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Risposte agli aggiornamenti di stato pubblicati da hocuradite

  1. Meta-fisica

    Talvolta accade - negli ultimi tempi più spesso – che io guardi un ragazzo solo per apprezzarne la bellezza e l’armonia del fisico. Nulla di più, niente secondi e terzi fini. O meglio potrei dire solo tersi fini. E con questo non penso che sia male quando guardo un ragazzo solo immaginando cose sconce. No, non credo sia male. Solo che nel primo caso mi godo come mai il trascendere di ogni traccia di fisicità che in qualche modo inquina e oscura certi punti di vista: senza compiere alcuno sforzo non immagino un dopo, situazioni che non avverranno mai, circostanze improbabili, situazioni che in qualche modo usurpano il momento, il presente, l’attimo in cui sto guardando. In questo caso semplicemente non immagino nulla, guardo e basta, come potrei guardare il mare, il sole, il cielo, una nuvola, un albero o un’opera d’arte.

    Quindi, ragazzo che sei sulla scalinata con i pantaloni bianchi e il vento che ti spettina i capelli, non fraintendere il mio sguardo, continua a scendere e vai per la tua strada.

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  2. C'era nella parte vecchia della città un quartiere pieno di luna, magnificamente inquadrato dalla mia finestra.
    Vi risiedevano artisti venuti da ogni dove, pittori della Provenza, musici irlandesi e scrittori del medio oriente d'ispirazione Sufi. Claudio mi convinse a cercare di mettere un po' d'ordine nella mia vita, regalandomi un paio di risme di carta.
    Mi disse che viene il momento in cui conviene impegnarsi in qualcosa del genere, non perché qualcuno leggerà il manoscritto ma perché è spaventosamente triste l'idea che milioni di persone vivano tutta una vita, scorrendo rapidamente sopra le cose che li riguardano, senza fissare qualche appunto, qualche considerazione.
     

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  3. Nelle nostre storie c'è sempre un castello. 
    Da conquistare o da cui fuggire. 
    O un luogo in cui progettare imprese.

     

    Il mio castello è per i sogni dei bambini, 
    per le avventure coraggiose dei piccoli eroi delle fiabe, 
    passaggio segreto per le scorribande della fantasia.

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  4. Nelle nostre storie c'è sempre un castello. 
    Da conquistare o da cui fuggire. 
    O un luogo in cui progettare imprese.

     

    Il mio castello è per i sogni dei bambini, 
    per le avventure coraggiose dei piccoli eroi delle fiabe, 
    passaggio segreto per le scorribande della fantasia.

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  5. Nelle nostre storie c'è sempre un castello. 
    Da conquistare o da cui fuggire. 
    O un luogo in cui progettare imprese.

     

    Il mio castello è per i sogni dei bambini, 
    per le avventure coraggiose dei piccoli eroi delle fiabe, 
    passaggio segreto per le scorribande della fantasia.

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  6. Devo dirti una cosa.


    Che cosa?

    Sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho vista.

    Me lo dici così? Sono passati anni, perché ora?

    Non lo so.
     
    È troppo tardi.
     
    Perché?
     
    Perché ormai io non ti amo più.
     
    Perché mi amavi?
     
    Oh sì, ti amavo. Sempre che si possa chiamare amore un sentimento nascosto e non corrisposto.
    Ti amavo ancor prima di conoscerti quando sentivo parlare di te. Poi ti ho visto ma non sapevo che eri tu. Quella sera eri vestito di nero e avevi i capelli raccolti in un codino. Quando mi è stato consegnato il copione vidi che avrei dovuto ballare con te. Il cuore quasi impazzì quando la tua mano toccò il mio fianco e mi guardasti negli occhi. Abbassai lo sguardo ma ti strinsi più forte la mano. 
    Aspettai con impazienza la prova successiva. Sognavo che tu mi aspettassi e mi dicessi: posso avere un tuo bacio o prima dobbiamo fidanzarci? 
    Come nella tua poesia.

    Perché non me l’hai detto?
     
    Non potevo, non avrei sopportato un rifiuto.
     
    Non ti avrei rifiutata.

    Lo so ora e ora è troppo tardi. Quante ore abbiamo passato assieme da soli e non ti sei mai fatto avanti. 
     
    Credevo in qualche modo di dimostrarlo, una volta ti ho abbracciato forte e a lungo.
     
