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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Lunga l’attesa. Poi, finalmente, arriva Primavera. Colori, ancora pallidi di notte, si affacciano timidi in cerca di sole. Un fuoco dentro, caminetto del corpo, distende rigori antichi. Sogni con ali colorate, farfalle del desiderio, tentano le porte del tempo. È ora…

     

     

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  2. Amo l’intelligenza che sa evocare energie, che sa eccitare la mente, sollecitarla a mettere al mondo cose che prima non c’erano, a rinnovare la vitalità bambina, curiosa, intraprendente, capace di gioire del suo lavoro, sempre di nuovo, ogni mattina.

     


     

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  3. Certamente! I momenti più belli sono quelli della “zona”. I momenti in cui gli incanti escono dalle mani. Chissà dov’è il cuore in quei momenti? 

    E saprei dire esattamente, con efficacia, quello che provo? E conta molto?
Vengono in mente fantasie che non stanno con i piedi per terra. E le lasci fluire negli spazi di quella geografia che chiamo “altrove”, per qualche motivo. Ma che è qui e ci sei dentro. 

    I momenti in cui le cose nascono. Uno pensa: è questa la logica della creazione? Che non sai niente prima e solo dopo che le cose sono venute alla luce ti rendi conto che è successo?

     

     

     

     

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  4. Che cosa ci ha spinto e ci spinge ad andare avanti se non i nostri sogni?

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  5. Che giornata oggi, con questo sole tutto primavera!

    Ma ti rendi conto che essere al mondo, come si dice, è una meraviglia?


    Un granellino dell’universo – certo il dio è temibile. Come fa a gestire tutta questa baraonda? – dicevo, un granellino che si sveglia un po’ e capisce di essere in questa giostra della vita!


    Io, a questo pensiero, parto per la tangente. Te lo giuro, sono fuori di testa.

    Mi sono resa conto – io credo che le cose stiano in questo modo – che  le nostre congetture – dico di noi umani, con tanto di storia e accumulo di cultura – beh, sono una piccola cosa, un affarino piccolo così. Eppure su cos’altro potremo basarci per fare i nostri passi?

    Allora, io dico, giochiamoci i nostri sogni.

    Ma dai! Non mi verrai a raccontare che fare il burocrate di tutte quelle scartoffie ti riempie l’animo.

    Giovanni! Hai appena passato i trentacinque.
 Ma è una pagliuzza nel tempo.
 Ma i tuoi sogni… no, quelli no. Quelli non li puoi lasciare naufragare nella deriva della corrente. Quelli ti dicono che tu sei oltre tutti i vincoli i legami i balzelli.

    Se vieni nel bosco, mangiamo carne alla brace, il vino è rosso, e guardando le fronde degli alberi, interroghiamo il destino.

    Nel mio bosco, entrando, c’è la Valle dei Sogni Dimenticati.
 L’ho inventata apposta perché, passandoci in mezzo, veniamo a confronto con tutto quello che aspetta dentro di noi e che, occupati come siamo, non abbiamo ancora voluto ascoltare.

    Vieni! Ci passiamo in mezzo. E lasciamo che la lingua dica: io volevo, io vorrei…
Tanto siamo un po’ ebbri. E disinibiti. Le cose escono fuori da sole.

    E poi si passa alla Tenda della Disperazione.
 Dove è lecito dire: ormai sono perso, sono fuori di me. Tutto è perduto e piango.

    Ma, subito dopo, c’è la Sala del Trono. Dove ci sentiamo liberati dalle angustie. Come se il pianto avesse fatto scivolare fuori tutto questo peso amaro che ci opprime.
E qui, divenuti leggeri per le lacrime, comprendiamo che il nostro trionfo ci attende ancora. Perché siamo ancora vivi.

    Pensa, Giovanni! 
Dopo tutto quello che hai passato, sei ancora vivo.

    Ho un machete per tagliare i rovi e i legami e il rampicante che si attorciglia alla caviglia.

    Dai, prendiamo tutta questa ramaglia, queste stoppie, e gettiamola nel fuoco. Un grande fuoco, da cui non esca che cenere, leggera e sottile, inconsistente – quasi.

    Guarda come sono inconsistenti le leggi del mercato, e anche le consuetudini sociali. 
Tu lo sai da sempre.
 È una strada percorribile. E anche piacevole, a volte. Ma non ti ci lascerai incastrare?


