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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Il Desiderio è tenace. 

    Il Sogno difficilmente muore. 

    Può covare sotto la cenere, ma, al primo alito del vento, ringalluzzisce.

     

     

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  2. Tutto scorre ma io sto ferma.
    In silenzio ascolto dentro di me.
    E lascio che quel che sento mi guidi.
    Così riprendo il cammino.
    Senza preoccupazione.
    Solo il desiderio.
    Non le voglie, il desiderio.
    E lascio che il desiderio mi guidi.
    E tutto accade.
    Io stessa accado.
    Piena di meraviglia.

     

     

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  3. Ho voluto riportare il termine cultura all’atto del coltivarsi. L’ho spostato intenzionalmente dalla considerazione del grande patrimonio di prodotti d’arte e di pensiero cui possiamo accedere, all’azione in atto, che è espressione della cura di sé. 
Un tempo si poteva parlare di una persona colta, che si era coltivata. Oggi è necessario parlare della persona che si coltiva, che si esercita, che sviluppa talenti, che si prende cura di sé in ogni aspetto, sviluppando le proprie capacità. E la cura di sé non dovrebbe finire mai. Non si dovrebbe mai dire: “Oramai a che serve?”.

     

     

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  4. Due dimensioni parallele abitano l’esistenza e i momenti magici sono quando si sposano. Sono gli spazi del senso, della bellezza, della verità, dell’amore. 

    Il paradiso che godiamo, perdiamo e ritroviamo.

     

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  5. Novembre è l’unico mese dell’anno tra ottobre e dicembre. Giusto per dargli un collocazione temporale. E manco a farlo apposta, proprio con un temporale è iniziato questo novembre. Uno si fa per dire.
    Stasera ho fatto le caldarroste, ne ho prese una manciata dalla padella, ho tirato fuori dall’armadio il mio giaccone pesante, e sono uscita a fare due passi. Io e le caldarroste nelle mie tasche ci facciamo una passeggiata.
    E proprio stasera, sgranocchiando castagne per strada e lasciando dietro di me una sottile scia di bucce, ho scorto nell’aria qualcosa di diverso, qualcosa di invernale, o quasi. Stasera c’è un’aria di passaggio, un’aria non-del-tutto. Un’aria affilata ma non troppo, umida ma non troppo, fredda ma non troppo, trasparente ma non troppo. L’aria di stasera ha un’aria decisamente transitoria, appena pochi giorni fa era diversa, un’aria dagli echi vagamente estivi, e adesso è qualcos’altro anche se non ha ancora assunto una forma definitiva. E mi piace respirare quest’aria che sta cambiando, e lei docile si lascia respirare.
    Questo novembre, insieme all’aria che muta di sostanza ed alle prime pioggie, qui in paese hanno chiuso i battenti un sacco di negozi e sulle vetrine spoglie vedo affissi cartelli gialli con una scritta nera: affittasi, vendesi, cedesi… perfino il negozio di fate ed elfi proprio vicino a casa mia ha cessato l’attività. Premetto che odio fate, elfi, troll e compagnia bella ma la cosa mi ha rattristato molto anche se mi sono chiesta come abbia fatto a rimanere aperto per quasi quattro anni. Io non ci ho mai comprato nulla e adesso mi sento pure un po’ in colpa.
    Comunque ammiro le persone che una mattina si svegliano e si dicono: oggi voglio campare vendendo fate ed elfi.
    A me non verrebbe mai in mente ed è una ineffabile limitazione.

     

     

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  6. Grazie all’inquietudine mi rimetto sempre in viaggio.

     

     

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  7.  – Guarda la luna. È per tutti, ma si rivolge a te, come se fossi l’unico. L’universo è così. Indica a te che sei il centro del modo. Tocca a te inventare il tuo mondo. Non attendere le stelle, o l’oroscopo. Non attendere più. Non hai fatto che attendere. Ora basta. Non attendere. Decidi.

    Prenditi cura della tua vita. Abbi fiducia. La luna ti suggerisce di aver fiducia. Credi che la luna parli a te. Che gli eventi siano rivolti a te. Che tutto quello che ti capita sia un dono per te.