    Me lo ricordo bene ma eri ubriaco.
     
    Non sai che l’alcool toglie i freni inibitori?
     
    Vero, ma a volte fa fare anche cose di cui poi ci si pente. 
    Avrei voluto quell’abbraccio da sobrio.
     
    Non avrei avuto il coraggio 
     
    E ora?
     
    Ora mi sono reso conto che dovevo dirtelo, solo tu puoi capirmi perché siamo uguali.  
     
    Siamo molto simili, è vero. Sarà perché siamo nati lo stesso giorno. 
     
    Condividiamo ben più che una data di nascita. 
     
    Lo so, io posso vedere oltre e posso comprendere i tuoi demoni. 
    Fin dal primo giorno mi hai ricordato la vergine folle di Rimbaud. Ti avrei visto come il mio sposo infernale.
    Ma ora come ora se ci ripenso sorrido.
     
    E così ti faccio solo ridere.
     
    No, non intendevo dire questo, tu mi piaci ma l’incanto di un tempo non esiste più. 
    Avrebbe potuto essere un amore e forse a suo modo lo è stato. 
    Un amore pensato. Sia da parte mia che da parte tua. 
     
    Che stupido sono stato. 
     
    In fondo è stato meglio così. Possiamo avere per sempre l’illusione che sarebbe stato perfetto. 

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  7. Flavia Marchetti

    Quella bollente estate del 1978

     

    #32 – La prima colazione al Bellevue de la mer

     

    Silvia aveva assunto modi di fare ben più baldanzosi e gioviali. Quando portò in tavola burro e marmellate, addirittura, si era cambiata d’abito: aveva spianato un due pezzi composto da uno striminzito reggiseno, leggerissimo e color carne, che lasciava trasparire quella vera, sopra una corta sottana larga che solo ipoteticamente celava l’inesistente biancheria.

    Sarcasticamente giunse il commento di Rosy «Chi l’avrebbe mai detto che pure la mia sorellona, un giorno si sarebbe messa a puttaneggiare»

    Mamma Claire se ne andò contrariata da quell’atmosfera, per lei, troppo boccaccesca.

     

    il racconto

  8. Devo dirti una cosa.


    Che cosa?

    Sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho vista.

    Me lo dici così? Sono passati anni, perché ora?

    Non lo so.
     
    È troppo tardi.
     
    Perché?
     
    Perché ormai io non ti amo più.
     
    Perché mi amavi?
     
    Oh sì, ti amavo. Sempre che si possa chiamare amore un sentimento nascosto e non corrisposto.
    Ti amavo ancor prima di conoscerti quando sentivo parlare di te. Poi ti ho visto ma non sapevo che eri tu. Quella sera eri vestito di nero e avevi i capelli raccolti in un codino. Quando mi è stato consegnato il copione vidi che avrei dovuto ballare con te. Il cuore quasi impazzì quando la tua mano toccò il mio fianco e mi guardasti negli occhi. Abbassai lo sguardo ma ti strinsi più forte la mano. 
    Aspettai con impazienza la prova successiva. Sognavo che tu mi aspettassi e mi dicessi: posso avere un tuo bacio o prima dobbiamo fidanzarci? 
    Come nella tua poesia.

    Perché non me l’hai detto?
     
    Non potevo, non avrei sopportato un rifiuto.
     
    Non ti avrei rifiutata.

    Lo so ora e ora è troppo tardi. Quante ore abbiamo passato assieme da soli e non ti sei mai fatto avanti. 
     
    Credevo in qualche modo di dimostrarlo, una volta ti ho abbracciato forte e a lungo.
     
    Me lo ricordo bene ma eri ubriaco.
     
    Non sai che l’alcool toglie i freni inibitori?
     
    Vero, ma a volte fa fare anche cose di cui poi ci si pente. 
    Avrei voluto quell’abbraccio da sobrio.
     
    Non avrei avuto il coraggio 
     
    E ora?
     
    Ora mi sono reso conto che dovevo dirtelo, solo tu puoi capirmi perché siamo uguali.  
     
    Siamo molto simili, è vero. Sarà perché siamo nati lo stesso giorno. 
     
    Condividiamo ben più che una data di nascita. 
     
    Lo so, io posso vedere oltre e posso comprendere i tuoi demoni. 
    Fin dal primo giorno mi hai ricordato la vergine folle di Rimbaud. Ti avrei visto come il mio sposo infernale.
    Ma ora come ora se ci ripenso sorrido.
     