     

     


     

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  6. Prepararmi alla giornata stando al sole è per me un vero piacere. Un momento di connessione con quello che sono, che sento, con le paure e con i sogni. È un momento per ricostruire la fiducia, la speranza. Per diventare più consapevole della bellezza e del dramma.

     

     

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  7. Mi sembra proprio che siamo continuamente lì ad architettare qualcosa che manifesti il senso delle nostre giornate.
Delle volte viene facile. Gli eventi scorrono nella dolce pendenza e il fiume si allarga aprendo orizzonti dolcissimi.


    Altre volte è come attraversare un roveto. Graffi da tutte le parti.


    Altre volte ancora è come tramare una fuga, rinchiusi in una prigione.

     

     

     

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  8. a il tempo dedicato alle persone. E cercavo di leggere nel volto, nei gesti, nei racconti, un’altra geografia, quella che raccoglie il segreto esistenziale di ognuno, la presenza della fiammella interiore, il peso del dolore, il vento dell’entusiasmo, gli effetti della passione e dell’amore.

     

     

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  9. E ci trovavamo ogni tanto nel bosco.


    Diego disse: è un mondo vecchio! Disse: guardate! C’è l’orario di lavoro che divora le nostre giornate. Non ci sottrae solo il prodotto del nostro lavoro. Ma ci depriva del nostro stesso progetto di vita. Noi coviamo il nostro progetto di vita sotto la cenere. Riusciamo a mala pena ad accenderlo la sera, come un fuoco. Perché non abbiamo tempo. E, dopo la giornata di lavoro, non abbiamo più neanche le forze.
 I più lo hanno lasciato svaporare. Il loro tempo è tutto occupato. C’è il loro lavoro, il loro stipendio, ma non ci sono più loro.

    Io ascoltavo. Sentivo indignazione. Ma non riuscivao a capire quale rivolta, quale rivoluzione, ci avrebbe portato a recuperare il nostro tempo, il nostro progetto di vita. Diego era stanco. Stanco di fare rivoluzioni – cioè di partecipare a rivoluzioni disegnate da altri. Alla fine – diceva – è sempre la stessa cosa.

    Una giorno, invece, venne Amina. Era una magrebina, immigrata. 
Era la fidanzata di qualcuno.
 Fummo stupiti.

    Ci disse della sua esperienza da immigrata. Era anche colta. Aveva studiato. Era emigrata.
 Sì, ci disse che non era venuta semplicemente per trovare lavoro o condizioni migliori di vita. Ci disse dell’impulso a partire, ad andare immigrati. Disse che anche noi dovremmo saperlo, perché siamo stati un popolo di immigrati, nel passato. 
Ci disse di questo impulso a cercare un nuovo mondo, a dargli vita. Ci disse che succede quando dove stai manca cibo, per il corpo o per l’anima.
 Ci disse che uomini e donne audaci, in queste circostanze, lasciano dove stanno, si slegano, tagliano i legami, e partono. Per aprire la geografia umana con nuovi spazi.
 Disse che, a quel punto, non interessa più uno stile di vita. Disse che importa l’avventura, il viaggio, la ricerca.
 Ci parlò di questa esperienza del viandante. Che è interiore ed esteriore.

    Io capii che Amina era nella nostra società, nel nostro mondo, andava al supermercato, aveva l’orario di lavoro, ma non era come noi. Non viveva tutto questo come lo vivevamo noi. Lei era immigrata. Era alla ricerca di un nuovo mondo. Lei era uscita da, aveva tagliato con, ed era in cerca di.

    Fu quel discorso che mi ricondusse a quello che ero. In un viaggio di migrazione. Alla ricerca di un nuovo mondo. Non ero una gallina d’allevamento. Avevo ritrovato la mia dimensione nomade, selvatica, libera. E stavo movendomi ogni giorno verso il nuovo mondo.

     

     

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      Ho sempre ceduto che la libertà è qualcosa che si coltiva dentro di noi, nella nostra anima, nei nostri pensieri. Viviamo in una società in cui tutto è a portata di mano, nulla più ci manca, o almeno è quello che cediamo, finendo per assopirci a tal punto da perdere quello spirito di avventura che da piccoli tanto ci animava giorno per giorno.

      Ed è proprio nel perdere quella libertà di bambini vogliosi di avventura che finisce per spegnerci, noi persone civili di cui nulla più abbisogniamo, nemmeno di quel nettare che alimenta la nostra fantasia a farci vedere oltre quegli orizzonti ormai perduti.

