alla francese. Ho letto una volta in una chat pubblica, da un esperto del settore, che merita una visita il campo santo di Genova, a quanto pare deve essere di una suggestione unica.
Comunque è meglio chiudere il discorso perche chi ci legge e ci vede dall'esterno veramente pensa che siamo pazzi, ma pazzi veramente. Oppure dei ricchi annoiati in cerca di cose originali ed emozioni forti.
Ti scrivo ancora.
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Ecco una bell'avventura.Enrica aveva deciso di collezionare una lunga lista di cose belle ed errava per le le città e le campagne a fotografare ciò che nutriva la sua gioia di esistere.
"Voglio prendermi cura della vita che mi è stata regalata", diceva, "perché dovrei lasciarla inquinare dalle brutture? Il fatto che esistano non comporta che io me ne debba nutrire. Quando vado a funghi nel bosco, scelgo quelli buoni e lascio perdere quelli velenosi".
Lei ragionava così. -
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Solo le persone davvero mature e non piene di sé, sono in grado di ammettere quello che hai scritto. Continua così!
P.S. stare a contatto con il prato, specialmente camminare a piedi nudi sull'erba, è una delle mie cose preferite, mi rigenera come poche altre cose al mondo sono in grado di fare
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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La mia infanzia è stata vissuta in una sorta di stato brado, sempre fuori, nei boschi, nelle campagne, sulla collina nei frutteti, sugli alberi…
La mia idea di libertà si è formata attorno a quest’esperienza.
E anche adesso la mia vita nella società urbanizzata trae da quell’esperienza modelli di comportamento, evitando appartenenze.
E così il mio vagare tra libri, musica, arte, non segue progetti rigidamente definiti.
Nella mia idea dell’avventura c’è questo andare vagando, decidendo di volta in volta dove dirigermi, a motivo di qualche incontro e di qualche suggestione.
Mi lascio incantare dagli eventi.-
Sento con te l'odore dell'erba appena tagliata delle giornate estive e arrampicati sugli alberi il rito dei noccioli sputati delle ciliegie. Il tuo scritto mi suscita tanti pensieri che vorrei trascrivere, ma poi, come capita anche a te, vengo rapito da quell'inerzia che mi fa procedere nella monotonia del nulla. Ci vorrebbero degli stimoli, delle persone che hanno voglia di ascoltarti o ritornare bambini.
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mi hai fatto commuovere
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COINCIDENZE
Un cuore inciso sulla balaustra vicino al tuo braccio.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Lei sapeva che la sua anima era stata una donna contro un muro per molto tempo, intenta a raccogliere le gocce d'acqua che scendevano da una fessura. Ricorda ancora quella sensazione - molto sensuale e fiera. E sa che da lì le vennero ristoro e forza nei tempi del cambiamento.In quel periodo imparò che quello che aveva fatto, subito, patito, non contava più niente. Fu in quei giorni che il passato passò e lei poté rinascere completamente. Lavata da quell'acqua ritornò a pensare alla vita come al primo mattino, come l'erba bambina all'inizio di marzo.
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Soprattutto ti verrei a cercare, per quelle nostre chiacchierate sul futuro, le novità e il modo di affrontarle. Quando mi dicevi: "Non dirò mai, come i nostri vecchi, Io ai miei tempi..." Si è sempre avuto paura del nuovo.Ma lo sappiamo, è il nuovo che vince e che il mondo va avanti. E noi dicevamo di voler imparare ciò che il nuovo ci regalava, per essere, per fare, per rendere le cose migliori.
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Il senso della vitaJodorowsky dice che la vita non ha senso. La ricerca del senso della vita è una faccenda intellettuale. La vita è tutto fuor che intellettuale. La vita bisogna viverla.Io penso che la domanda sul senso della vita abbia anch’essa il suo posto importante nel vivere la vita. Per questo motivo non ci si deve sbarazzare così frettolosamente di una domanda che ha le radici nel più profondo di noi.
Si può cercare di capire il senso di questa domanda, che non si accontenta certo di una risposta concettuale.
Quella domanda vuole sentire (il “senso”) la presenza di qualcosa che rende la vita veramente vivibile. Vuole sentire che la vita è buona, che l’ama, che la nutre, la sostiene ed è pronta a sconfiggere tutte le sue paure. Qualcosa che è in grado d’infondere fiducia e slancio creativo, invitando alla creazione quotidiana dell’essere.
Poiché questa garanzia non è immediatamente presente, poiché si presenta di primo acchito come un’Assenza, ecco la domanda, che non è solo domanda di sapere, è domanda di avere, di ricevere, di sentire dentro. È Desiderio.
E allora questa domanda, alla fine, è un invito a cercare (non solo con l’intelletto) il Santo Graal.
Ed è questa ricerca stessa, la sfida che pone alla fiducia, il coraggio che richiede, lo slancio per certi versi folle cui si affida, che fa “sentire” il senso della vita.-
belle, veramente belle parole
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giasone007 ha aggiunto una reazione
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Immersa nel sognoForse è dai nostri sogni che scaturisce il mondo.