    E così ti faccio solo ridere.
     
    No, non intendevo dire questo, tu mi piaci ma l’incanto di un tempo non esiste più. 
    Avrebbe potuto essere un amore e forse a suo modo lo è stato. 
    Un amore pensato. Sia da parte mia che da parte tua. 
     
    Che stupido sono stato. 
     
    In fondo è stato meglio così. Possiamo avere per sempre l’illusione che sarebbe stato perfetto. 

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  9. COSA PENSO DI TE 
    COSA PENSANO DI TE 

    Aspettavo solo queste tue parole, perciò qui sotto ripubblico il mio intervento ( guarda che ti sto scrivendo pubblicamente e non privatamente). 
    Mi motivi perché sensibile alle richieste e quando si dimostra interesse in ciò che penso. Già che ci sono ti aggiungo ora delle altre considerazioni.
    Per prima cosa non impressionarti per la mole dell'analisi; ti assicuro che la gente in generale è più sbrigativa, emozionalmente coinvolta ma distratta, per cui non rileva, almeno coscientemente, tutte queste tue caratteristiche. Sono io che, con l'aiuto del mio spirito guida ( non nel senso del trapassato, ma dello stravecchio) e non avendo più una pippa da fare, mi faccio le pippe degli altri. 

    Ironia e francesismi a parte ti assicuro che gli altri che ti seguono ti trovano simpatica e provano affetto per te; sanno che non fai tanto ciucci ciucci da social per agganciarti, ma in te trovano sempre un pensiero delicato e interessante da leggere, fatto da una ragazza simpatica che si confida, non fa drammi, nè se la tira. Probabilmente agli uomini (quelli non mandrilli) susciti un desiderio di protezione, mentre alle donne provochi un senso di condivisione emozionale e di solidarietà.
    Io ti seguo non solo per la qualità dei tuoi interventi ( cosa rara nei social), soprattutto per le tue tematiche esistenziali ed emozionali, ma anche perché nel farli sei vera, sincera e ti coinvolgi; infatti anche in chi si confida e dice cose profonde, c'è sempre quel distacco, quel non crederci che fa la differenza rispetto a te.
    Di te apprezzo e risalta la tua capacità di introspezione e di analisi della realtà: sai guardarti dentro, accettando inoltre quello che sei senza lamentarti, anzi compiacendoti oppure con una velata autoironia e riesci a compiere articolate letture sull'esistenza ( l'amore, la vita, la coppia, ecc.). 
    Hai una buona capacità di scrittura e si percepisce in te una certa levatura culturale e sociale, penso dovuta al tuo originario ambiente famigliare.
    Queste tue doti non le fai pesare, non ostenti. Anzi in te (e si vede anche nella scelta dell'abbigliamento, nè da signora nè da bambolona sexi ma da ragazza, delle volte semplice, delle volte buffa) si sente una certa leggerezza, sdrammatizzazione, disimpegno. 
    Una cosa curiosa che ho notato è che nelle foto hai spesso un piede leggermente alzato dal terreno. Forse simboleggia un tuo nascosto desiderio di spiccare il volo che però trattieni. Oppure per dire che non vuoi prenderti troppo sul serio, come chi mette il cappello un po inclinato.
    Sapendo che a una donna fa sempre piacere sentirlo, ti posso rassicurare che dalle tue foto risulti  avere un volto e un fisico piacevole. 
    Di te mi piace molto la tua foto al pianoforte perché lontana da tutte le altre e veritiera. Non ti stai rappresentando in un immagine. Sei stata colta con semplicità, nel tuo essere presente in quel momento. Perciò quell'immagine parla molto di te anche se probabilmente è datata. Appari arrendevole, concentrata, anche se forse non del tutto contenta di essere ripresa, sembra anche di avvertire una leggerissima tensione in quel tuo volto  sereno. 
    Il pianoforte lo vedo come un tuo grande amico che ti dà molto conforto. Magari da piccola lo odiavi perché eri costretta a imparare a suonarlo. Curioso il dipinto di un vaso di fiori  sul cavalletto in secondo piano, che rimanda al motivo floreale della tua camicetta. Chissà se vuole indicarci qualcosa. 
    Tutto ciò mi fa anche pensare che fra tutte le tue riflessioni che ho letto non hai mai menzionato episodi e pensieri riguardo ai tuoi genitori e alla tua crescita. Elementi fondamentali se vogliamo capirci e parlare di noi.