  10. E a sera lasciava che le vicende del giorno si rimescolassero nella testa, semmai riuscisse, prima di andare a letto, a mettere un po’ d'ordine.
     

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  11. Bianca ha l’espressione di chi ha considerato con spregiudicatezza radicale la situazione e si è decisa in maniera assolutamente determinata. 

    Bianca ha appena vissuto uno di quei momenti decisivi dell’esistenza da cui dipende il senso della propria storia.

     

     

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  12. Nella vecchia casa di famiglia, nel centro del paese, il ragazzo batteva direttamente alla tastiera del computer la tesina che doveva presentare il giorno dopo.
    Stava mettendo a fuoco un concetto che l’aveva letteralmente rapito e trasportato nel mondo della filosofia.
    Si trattava dell’anti-fragilità, un concetto che superava quello di resilienza. In sostanza era la qualità di diventare migliore dopo eventi stressanti. Non semplicemente essere flessibile e riadattarsi tale e quale al mutamento. No, piuttosto evolvere, crescere, espandersi…
    Il ragazzo si rendeva conto che questo concetto corrispondeva esattamente alla sua esperienza personale. Era diventato più forte e più creativo dopo ogni evento perturbante che l’aveva colpito di sorpresa…

     

     

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  13. Guardiamolo insieme, amico mio.

    Guardiamolo insieme e guardiamoci in faccia.
    Hai bisogno di inebriarti di vinsanto per capire che è ora di lasciare alle spalle tutto questo?


    Vuoi che la storia si ripeta ancora e ancora e ancora? Fino a quando? 

    Quando fonderai una nuova religione – e certamente questo avverrà, perché il mondo globale è un mondo di incontri o di scontri – so già che tu la saprai far vedere come la religione verso cui guardavano le grandi tradizioni della terra: quelle monoteiste e anche quelle politeiste, come pure quelle puramente filosofiche. 

    La saprai presentare come ciò verso cui stiamo tendendo da millenni, attraverso tanti conflitti ma anche tante intuizioni. La ricerca di un rapporto onesto, vero, con la vita.
    E alla luce del tuo sorriso sarà chiaro che nessuna interpretazione dei rispettivi libri sacri può autorizzare il sopruso, la violenza, lo sfruttamento, la segregazione, il dominio di qualcuno su chicchessia …

    Dio non è mai – e non è mai stato – con noi quando lo abbiamo invocato per legittimare la nostra bestialità.

    E scuoteremo la testa a pensare che ci siamo litigati e ammazzati reciprocamente facendo appello agli stessi testi sacri. In tutte la grandi tradizioni… 

    E sarà, semplicemente, un’altra epoca.

    Ammetteremo che andiamo a tentoni e che i nostri slanci idealistici sono momentanei, mentre la fame, la sete, l’invidia, l’ingordigia, la prepotenza, sono longevi…

    Andiamo a tentoni, certo, ma come immettendo input temporanei in una stessa direzione – per vincere l’entropia. Ed è così che facciamo conquiste di civiltà, di cultura, si compassione, di creatività.

    E la tua nuova religione la smetterà di chiedere che la sua verità venga dimostrata contro altre verità. I figli delle diverse tradizioni s’incontreranno per aprire un luogo in cui ogni religione presenterà i suoi doni, perché si celebri un gran banchetto dove tutti possano nutrirsi delle ricette che ogni tradizione ha elaborato.

    E nascerà da qui la Nouvelle Cuisine!


    E da qui il tuo Verbo s’irradierà sul mondo globale. Perché sarà chiaro che l’incontro è meglio dello scontro.

    Hai bisogno di vinsanto per capirlo?

     

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  14. Forse Pollyanna è troppo…

    Tuttavia, anche se a volte l’ottimismo può farti sembrare stupido, il cinismo ti fa sempre sembrare cinico!

    Apprezzo molto, moltissimo il coraggio di un impegno positivo, creativo, entusiasta in quello che sei, che fai, che decidi di perseguire a modo tuo, a tutto tondo.
    È la forma più sensibile di idealismo: seguire la propria idea, il proprio sogno, scommetterci e darci dentro.
    Perché non è più tempo di prepararsi a vivere. 
    È tempo di vivere
    La vita è adesso. 
    Ora.
     