    Smettila di lottare con gli eventi, con l’esistente. Immagina che ciò che avviene sia Dio stesso, il tuo Dio. E che tu possa fare il mondo a modo tuo.

    Questa fiducia è la base di tutto. La fiducia: che puoi immaginare il tuo mondo. La decisione: che dipende da te portare bellezza e senso.

    Abbi cura di te. Perché l’universo ha il dito puntato su di te. Tu sei la cosa più importante. Sii all’altezza. Non aspettare più. Deciditi. Prenditi cura. Il resto verrà da sé.

     

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  8. È molto probabile che sia un po’ fuori di testa. Ma non sono in grado di valutare. Dovrei essere, infatti, contemporaneamente anche “normale”, ma come?

     

     

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  9. La parola è assai curiosa


    Benché ognuno l'abbia in bocca


    Non è vero che dia il gusto


    Di ogni cosa che si tocca. 

    E anche quando hai già imparato


    Quasi tutto il dizionario


    Non solleva sulle cose

    
Lo spessore del sipario.

    Ma conserva la promessa


    Per chi l'ama veramente


    Di una splendida avventura


    Di chiarezza per la mente.

    A me piace la parola


    E mi garba investigare


    Tutto quello di curioso


    Che con essa si può fare.

     

     

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  10. Il parco. l parco era il suo pensatoio. E il pensiero era la mente stessa del mondo.   E quello che nasceva lì scaturiva da un irresistibile sentimento della bellezza del vivere. Lavorare per fare della terra un giardino era il grande obiettivo. Bisognava allargare la conoscenza, era necessario studiare, progettare, inventare, con un orizzonte grande come il cosmo. La musica era la colonna sonora del lavoro. 

    E il lavoro era amore.

     

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  11. Mi sembra logico e giustificato che la parola, la scrittura, la usi soprattutto per cercare di mettermi nella giusta direzione, nella buona disposizione. E questa sarebbe, secondo i miei presupposti o pregiudizi, energica disposizione a creare vitalità in me e nelle cose che faccio, per alimentare la vitalità gioiosa del mondo che riesco a toccare.


    Di fatto alcuni giorni di tristezza mi mettono duramente alla prova.

    Dentro questo corpo, c’è ancora una bambina che salta e gesticola, felice di partecipare al grande gioco della vita. E quella bambina sta aspettando con fiducia il momento della guarigione.

     

     

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  12. L’anima non è sempre con me. Ma spesso mi visita nei miei soliloqui. 

    E so che quando parlo con lei io parlo con tutti.

     

     

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  13. Mi trovo, come tutti, invischiata in schemi d’interpretazione e comportamento che vengono dal passato. Ma sento il bisogno di esser io e di aprirmi una strada autonoma e sensata. Dotata di valore. Valore sentito.


    Le prediche che vengono dal passato mi sembrano prigioni. 

    Catone il Censore non è tra i miei idoli. 


    La guida, allora, è dentro: il sogno e la consapevolezza. E la coscienza.  


    E la necessità (e il desiderio) di esplorare, tentare, scommettere. 

    Per la gioia di essere al mondo.


    C’è chi studia il mondo – e io gliene sono grata. E c’è chi studia se stesso - e io sono di questi.


    Io credo nella vita che va avanti. E faccio la mia parte. Senza ascoltare prediche.

     

     

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  14. L’aeroplano vola nel pomeriggio svogliato; e non dà l’impressione di voler atterrare: certo, scende d’un po’, ma (subito!) riprende la quota. Allora, io guardo laggiù, nel fondo: sotto al cielo, tra il verde e le colline, ci sono due uomini in piedi, con indosso impermeabili chiari, benché non guizzi nemmeno una pulce assetata di pioggia.
    Sono professionisti, quei due: fanno il sopralluogo del campo là in fondo, inclinato a piombo sul lago. Ieri, il campo garriva del mais alto ormai già maturo. Oggi, invece, eccola lì, la terra: ridotta a creta arsa, a mondo non ancora in uso: a niente, cioè.
    Fermi in piedi dentro lo spazio d’abisso, i due hanno intorno illimitato silenzio, e bisbigliano senza suoni.
    Quei due non possono neanche più captare l’aereo volante.
    D’un tratto, salta fuori un cellulare, uno dei due mi chiama: - È una soffitta del tempo - mi dice - Non credo che decideremo d’uscirne -.