Le cose e gli eventi non sono che inviti a continuare a sognare.Il desiderio sostava tra i tuoi abbracci, nelle lusinghe del tramonto.
Un’onda anomala d’energia rinnova lo sguardo.
I piedi danzano impazienti.
Spogliarmi di tutte le dottrine e ritrovare il linguaggio vergine, fanciullo.
Sostare nelle terre di confine.
Respiro con gli occhi il profumo delle tue forme e sono subito ebbra.
Sulla tua bocca, sapore d’albicocca nel momento in cui si schiude al sole. -
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Sulla tomba di Bukowsky l’epitaffio dice: Don’t try, non cercare, non provarci.
È una sua poesia che si riferisce all’eventualità di fare lo scrittore, in sostanza se non sei convinto di una cosa non farla, se non ti ruggisce dentro non farla, inutile cercare, inutile sforzarsi di farla, riuscirà male, in ogni caso.
Questo principio credo vada applicato anche in altri campi, non solo alla scrittura. Amore compreso.
Non cercare, non cercare, no… rassegnati, può succedere, può non succedere, nulla cambia, inutile cercare, bisogna rassegnarsi al destino delle stelle, ascoltarle mentre bruciano, sentire i pianeti che girano intorno a noi, limitarsi a questo, senza alcuno sforzo.Don’t try!-
amo Bukoski, forse è il mio scrittore preferito; ma non conoscevo questo particolare...che ovviamente me lo fa amare ancora di più.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Federica: ho dei rapporti con lui… sto con lui, io mangio, dormo, penso con lui…Confessore: rapporti?Federica: si… senza essere sicura, senza sapere…Confessore: sicura di che cosa?Federica: d’altra parte so… so che approfitto di lui, della sua… della sua intelligenza, del suo calore, del suo… di tutto lui…Confessore: della vita…Federica: sì…Confessore: beh… approfitta della vita…Federica: sì…Confessore: ma dov’è il male?Federica: sì, è vero… ma non… non riesco a respirare e… ho paura di invecchiare così… senza mai più respirare… quando invece mi sento ancora un po’ giovane…Flashback:Federica bambina: che i miei capelli siano molto lunghi, anche quando qualcuno me li taglia, che ricrescono subito, che questo zucchero filato non finisca mai, che io non abbia mai più paura di niente…Mamma: Federica lo sai che non ti devi allontanare… dammi la mano, dammi la manoFederica bambina: dove vanno i palloncini quando salgono in alto? E poi quando arrivano dove ci sono le nuvole? Scoppiano! E poi ricadono… ma in testa di chi? Hai già conosciuto qualcuno che ha ricevuto un giorno un palloncino sgonfiato in testa!?Da “È più facile per un cammello” di Valeria Bruni Tedeschi
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Mi viene in mente il Dialogo di un Venditore di almanacchi e di un Passeggere di Giacomo Leopardi.Il Passeggere chiede al Venditore a quale anno del passato vorrebbe che il nuovo anno somigliasse e il venditore non riesce a trovarne uno abbastanza felice da desiderare che l’anno nuovo gli somigli.Arrivano a concordare che ciò che si desidera è un anno di cui si sa niente, un anno a caso. Anche se – considera il Passeggere – il caso non ha trattato molto bene nessuno fino ad ora, e prosegue:Passeggere. …Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?Venditore. Speriamo.Il grande Leopardi!Arrivo anch’io a preferire una “vita a caso” anche se ho una considerazione migliore del mio passato.Non vorrei io nemmeno ripetere alcuno degli anni passati. Non perché non siano stati felici, ma perché anch’io preferisco un anno di cui ancora so niente e che è tutto da inventare, giocando con il caso e affidandosi a una buona stella.Non è l’avventura che rende la vita interessante?
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All’ombra di un acero di monte,seduta in quiete in questo loco eterno,respiro un sole audace, con la fronteverso colline in nostalgia di inverno.
Un pino strano tra betulle e faggiporta con sé la nostalgia del mare.Io allargo del pensiero i vasti raggi,in preda a un’aria che mi fa sognare.
Vorrei restare per sempre in questa posa,fissata in un presente senza fine,ove l’istante tutto il tempo sposae le cose lontane sono vicine.
Ma poi mi scuoto e mi rimetto in piedi,mi dico: sveglia, non ti addormentare!Riprendi il tuo cammino e se non vediproprio per questo tu vorrai cercare. -
“Me l’ha detto un uccellino!”, così diceva mia nonna materna, quando intuiva qualcosa che avevo fatto e che tenevo in segreto.All’inizio ho creduto che quell’uccellino esistesse davvero. Poi ho capito che è una facoltà intuitiva che abbiamo dentro e che può suggerire qualcosa d’importante per la gestione della nostra stessa vita.Oggi affido le decisioni che mi riguardano quasi totalmente a quella vocina interiore.E, quando mi parla, mi affretto ad annotare i suoi suggerimenti, per non perderli per strada.
