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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Io l’ho già detto che ho spesso la sensazione di camminare nel dormiveglia e mi domando se anche gli altri siano come me. Questa specie di nebbia che accompagna i miei movimenti, anche quando sono in perfetta salute è uno dei miei stupori più curiosi per quel che mi riguarda.

     

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  2. Mi piace raccontare storie. In definitiva riesco a raccontare bene solo storie che mi riguardano. Che rientrano nella mia storia.
 

    Ma il gusto che provo nel raccontare storie non è solo estetico. Rifletto sul fatto che ogni vita è una storia. La mia. Ma anche quella di ognuno dei miei interlocutori. E arrivo presto alla conclusione che raccontare la propria storia è un modo per fare della propria vita una storia. Infatti, c’è il rischio di dispersione. Mille cose da fare, tanti eventi che accadono. Molti eventi attesi che non accadono… Tutto questo potrebbe disperdere. L’attenzione e la vita. Immagino che lo potrebbe. Oppure fornirebbe materiale solo ad una storia raccontata da un altro. Ma che tu racconti la tua storia è un’altra faccenda. Vuol dire che hai intenzione di vivere una storia.


    Raccontare la tua storia presuppone che tu voglia esserne il protagonista. Che tu voglia una vita a modo tuo. Che tu sappia trovare o inventare un filo conduttore che attraversa tutte quelle molte giornate, tutti quegli innumerevoli eventi, che ti senti dietro le spalle. E anche che, nei momenti di stallo, tu non pensi che sei niente, ma che, anche quando non lo sai, delle cose accadono che ti riguardano.

    Una volta le storie si potevano raccontare solo alla fine. La fine, l’ultimo capitolo, è in realtà il momento in cui si può vedere il filo rosso che ha collegato gli eventi.


    Ma esistevano anche i diari di viaggio. Ed erano storie. Nel diario di viaggio si parte sempre dalla fine, ma dalla fine che ancora non è avvenuta. È la fine desiderata, il sogno che si vuole realizzare. Nel diario di viaggio, sappiamo che siamo partiti per andare là. E raccontiamo quello che oggi è avvenuto in rapporto a quella nostra meta.

    Ed è un po’ di questo genere la storia che io racconto.


    Ho deciso di arrivare là. Ho un mio sogno. E racconto quello che accade alla luce della meta che mi sono prefissa.

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  3. Le ore sognanti sul far della sera, col rintocco di idee gagliarde nel retrobottega del cervello.

     

     

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  4. Un certo tipo di cose


    movimenti gratuiti per esplorare

    
ovvio anche

    
lo spirito dell'impresa


    in altri termini l'avventura umana

     

     

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    1. cespuglia13

      cespuglia13

      bellissima

       

    2. ok1803

      ok1803

      bellissima :)

    3. vitto071

      vitto071

      foto bellissime odessa  :) 

  5. E lei portava dentro l’animo quelle intense emozioni di bellezza, abbondanza, lussureggiante esplosione di energie, che si esprimevano nei suoi gesti ordinari, quotidiani e che consentivano ai suoi sogni più profondi e più grandi di muoversi liberamente tra le mura di casa e negli ambienti in cui operava.
    Era convinta che la vita trovasse la sua espressione significativa nella gioia e che la gioia fosse a portata di mano, e che tutto - anche le sfide e le tristezze - contenesse mille sentieri per condurre alla gioia, o piuttosto mille porte e finestra da cui la gioia potesse entrare.
    Le domande che le facevano compagnia in ogni momento si riferivano al come trovare nuove idee e nuove vie per espandere la  propria capacità di sentire, di intendere e di trovare. E il gioco della creatività non smetteva un attimo di sorprenderla.
    La sua esistenza era un’avventura succulenta. Gratitudine e gioia erano lo stesso sentimento.