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  15. Ecco, da alcuni giorni mi sono impegnata nella pulizia e nel riordino di casa. 
Santo cielo questa sì che è una buona idea. E i benefici li sento immediatamente. 
Lo spazio luminoso che cresce (mi ci muovo meglio): la sporcizia e il disordine (l’accumulo di cose che non uso da tempo) inibiscono l’iniziativa fresca, creativa. 
Fare spazio, aprire alla luce, l’atmosfera del pulito, della freschezza, della rinascita; tutto questo è in sintonia con il gioco leggero e importante dell’ideazione e del mettersi in moto per realizzare.


    Sembra di avere il controllo dell’avventura, anche se essa conserva il suo mistero. 
Sei tu che stai modellando il mondo attorno a te. E il mondo ti risponde da amico.

     

     

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  16. Le cose appaiono di nuovo nella loro bellezza. Una bellezza che sboccia. Si sente che non è ancora la fioritura piena. Ma è molto promettente. Sì, dico sul serio, molto promettente.

     

     

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  17. Curiosamente immaginare al ribasso è una scommessa. Immaginare che le fantasie siano mere illusioni senza costrutto.
    Immaginare che quello che conta sia soltanto ciò che si tocca e  si guadagna.
    Tutta la nostra vita pratica, concreta, è come sospesa a un cielo di immaginazioni e di scommesse.

     

     

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  18. La voglio dire sincera: ciò che amo è ritrovare la pace – più che sostarci a lungo.

    Mi fa bene mettere le cose in ordine, periodicamente, dando una bella forma al caos che si è creato esplorando. Ma una volta riassettata la casa e preso il caffè nella cucina pulita e irradiata dalla luce solare, sento il desiderio di aprire le porte a una sovrabbondanza di stimoli: più cose di quelle che riuscirei a gestire… È il senso dell’abbondanza della vita, connesso con la produzione di un certo caos.

    Ho sposato appieno il principio contemporaneo della creazione del sé, dello sviluppo personale. Non la ritengo una chiusura egoistica. Contiene un valore universale. Appartiene ai diritti fondamentali dell’uomo, prima ancora e indipendentemente dallo stato e dalla società civile.

    Mi piace pensare che il lavoro dedicato allo sviluppo personale venga a coincidere – anche senza intenzione – col dono migliore che si possa dare agli altri.

    Svilupparsi vuol dire andare oltre l’esistente. Il pensiero razionale non è in grado di uscire dall’esistente: fa pulizia e mette in ordine (che è una bella cosa). Ma per lo sviluppo c’è bisogno di guizzi che ti schizzino fuori dall’esistente. E questo effetto lo attribuiamo a un potere misterioso che chiamiamo creatività.

    Sviluppare creatività vitale e positiva è diventato dunque un compito, una cura – e nello stesso tempo un valore – forse il valore più sentito oggi.

    L’ordine logico della creatività emerge sempre e solo a posteriori. Dopo si può tracciare il filo rosso che collega gli eventi. Prima ci sono tentativi e guizzi che comportano sempre un certo margine di caos, confusione, illogicità, paradosso, perfino stupidaggine, infantilismo, follia… Finché… Zac! L’evento che illumina le cose e apre l’orizzone.

    I progressi sono nati sempre da questi guizzi creativi. La razionalità poi mette in ordine le cose e le amministra. La morale tende a frenare, a suggerire prudenza. La creatività ha la tendenza a schizzare fuori dalle remore.

    Il gioco della vita è straodinario. 

     

     

     

     

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  19. Non  credere che quello che conta davvero siano gli agganci, le relazioni importanti, la solida base finanziaria di partenza… Non è così.
    Ciò che conta in maniera invincibile è la testardaggine, la determinazione instancabile, la capacità di andare avanti malgrado tutto, l’alto livello di energia.

     

     

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      ciò che non ti uccide ti rende più forte :)

  20. Un’immagine che mi è divenuta cara a proposito sia dei pensieri con cui oriento la mia navigazione, sia degli eventi che costellano la mia avventura è proprio quella di pescare con le mani nel fiume del tempo.
    C'è stato un tempo in cui volevo pensare difficile. Ero convinta che si pensasse a quel modo e partorivo anche dei pensieri pregevoli, delle connessioni originali.


    Era un po’ lo stesso modo con cui affrontavo la vita in generale. Bisognava stare in tensione, essere severi e critici, esercitare il sospetto…e conquistare gli obiettivi.
    Ora la mia vita ha conosciuto un altro modo di pensare, più rilassato. Non dico che sia saggezza. Certo è che godo molto di più nel pensare.