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Beh, penso che la vita viene un po' come uno se l'immagina... voglio dire che uno si inventa la sua vita cominciando a immaginarsela e poi cammina e opera ispirato da quella visione… A me piace pensarla in questo modo… Ovviamente non hai nessuna scienza… Ma che siamo ignoranti sulle cose di fondo riusciamo a saperlo molto presto… …Vabbè! Socrate!…Camminando, spesso, vengono idee, i desideri creano visioni... E perché no?Io ci sto!
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questo cielo sa di estate, e quei fiori sono cosi profumati che li sento qui! bellissima immagine
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Al parco la domenica. I ragazzini giocano correndo, le madri scambianoo tra loro commenti e racconti. I padri giocano a pallone, chiamandosi col nome dei campioni.Il mondo è bello da vedere. Naturalmente lo sguardo fa le sue scelte. Penso che il tempo è troppo poco. Penso di averne poco ancora e so di averne buttato via molto. Un pensiero che mette un po’ di fretta. Ma io rallento d’intenzione. Fingo di avere tutto il tempo che serve. E immagino di potermi dedicare alle cose che amo senza paure e costrizioni. E lo faccio. Ed è piacere. E poi lo dico a chi incontro. Ma non sono fatta per la vita di mondo, per le cerimonie, per le tradizioni. Sono tutta qui, mentre il tempo scorre. E mi attraversa lasciando anche ferite. E so fermarmi, un momento, a contemplare il gioco dei bambini sotto le foglie degli alberi del parco la domenica mattina.
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Amélie Nothomb, in “Acido solforico” racconta una cosa deliziosa che fa al caso di chi vive situazioni di disagio. Racconta di un prigioniero in un campo tedesco durante la seconda guerra mondiale. Le condizioni di sopravvivenza disumane e disumanizzanti. Lui e i compagni si stavano trasformando in poveri selvaggi, bestie sofferenti. Nelle loro menti, pensieri insopportabili. Un giorno quest’uomo ebbe un’idea geniale. Inventò il “gioco della dama”. Il gioco consisteva nell’immaginare che in mezzo a loro ci fosse una dama d’alto rango, di fronte alla quale ci si sarebbe dovuti comportare in maniera degna della sua nobiltà. Tutti accettarono di costruirsi questa fantasia. Un po’ per volta, a forza di vivere alla presenza della nobile dama, avevano ripristinato la civiltà e si resero conto di essere salvi. Questa vittoria della mente sostenne i prigionieri fino alla fine.Mi sembra davvero una bella storia. La comprende bene chi cerca di tenere alto il morale in una situazione in cui il dolore e l’impotenza suggerisce quotidianamente una sorta di deriva. L’immaginazione è capace di fare questi miracoli.“Chiunque conosca un inferno durevole o passeggero, per affrontarlo può ricorrere alla tecnica mentale più gradevole che esista: raccontarsi una storia. L’infelice che riesca a riempirsi il petto di un soffio di grandezza rialza la testa e smette di compatirsi” (A. Nothomb)
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L’arte esiste per ritrovare la sensazione di essere vivi.Allora la domanda è: qual è il beneficio di un libro? Farti sentire vivo. Ritrovi la sensazione di essere davvero molto vivo.Lo stesso è per la scrittura: perché scrivo? Per ritrovare o trovare la sensazione di essere viva, molto viva, piuttosto viva, assai viva.
E anche per farti innamorare di me! -
Penso alle tue labbra.Alle mie mani affondate tra i tuoi capelli, dietro la nuca.Ti sento nella pancia. Voglio la tua pancia. Adesso di più.Come scossa elettrica che scende.Voglio baciarti senza parlarti. Neppure una parola parlata, come stiamo facendo adesso.Solo il calore delle tua lingua dentro di me. Calore che si rimescola e si scuote dal torpore.Respiro.Corto circuito del desiderio.
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sempre cosi profonda!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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E immaginavo Ulisse nel suo viaggio verso Itaca.Dieci anni? È tanto? È poco?
È quello che è.
Tu vai verso Itaca, ma intanto esplori il mondo, la vita. Aderisci agli eventi, quali che siano gli dei che si danno da fare.
E ascolti il canto delle sirene, avendo cura di farti legare all’albero maestro.
E ti lasci incastrare da Circe, ma senza chiudere il cuore alla nostalgia.
Oh, Nausica, com’era dolce il tuo sorriso…Si va, verso Itaca, ma intanto si esplora il mondo, la vita.
E non smetterò mai di meravigliarmi.
Se potessi dirlo con le parole della poesia!
Perché, infatti, tutto è musica. Tutto è sogno.
Il mondo che c’è fuori di qui, il mondo tutto da esplorare, tutto avventura e conoscenza, è già presente nella mia anima e mi porta fuori dai confini stretti del presente. Ma nel veleggiare verso Itaca, io aderisco al presente, alle onde di quel che succede, là fuori e qui dentro.
Essere qui, nel presente, e bruciarlo come legno da ardere, per fare luce nel veleggiare verso Itaca. Vado verso Itaca – oh la mia Itaca! – e intanto esploro il mondo e gli eventi.
Dio! Non finirò mai di meravigliarmi. E prego il Cielo che questo continui per sempre…