     

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    1. martymartina1

      martymartina1

      Nel blu' dipinto di blu'  :)

  6. E, intanto, il desiderio.
    Io ho preso sul serio il desiderio. Che chiamo sogno. Da tempo, ho fatto questo. Prendere sul serio il desiderio che ti abita.
    Il desiderio. Che meraviglia che tu sia un desiderio. E che mistero. Cosa desideri? Cosa vuoi? E, lo vuoi ancora? Oppure hai lasciato affievolire questa voce che una volta ti sbatteva contro le pareti della tua casa, e ti chiedeva di uscire a avventurarti?

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  7. Vita come musica

    Comporre e cantare e danzare e volare. Mistero in ascolto al mattino. Nel sole e nella nebbia il sorriso del fuoco che alita raggi di luce sulla pelle. Un ragazzo che grida allegria e salta i fossi di fianco al sentiero. Montagna che sbianca la cima nel cielo, richiamo di magica illusione. Miracoli che emergono dal suolo come fiori dopo lunga pioggia, danza di fanciulle guerriere, incanti di conchiglie ferite contro la roccia dallo sguardo feroce.
    Già fatto?

     

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    1. vitto071

      vitto071

      È importante aggiungere più vita agli anni, non più anni alla vita.

  8. Ho sempre amato le energie sostenibili.

     

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  9. A Henny piaceva l’azzurro di Grecia. L’aveva visto in un locale di una città del nord e se n’era innamorata. Non si era data pace finché la sua casa non aveva incorporato quel colore. 
L’azzurro di Grecia la portava in un orizzonte più grande della vita. La faceva uscire, quasi d’incanto, dal recinto ormai angusto della sua dimora e della sua situazione.
Henny aveva riconosciuto in quell’azzurro non solo un segnale di ciò che desiderava, ma anche una strada da percorrere, una sorta di sacramento che realizzava ciò che era nell’intenzione.
Henny si era chiamata Giovanna, prima. Ma ora aveva cambiato nome. Il cambiamento di nome era come se fosse arrivata alla consapevolezza della sua anima. D’ora in poi sarebbe stata quello che prima soltanto sonnecchiava.

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  10. A volte, allo specchio, la mattina, mi domando: ma quella lì sono io? E in quelle circostanze mi rendo conto che c’è come una distanza tra me e me. C’è un dentro e un fuori. E quando mi vedo allo specchio, mi domando che rapporto ci sia tra quella lì fuori e questa qui dentro.

    A dire il vero, io sto sempre con questa qui, dentro. Sento, penso, scrivo, telefono, vado, faccio. Mi sembra di essere un punto che ha un certo margine di consapevolezza. Dirigo il faro su qualcosa. E più mi ostino a guardarla e più mi sembra che sia diversa da quello che si dice di solito. E questo mi piace, perché è come se si aprisse un mondo nuovo dove viaggiare, muovere, fare, e vedere.

    Io sono questo punto da cui guardo le cose e faccio. E nel fare muovo il corpo, cammino, parlo. Ma non mi vedo mai dall’esterno. So che vado fuori, ma non mi guardo mai da fuori.
Solo quando sono allo specchio, la mattina, e mi pettino. E allora mi viene da chiedere: ma quella lì sono io?
    E chi sono io? E chi voglio essere?
    Beh, non vorrei decidere questa questione allo specchio. Vorrei, semplicemente, che la mia immagine esterna dicesse – a coloro che mi vedono da fuori, esattamente quella che io sono, all’interno. E credo che succeda, anche se non controllo.
    Malgrado le apparenze, non credo che la gente sia stupida. Credo al contrario che la gente sappia vedere le cose, dietro l’immagine. Credo che quando si guarda allo specchio rimanga forse un momento frastornata e si chieda anche: ma quello lì sono io?,  ma poi, con uno scossone, dica: io sono questo qui!

     

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    1. melissa2407

      melissa2407

      La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.

       

  11. Il Tempo non è il semplice movimento della lancetta sul quadrante dell’orologio. 

    Il Tempo è ciò che ci accade. Sono eventi uno dietro l’altro. A volte, insieme. E non sono neanche semplici eventi da registrare. Sono eventi e fatti in rapporto al nostro desiderio, alle aspettative, ai nostri sogni.

