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Elide vuole essere se stessa. Se lo ripete da tempo e prende sempre di più le distanze dalle pressioni sociali, e anche da certi allettamenti della commedia umana rappresentata sul palcoscenico dei mezzi di comunicazione di massa. Fondamentalmente a spingerla in questa direzione è il suo bisogno di sentire la vita in maniera più piena e sensata. E ha capito che deve trovare le strade di un ascolto di sé, al posto della dipendenza da ciò che si dice o si promuove. Non che le interessi polemizzare. Elide ha bisogno di autenticità. E ha capito che questa non può venire da fuori. Pensa che l’autenticità sia un sì detto a un richiamo interiore.
Si ascolta. O, più generalmente, ascolta. E le sembra che dalla penombra delle cose interiori, dove non è ancora abituata a guardare con serenità e calma, emerga una voce sussurrata che è rivolta proprio a lei. Stare in ascolto di questa voce le procura già di per sé un senso di pace e di gioia. Sente gratitudine per essere ammessa alla vita. E una rinnovata energia creativa.
Ha imparato a rallentare nelle cose che fa per diventare più consapevole e ha scoperto che, rallentando e ascoltando, le cose si dilatano e manifestano una ricchezza del sentire che non aveva sospettato: rallentando, la vita prende spessore.
Tutto diventa più interessante e la meraviglia ha cominciato ad abitare tutta la sua giornata.
E così che si sveglia ogni mattina con gli occhi spalancati che aveva da bambina.