    Veniamo agli aspetti più sepolti, oscuri, dolorosi, inquieti, riservati, ecc. 
    Sono quelli che mi interessano di più in una persona, perché rilevano il suo io imbrigliato, le tensioni, i segreti, gli aspetti che sorprendono, incuriosiscono o sconcertano.
    Per prima cosa ho notato i segni di una grossa sofferenza che probabilmente stai elaborando anche se non ne sei ancora uscita del tutto. Di più è meglio non dire pubblicamente. Ma se per te, per fare un esempio, una porta chiusa, un angolo non visibile, un quadro storto "significano qualcosa" allora mi hai capito al volo. Se mi sbaglio ne sono contento e dimentichiamo l'argomento.
    C'è anche qualcosa di forse doloroso legato alla maternità, ma anche in questo caso così penoso e personale per te che  è meglio il silenzio.
    Noto, per alleggerire un pò, che vi è (latente?) la presenza di un certo esibizionismo che in qualche modo (forse apparentemente) si scontra con la tua personalità riservata e dai modi posati. Da una parte non ti fai problemi nel mostrarti pubblicamente in foto, di parlare di tue cose personali e di sapere cosa pensano gli altri di te. Dall'altra parli della tua introversione, della tua sensibilità alle critiche ricevute, delle tue difficoltà relazionali ed esistenziali. Sembrerebbe un gesto terapeutico, di liberazione: " sono stata sempre così vestita e infagottata nella vita che ora mi denudo, mi apro al mondo". Oppure di rassicurazione : " mi sento così inadatta che cerco conferma se valgo qualcosa o no. Oppure di sublimazione, una sorta di estetica del dolore: " provo piacere, significato, familiarità  e consolazione nel dolore perciò lo rendo un registro di comunicazione, una forma estetica, simbolica e di comunicazione. 
    Già solo questo lato ti rende una persona enigmatica e complessa che si cela in un esistenza acqua e sapone pur nei suoi tormenti.
    Elementi enigmatici e inquieti che ho percepito anche nelle tue sporadiche incursioni nei temi sessuali ed erotici. Probabilmente presenti in tutti noi. 
    Altro elemento che ho percepito e risalta molto è legato alla struttura delle relazioni che stabilisci e che io chiamo la tua blindatura; anche in questo caso questa contraddice la tua premessa di aprirti al mondo ed essere presente in questo contenitore pubblico. 
    È come se vivessi sospesa nel tuo mondo, disinteressata dell'esterno, che però fai entrare quando ti mostri a noi lettori. Già forse siamo solo lettori di un libro che scrivi e dobbiamo perciò tenere giustamente le dovute distanze. Non ti interessa conoscere altre persone o dialogare. Intervieni solo per rispondere ad un commento ricevuto e anche in quel caso limiti molto le parole evitando qualsiasi divagazione e approfondimento che possa dare il pretesto per  aprire un dialogo. Delle volte, come noi tutti, rispondi più per dovuta educazione piuttosto perché ci credi.
    Anche lì forse c'è qualcosa di terapeutico: forse è come se stessi scrivendo un diario che possa aiutare la tua auto analisi; se qualcuno lo legge non è rilevante, semmai ti servono le sue reazioni per verificare certe cose.
    La tua presenza qui non ti serve per conoscere dal vero o online nuove persone, non ti serve per passare il tempo, non ti serve per dialoghi su argomenti che ti interessano, non ti interessa per farti pubblicità per una professione che svolgi, non ti interessa per avere consigli o conferme. 
    Eppure mostri il tuo volto, i pensieri e particolari della tua vita. 
    La blindatura è lecita ma dovrebbe essere tenuta nascosta anche la vita che custodisce. 
    Sento che vivi in un tuo mondo separato, sospeso, senza tempo, nè storia, dove centrale è la tua interiorità. Il fatto che non parli di temi sociali, politici, artistici o di cronaca sottolineano questo tuo aspetto.
    Il tuo negarti o meglio il tuo misurato concederti riconosco essere anche un abile modalità per mantenere sempre l'attenzione su di te. Un fatto probabilmente inconscio e comunque saggio. Infatti solo chi non si concede e non si vende troppo, non si dà per scontato, rimane misterioso e riservato riesce a tenere l'attenzione su di sè ed evitare di essere mangiato, digerito e poi sputato da ingordi di passaggio.