     

     

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  15. Come tutti mi sento un po’ imbranata di fronte al cambiamento, ma preferisco l’avventura dell’apprendere alla nostalgia del passato.

     

     

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  16. Io sono una solitaria che sta bene in compagnia.


    La solitudine è sempre stata per me una risorsa. 

    Il luogo dove potevo incontrare me stessa ed esercitare quella cosa strana che alcuni chiamano “essere connessi”.


    Paradossalmente, è proprio dal mio modo di vivere la solitudine che si crea in me una bella apertura agli altri.


    Inoltre, è nella solitudine che io trovo la fonte di quel poco di creatività che riesco esprimere.


    E allora mi sento di sottoscrivere il vecchio adagio latino: 

    Beata solitudo, sola beatitudo

     

     

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    1. ok1803

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  17. Dei boccioli di rosa durante la passeggiata. 


    L’intensità di una passione, 


    di una ricerca, di un viaggio, 


    di un progetto, 


    di un amore.

    Dei boccioli rosa, 

    
calore sufficiente alla mattinata autunnale.


    E il lavoro su di me, sul mio spirito, sulla mia immaginazione.


    E il camminare attenta, macchina fotografica alla mano.


    Il verso sgraziato di un fagiano. 


    Una grande pozza d’acqua. 


    Gli spunzoni di steli dopo la trebbiatura del mais,


    allineati come soldatini obbedienti dalla testa mozzata.


    Ogni dettaglio era parola in un discorso allusivo.


    Il disegno di una trama.

     

     

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  18. Ci sono altri occhi dentro il mio corpo?
    Occhi senza retina, pupille, cristallino?
    O si tratta piuttosto di un suono, di una musica?
    O di un sapore?

     

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    1. elisa2807

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      Frase del giorno 15 febbraio 2014 - Mamma e Bambini

  19. Perché demonizzare la tristezza, la nostalgia, la malinconia, il dolore dell’anima, l’inquietudine d’essere vivi? Perché renderli una patologia? Questi sentimenti racchiudono le domande più dense d’umanità che ci portiamo dentro.
Voglio il successo, voglio fare fortuna, ma da donna completa, non decurtata dei miei sentimenti più filosofici.

     

     

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    1. glamoursnob

      glamoursnob

      Non aggiungo altro! Molto elegante

    2. ok1803

      ok1803

       

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  20. C'è aria e respiro tra una cosa e l'altra. Pensieri che sono domande e che sono risposte. Risposte che sono decisioni e scommesse. Non so cosa incontrerò, ne cosa desidero, se non seguire questa direzione di marcia. Pulisco casa e rimetto in ordine le cose, ogni giorno, ogni momento. Cerco di fare come il giardiniere. Lo sguardo cerca la bellezza, le braccia trafficano instancabili.

    Finché crollo nel sonno, in un attimo.

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    1. martymartina1

      martymartina1

      elegante come sempre ! :)

  21. Mangiamo e facciamo diete, preghiamo e facciamo telefonate, inventiamo e ascoltiamo, lottiamo e ci adattiamo… Sempre di nuovo, ci mettiamo in gioco. Non sopportiamo l’entropia del tempo vuoto. E quando nulla succede, pensiamo con fede che le cose stiano capitando a nostra insaputa e che domani ci raggiungeranno.

     

     

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  22.  Si alzava presto.


    A pesca di idee. 

    
Pensieri che aprono l'orizzonte, 


    che alimentano il fuoco interiore.


    Che danno forma ad azioni costruttive.


    Che fanno della giornata un terreno ubertoso.

     

     

     

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    1. ok1803

      ok1803

      bellissima :x

    2. vitto071

      vitto071

      Pensa a tutta la bellezza ancora rimasta attorno a te e sii felice.