    
Il tempo è anche ciò che ne facciamo di quel che accade.

     

     

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    1. luci6500

      luci6500

      Ciao, il mio bellissimo paese Tuscania, che meravigliaaa!!!!

  12. Ho sempre sognato di viaggiare e di conoscere il mondo. Non solo i paesi, ma la gente, le lingue, le culture, le tradizioni, le storie e il modo in cui i vari paesi affrontano la sfida del futuro. Io, quella che ama lo stato brado, io amo il mondo, la gente, la storia. La nostra storia.

     

     

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  13. Il vecchio rotolò dalle macerie dirupate, catasta di legno verde in bilico, mallegata e affiumante. Lo colpì lampo d’affetto dimenticato, sbucato da non seppe mai quale specchio. La figura sottile si disfece in pezzi. Frammenti di pellame di cranio danzarono nell’aria inerte, fin sopra l’asparagina, dietro al boschetto.
    Il giovane non s’avvide di quanto accadesse perché, nell’attimo, chinavasi a svellere asparagi, sotto le fronde.
    Poi, sulla strada di casa, incontrò Vellutata, come sempre vestita da uomo. Il ragazzo le offrì da mangiare parte della sua caccia, per osservarle bocca e lingua umide in azione, che avrebbe voluto baciare e sporcare di seme - interminabile apnea.
    La ragazza poi fu chiamata dal cugino invalido, che voleva farsi lavare - e toccare. Vellutata oltrepassò la soglia di casa con in bocca un sapore di verde.
    Dal primo specchio, emerse il cranio sottile d’un vecchio, mai conosciuto.

     

     

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    1. cespuglia13

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      Buona notte 😘

  14. Stamani è come un bacio.
     
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    1. elisa2807

      elisa2807

      Bellissima, dove ti trovi qui ? :)

       

    2. odessa1920

      odessa1920

      Civita di Bagnoregio

  15. A me piace molto pensare. Mi piace e mi fa stare bene. Mi aiuta a dipingere la situazione in cui mi trovo, come si dice? a fare la mappa. Lo so che non è la verità assoluta. Non so neanche cosa sia la verità assoluta. Ma pensare, raccontarmi le cose, me le fa vedere, me ne dà una rappresentazione. E questo è il mio mondo. Il mio film. Come potrei avere la mia storia, fare il mio romanzo, senza pensare? 

    Non ho mai capito perché tante persone ce l'hanno col pensare.
    Io voglio imparare a pensare bene. Proprio il processo del pensare. Non tanto i contenuti. Le idee che vengono, che ti aiutano a vivere, che aprono orizzonti, hanno tutte una storia. Il pensare stesso è una storia. 

    Io potrei raccontare come stamattina di fronte a una domanda che mi teneva in sospeso, ho incominciato a pensare e come è arrivata un'idea che mi è sembrata liberatoria e promettente. E come ho tentato di seguire quell'idea fino a raggiungere altre idee. E tutto questo fa parte della mia storia quotidiana. 

    È la storia quotidiana quella in cui noi troviamo noi stessi e riusciamo a gestire le vicende del nostro. E il pensare, in questo splendido spazio del quotidiano, dico il pensare libero e autonomo, sincero e appassionato, quel pensare è veramente una benedizione.

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    1. cespuglia1

      cespuglia1

      Ciao bella buona notte 😘

    2. cespuglia13

      cespuglia13

      Ciao finalmente ti vedo

  16. È possibile, col sonno, lasciar andare i pesi e svegliarsi leggeri. 

    Rinascere e ricominciare. 

    È possibile diventare le parole che dici.

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    1. maurigoli

      maurigoli

      io co provo sempre, ma non ci riesco mai!

       

    2. vitto071

      vitto071

      beh se fosse cosi semplice :D comunque proviamo .

  17. Cosa vuol dire essere spontanei? Oltre questa parola, cosa c’è? Come posso capirlo? Afferrarlo nell’intimo?
    E come posso avvicinarmi alla comprensione della spontaneità se quando parlo con qualcuno so che lo devo ascoltare, so che devo essere gentile, so che devo sorridere?


