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  1. Chissà perchè suscitata tanta poetica creatività?

    Sarà la forma? O forse: la sua posizione che porta gli occhi a perdersi nello spazio infinito?

    Qualunque cosa sia, ad alcuni poeti, ha eccitato la fantasia.

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    IL Balcone, magico ispiratore. Cyrano, ha chiesto un bacio e che bacio:

    CYRANO: Parlavamo di un bacio…

    ROSSANA: No…

    CIRANO: Sì, è dolce la parola.

    ROSSANA: Tacete.

    CYRANO: Un bacio… ma cos’è, così d’un tratto? Un giuramento reso tra sé e sé, un patto più stretto… È come un traguardo che insieme è un avvio, un punto rosa acceso sulla “i” di “amore mio”, un bisbiglìo alle labbra perché l’orecchio intenda, il brivido del miele di un’ape che sfaccenda, una comunione presa al petalo di un fiore, un modo lungo e lieve di respirarsi il cuore e di gustarsi in bocca l’anima poco a poco.

    ROSSANA:Tacetevi, vi prego.

    CYRANO: Sì, taccio o vado a fuoco!

    Shakespeare poi, la reso immortale con versi, che ancora oggi fanno innamorare:

    ROMEO: Oh, quale luce vedo sprigionarsi lassù, dal vano di quella finestra?
    È l’oriente, lassù, e Giulietta è il sole! Sorgi, bel sole, e l’invidiosa luna
    già pallida di rabbia ed ammalata uccidi, perché tu, che sei sua ancella, sei di gran lunga di lei più splendente.
    Non restare sua ancella, se invidiosa essa è di te; la verginal sua veste
    s’è fatta ormai d’un color verde scialbo e non l’indossano altre che le sciocche. Gettala via!… Oh, sì, è la mia donna, l’amore mio. Ah, s’ella lo sapesse! Ella mi parla, senza dir parola. Come mai?… È il suo occhio
    che mi discorre, ed io risponderò.
    Oh, ma che sto dicendo… Presuntuoso ch’io sono! Non è a me, ch’ella discorre.
    Due luminose stelle, tra le più fulgide del firmamento avendo da sbrigar qualcosa altrove, si son partite dalle loro sfere e han pregato i suoi occhi di brillarvi fino al loro ritorno… E se quegli occhi fossero invece al posto delle stelle, e quelle stelle infisse alla sua fronte?
    Allora sì, la luce del suo viso farebbe impallidire quelle stelle, come il sole la luce d’una lampada; e tanto brillerebbero i suoi occhi su pei campi del cielo, che gli uccelli si metterebbero tutti a cantare
    credendo fosse finita la notte.
    Guarda com’ella poggia la sua gota a quella mano… Un guanto vorrei essere, su quella mano, e toccar quella guancia!.

    GIULIETTA: Il tuo nome soltanto m’è nemico; ma tu saresti tu, sempre Romeo per me, quand’anche non fosti un Montecchi.
    Che è infatti Montecchi?… Non è una mano, né un piede, né un braccio, né una faccia, né nessun’altra parte che possa dirsi appartenere a un uomo.

    Ah, perché tu non porti un altro nome! Ma poi, che cos’è un nome?… Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?
    Così s’anche Romeo non si dovesse più chiamar Romeo, chi può dire che non conserverebbe la cara perfezione ch’è la sua?

    Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome, che non è parte della tua persona, e in cambio prenditi tutta la mia.

    È solo un piccolo passo, ma basta ad incantare il cuore e l’anima.

    Coraggio donzelle, dite la verità: la voglia di uscir in balcone, vi ha sfiorato la mente?

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    I versi avranno di certo lasciato dolcezza, ma la vita è anche amarezza.

    Non posso non portare il pensiero all’UCRAINA.