    Mi immagino che i pensieri vengano a me come i pesci che popolano la corrente del fiume. Vi sono immersa dentro e afferro quello che mi passa tra le mani.

    Ho smesso di essere critica e severa nei confronti dei pensieri che vengono. Immagino che ogni pensiero abbia una sua ragione e un suo messaggio. Diciamo, il suo nutrimento.
 Li assaporo più a lungo. Lascio che si distendano, che mostrino tutto quello che hanno da mostrarmi.
P erché i pensieri sono vivi e hanno una storia.
 Non parlo della storia che hanno avuto nella cultura. Sto parlando della storia che raccontano raccontando se stessi.

    I pensieri non si esauriscono mai in quel che dicono di primo acchito. Lasciandoli parlare, vanno avanti. Io dico che si distendono, si slargano, si dipanano, si svelano.
 Seguire – direi: ascoltare – il loro racconto è piacevole e conduce in geografie mentali popolate da parentele e connessioni interminabili.

    Lascio che sia la spontaneità del loro movimento a guidare il viaggio. Non impongo loro la legge della coerenza logica a priori. Sempre si rivelano molto logici, a posteriori, quando il loro racconto è terminato in un punto, in una stazione di posta.

    Accolgo anche i pensieri che a prima vista sembrano brutti, negativi, persino mostruosi. Li lascio svolgersi per la loro strada finché non arrivano ad un approdo gentile.

    Spesso mi fanno fare tutto un percorso emotivo, intimo. Mi fanno passare attraverso diverse figure della mia vita interiore. Operano delle trasformazioni. Durante il loro racconto provo sentimenti diversi, fluidamente collegati tra loro.
 Procedo con perseveranza, animata dalla fiducia che anche questi pensieri hanno una loro verità da mostrarmi. Qualcosa che mi riguarda personalmente. Un cambiamento da operare e che si genererà semplicemente seguendoli a quel modo.

    Annoto volentieri i passaggi spontanei di questi pensieri. È il mio cestino del pescato. E possono passare delle ore prima che avverta stanchezza o noia per questa attività.

    Mi rendo conto che questo è uno dei modi – tra i miei preferiti – di vivere la mia fiducia nella vita.
 Non ho critiche a cui controbattere, non ho obiezioni da affrontare. È semplicemente come raccontare ciò che passa. E lasciarsene nutrire.

    È sulla base di questo stesso modello che cerco di vivere gli eventi oggettivi del tempo. Afferro quello che mi passa tra le mani. Cerco di trovare il suo nutrimento e gli do il tempo di offrirmelo. Con gentilezza.

    Potrà il mio sogno procedere in avanti, verso la meta, con questo sistema?


     

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  21. Non sono onnipotente. Non sono Dio.

    Ma certo il dio mi ha dato uno spazio per essere. Per navigare la mia rotta. Per disegnarla con le mie dita.

    Con lo slancio della mia passione la disegnerò. La sto disegnando.

    E soffierò sul fuoco quando la fiamma accennerà a smorzarsi.

    È la vita che voglio scoprire. Come una bellissima dama voglio svelarla e che mi mostri il suo giardino segreto.

    Il mio amore è la vita.

    Niente che sia basso, grigio, appiattito. Voglio che tutto sia poesia, intensità e gioco.

    Se piango voglio farlo da disperata. E se rido, esultare come una folle. 
    Solo occhi grandi, sgranati, per me.

    Non occhi cisposi.
     
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  22. Piccoli segnali che avverto all’interno.
    Che infiltrano suggestioni di rinnovamento. 

     

     

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  23. Dalla quella parte si apriva una pianura seminascosta da piccoli avvallamenti su cui crescevano alberi sbarazzini, con una strada sterrata che vi s’intrufolava briosa, promettendo sorprese, una volta scavalcato il dosso. 
Era una sorta d’invito. Era come se all’improvviso fossi stata presa dal desiderio di cambiare. Di dare una svolta – come si suol dire – all’intera esistenza. Ma cosa volevo davvero? Qual era il mio sogno?
     

     

     

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  24. Emma seduta.


    E te ne stavi dopo la partita


    sulla panchina nello spiazzo aperto.


    Eri tranquilla, quasi zittita,

    
che mi sorprendo d'averlo scoperto.

     

     

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  25. Sai, Harold, secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa permette che altra gente la consideri uguale.

     

    dal film Harold e Maude di Hal Ashby 

     

     

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