       

      Bellissima , come sempre :x

  23. E mi scopro ogni mattina così dispersiva!…
    Le troppe cose, ognuna che tira dalla sua parte.
    Nell’insieme...una sorta di smarrimento…

    E sembra giustificata la domanda che affiora: dove sto andando? Dove voglio andare?

    Una vecchia domanda!

    Insomma: bisogna decidere, cioè tagliare via i molti richiami e scegliere la direzione. Disciplinare le risorse, raccogliere in un disegno unitario, ben orientato, la folla delle spinte… Focalizzarmi su l’obiettivo.

    Ma quale?

    Se tento di rispondere, ritornano in tanti nel mio cervello a chiedere precedenza: premono verso l’uscita come contro uno stretto collo di bottiglia…

    Imbarazzo!

    Allora concludo che ciò che desidero davvero sarebbe non dover decidere, poter seguire la corrente, lasciarmi portare… vedere e gustare mentre le cose accadono, semplicemente essere, volendo quello che avviene e lasciandomi andare. Nessuna pressione a fare, a ordinare, a focalizzare.

    Libertà come non aver niente da fare!


    È un pensiero che resetta la mente e allarga il respiro. Un ampio spazio di “niente da fare” dove poter fare tutto quello che viene voglia di fare, dove essere esattamente quello che sono!

    E se immagino di avere questo grande spazio di libertà, immediatamente ritorna la domanda: e allora, cosa faccio? Dove voglio andare?

    Curioso!

     

     

     

     

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    1. dimitra3

      dimitra3

      bellissima!

    2. dantu67

      dantu67

      Bella riflessione... condivido appieno. Mi chiedo solo se una cosa comune a tutti, anche a quelli che sembrano avere una vita che segue la direzione giusta e sono soddisfatti; oppure io sono come te ed altri... 

      Grazie di aver condiviso questo pensiero che mi aiuta a riflettere. 

      Buona domenica!

  24. E, in fondo, l’avventura sta proprio qui: nell’avanzare al buio, trapanando l’opaco con piccole torce elettriche. 

    E la meraviglia è tutta in questo vedere qualcosa che spunta dal nulla.

     

     

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  25. C’è questa cosa che desta una certa compassione poetica. Questa cosa che si può chiamare “la grande fatica del vivere”. La si può percepire nell’individuo ma anche nella specie: nell’umanità intera, se la si guarda da quelle altezze da cui si vede la storia.
    Da quella prospettiva e con quelle emozioni di meraviglia e pathos che ci fanno sentire parte di un mondo grandioso, che pure, da vicino, è pieno di robaccia che non ci piace. Un po’ come quando si contempla il paesaggio a distanza. Bellissimo! Anche se da vicino, lungo il torrente e negli anfratti tra le rocce, si vede l’immondizia abbandonata senza cura.

    Questa “grande fatica del vivere”, da vicino appare spesso come “la gioiosa operosità del fare vita” qui, adesso. Ed è qui che il gusto e la bellezza trovano un’espressione particolarmente nutritiva. Io adoro questa prospettiva. Ci lavoro tutti i giorni. Mi creo i miei film mentali per questo… E allora io ero una creativa alla scoperta di funzioni straordinarie della scrittura e del pensiero, io ero capace, con le immagini di incantare se stessa e la vita… io ero…

    Non mi nascondo affatto tutte le incongruenze che ci sono nel mio passato e ancora nel presente. Le parti di me che non sono integrate tra loro e il rapporto sempre problematico con questo mondo in cui voglio essere, sia pure a modo mio, e da cui non voglio essere imprigionata, ma senza appartarmene. Anzi ci tengo a vedere realisticamente me stessa e a ritornare a uno sguardo schietto e disincantato, se mi accorgo di essermi smarrita in qualche noiosa edulcorata immagine ideale di me.

    Trafficare con questi problemi quotidianamente lo trovo funzionale con la voglia di vivere. È in un certo senso l’officina centrale del mio fare vita. E mi capita di scoprire – meravigliosa intuizione! – che dentro ogni grande problema ce n’è uno più piccolo che sta lottando per venire fuori. E che si tratta di operare spesso un piccolo ritocco piuttosto che demolire un grattacielo ed edificare una cattedrale. 

     

     

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