    E come posso entrare in contatto con quel che sono se so che devo essere brava e buona e adulta e razionale e rispettosa e aperta? 

    Non è questo che mi suggerisce la Programmazione Neuro Linguistica?

     

     

     

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  18. Aldo si era svegliato e ci voleva qualche minuto d’incerto torpore prima di potersi applicare. Non era più il tempo di quando saltava giù dal letto con impeto giovanile e immediatamente assetato di vita e di energia. Ora doveva attendere un po’ prima che i vari ingredienti trovassero il loro posto nella sua testa e lui sentisse di essere sufficientemente se stesso. 

    Alessia glielo aveva suggerito, ieri sera, a cena. “Non alzarti immediatamente. Resta seduto per qualche minuto e solo dopo mettiti in piedi”. Uno dei tanti piccoli segnali della vecchiaia. E aveva deciso di seguire il consiglio. 
Poi, quando le cose erano andate a posto, si ritrovava sempre lui, sempre se stesso. Lì dentro non era mai invecchiato. 

    Pensò: “Forse ha ragione quel tale che ha scritto che il corpo deperisce ma non la mente. Forse è vero che si muore sempre giovani”. 

    E non volle andare avanti a sottilizzare la faccenda.

     

     

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    1. ok1803

      ok1803

      bellissima 

    2. diegodelavega0

      diegodelavega0

      Alla fine, ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni.

    3. vitto071

      vitto071

      bellissima :) 

  19. Nel silenzio delle mattinate, prima che il mondo si risvegli, quando sullo sfondo buio riecheggia solo il brusio del fiume qui davanti, allora io so che tutto potrebbe succedere, e addirittura che tutto potrei realizzare. Come se fossi magica, come se Dio fosse dalla mia parte, come se entrasse nelle mie mani e nella mia mente. 

    È quella situazione infantile a me tanto cara, di chi sta per imbarcarsi nella grande avventura. 

    È il momento il cui il sogno va incontro alla vita a braccia aperte.

     

     

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    1. elisa2807

      elisa2807

      bellissima foto :)

  20. Le fotografie e i quadri fermano l'istante perché lo possiamo vedere e introiettare, oserei dire, masticare e digerire. Tutto scorre sempre, la vita è questo. Ma anche fermarsi e masticare le cose fa parte della vita. Anzi è funzionale a scorrere e scattare al momento opportuno. 

    Fermandosi a guardare le immagini si pensa!

     

     

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    1. cespuglia13

      cespuglia13

      bellissima foto e anche tu

    2. sweetlovelylips
  21. C’è anche un altro Natale. Di quello voglio parlare.
     

    È un piccolo Natale, rispetto a quello della religione e a quello della rinascita psicologica. Ma si attaglia molto bene alla vita quotidiana. E, forse, potrebbe significare molto più di quanto, ora, io non osi affermare.

    Certo, è connesso con la storia di quella forma della cultura che ha il nome di Filosofia.
    Mi voglio aiutare richiamando quella che per me è l’interpretazione più interessante del significato originario di Filosofia. Secondo questa interpretazione, il termine usato dai filosofi greci per indicare la loro “professione” – PHILO-SOPHIA – può essere tradotto più o meno come “aver cura di ciò che si mostra nella luce”.
    Infatti SOPHIA è il termine astratto relativo a SAPHES, luminoso, ciò che sta nella luce. La filosofia è dunque questo aver cura (amare) ciò che, uscendo dall’oscurità, viene alla luce e si mostra, si rende visibile. Direi, più precisamente, aver cura del mostrarsi stesso della cosa che viene alla luce. È del venire alla luce della cosa, che la filosofia si prende cura.
     
    Una conferma in tal senso si ritrova nel termine greco che indica ciò che viene tradotto solitamente come “verità” – e che è l’oggetto ambito della PHILO-SOPHIA. Questo termine è A-LETHEIA, che significa più o meno non-nascondimento, o disvelamento. La verità è, dunque, lo svelarsi, l’uscire fuori dal velo che la nasconde, il venire alla luce della cosa che così si mostra.
     
