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Il mio castello, almeno quello sognato, è quello della tana dell'Aquila dove l'eroe stanco si riposa e si separa dal brusio della gente che comunque ama. Quello reale è il rifugio del gatto dove separarsi dall'incomprensione, avidità e rifiuto della gente.
Il castello è per me un'immobile fortezza perciò è altrove il luogo mentale e fisico dell'avventura, dove perdersi e ritrovarsi. Non mancano mai perciò nel suo ventre i luoghi più ameni, gotici ed esotici: le segrete, i labirinti e i sotterranei dove perdersi, cercare le proprie follie, la propria anima e i segreti inconfessabili. È anche il luogo da dove fuggire nella notte per salvarsi la vita quando il castello viene assediato.