    L’espressione “venire alla luce” mi piace moltissimo e nella nostra lingua significa contemporaneamente “nascere” e rendersi visibile uscendo dal buio, appunto.
     
    Socrate diceva di se stesso, con un certo orgoglio, che era figlio di una levatrice e che lui stava facendo per i pensieri quello che la madre faceva per i bambini.
     
    Ed ecco l’ultimo passo. La pratica dei filosofi per prendersi cura del venire alla luce del senso delle cose era il Logos, il pensiero che si sviluppa col discorso, tramite la parola. L’arte del fare da levatrice ai pensieri si esprime nella pratica accurata della parola.
     
    Ecco, ora ci sono tutti gli ingredienti per parlare sensatamente di questo piccolo Natale che evocavo all’inizio: il Natale del senso.
     
    La pratica del discorso, della parola, per aiutare il venire alla luce il senso delle cose. Questo è per me è filosofia, nella vita quotidiana.

    Non la pretesa di mettere le mani sulla Verità Incontrovertibile, sull’Essenza delle cose. Non la costruzione di Sistemi Onnicomprensivi che presumano di imprigionare la Verità dell’Universo.
    Ma la quotidiana cura di far nascere (venire in chiaro) il senso di quello che facciamo, che ci succede, che desideriamo, che ci fa male, che ci solleva, che ci nutre, che alimenta la nostra vitalità, e via discorrendo.

    Accostare quotidianamente ciò che sta nell’ombra, nell’oscurità, sperando che nella parola che pronuncio mostri il suo volto, che si lasci vedere. Dare la parola al senso che urge sotto la pelle delle cose.
     
    Ed è questa piccola nascita – ma così quotidiana – che voglio celebrare – insieme a quelle altre ben più importanti – in questo Natale.
     
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  22. Stamani sono andato 

    a camminar nei piani,

    il sole l'ho trovato 

    ch'era salito un po' 

    sopra il profilo scuro 

    degli alberi lontani.
    Cercavo con le mani, 

    cercavo anche col cuor.
    È stato allor che ho detto: 

    come sarebbe bello 

    vedere tutto il mondo,

    scoprire quel che c'è.
    Creare un bel castello 

    e diventare un re!
    Come sarebbe bello 

    solcare tutti i mari,

    avere un bel vascello, 

    una squadra di corsari...
    Cercavo tra alle ortiche 
    
la cassetta del tesoro,

    le erbacce erano amiche...

    E io ho trovato l'oro (loro?)
     
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  23. Il sorgere del sole, con l'esaltante frenesia che regala.

     

     

     

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  24. Mi dicono: Sì, è vero, quando ricevi la risposta, quando anche l’altro ti dice: ti amo, tutto salta all’ultimo piano e vedi la vita dal punto più elevato. Sei diventato tutto.


    Ma quando non ricevi la risposta?

    
Dunque è importante affidarsi alle discipline che ti aiutano a coltivare l’autonomia, per reggersi in piedi da solo (da sola).


    E si potrebbe ragionevolmente anche aggiungere: solo se sai star bene da solo (da sola) puoi entrare in un rapporto costruttivo con l’altro.


    Dunque, bisognerà pur darsi da fare per non “dipendere” e non “ossessionare” l'altro delegandogli responsabilità che sono nostre!

     


     

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  25. Trova il tuo ritmo. Né lento, né frettoloso. E colloca tra una cosa e l’altra il silenzio, la distensione.

    
Rivendica dai tuoi padroni il tempo della pausa, il ritmo della tua musica, gli spazi tra le note.


    Se ci riuscirai, ogni evento sarà Dio stesso, e nulla sarà più amabile, nutriente, perfetto, di quello che ti sta accadendo.

     Il tuo orto da coltivare, l’orto dove stanno nascendo i tuoi sogni.


     

     

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