    Personalmente rispetto la tua blindatura e accetto di essere  solo un lettore guardone. Ma sai è pericoloso il web, pensi di gestirlo, ma   prima poi seduci o verrai sedotta da qualcuno o da qualcosa, per cui il gioco del nascondino finisce e la tana viene smantellata.
    Già con la tua curiosità di sapere hai avuto un cedimento (e ne ho piacere) da tanto la gatta va al lardo che ci lascia lo zampino, dal momento che se prima ti ho sentita vera, oggi per la prima volta ti ho sentita anche coinvolta, stabilente una connessione personale seppur contenuta.
    Ovviamente non sentirti presa in causa, non mi devi e non ti devo niente, prosegui per il tuo cammino senza dover sentirti che devi cambiare modalità di comportamento o di dialogo. 
    Se quello che ho scritto ti può aiutare fanne buon uso. Se ti ho ferita non c'era intenzione.

     

    INTERVENTO  RIPUBBLICATO 

    Può darsi che sia di parte ma l'introversione non solo facilita il processo di conoscenza introspettiva ma anche quello di lettura della realtà esterna, in quanto l'osservatore, non partecipando nella relazione con l'oggetto osservato, non ne viene cannibalizzato. L'aspetto amaro è che tale ricchezza non serve a niente, si rimane soli e ignorati nella propria torre d'avorio, perdendo ogni occasione che ti potrebbe offrire la vita. Meglio stupidi ma felici o intelligenti ma soli e con rimpianti?
    Per capire e amare un introverso basta capire e amare i gatti e il gioco è fatto. 
    Come te sto sperimentando una possibile estroversione utilizzando il web come strumento; molto comodo perché ti offre vie di fuga quando il gioco si fa duro. Anche molto pericoloso perché ti porta ad un estenuante circolo di auto referenzialità; potresti anche non esistere ed essere un sofisticato programma con il quale la mia solitudine dialoga. 
    Però non capisco il tuo scopo; infatti ti percepisco come blindata, parli di te ma sento che non vuoi cercare di farti coinvolgere. Ti denudi ma è come se fossi sempre vestita. 
    Può darsi che sia timidezza, indifferenza, sana diffidenza e cautela, pigrizia, abitudine, oppure che basti a te stessa, oppure che temi il confronto, il coinvolgimento, il perdere il controllo, magari ti piace cadere sempre in piedi, oppure non essere criticata o non essere al centro dell'attenzione, ecc. 
    Non ha importanza il perché ma il risultato: la tua intelligenza, la tua interiorità, i tuoi sensi ancora ricettivi e desiderosi, quello che hai da raccontare, tutto quello che hai non vale di più di un libro che tieni celato in casa, perché nessuno potrà sfogliarlo con te. Esisti e non esisti come in uno stato quantico. 
    Tutto ciò avrebbe un senso se questa solitudine fosse la preparazione e la  condizione necessaria per un cammino spirituale di consapevolezza e miglioramento che ci attende in vite future o mondi soprannaturali.
    Sono sicuro che nel tuo affacciarti agli altri hai ottenuto conferma di quello che vali: molti ti avranno elogiato, qualcuno ti avrà proposto amicizia o un incontro amoroso, magari chissà trovi un interessante ingaggio nel mondo dell'editoria o del web. Ma di questa ricchezza che ne fai? Ti è utile? Ti aiuta? Ti migliora? Ti fa compagnia?
    Ovviamente non sentirti troppo sotto accusa perché chi ti scrive si sta guardando allo specchio. 

  10. Flavia Marchetti

    Quella bollente estate del 1978

     

    #32 – La prima colazione al Bellevue de la mer

     

    Silvia aveva assunto modi di fare ben più baldanzosi e gioviali. Quando portò in tavola burro e marmellate, addirittura, si era cambiata d’abito: aveva spianato un due pezzi composto da uno striminzito reggiseno, leggerissimo e color carne, che lasciava trasparire quella vera, sopra una corta sottana larga che solo ipoteticamente celava l’inesistente biancheria.

    Sarcasticamente giunse il commento di Rosy «Chi l’avrebbe mai detto che pure la mia sorellona, un giorno si sarebbe messa a puttaneggiare»

    Mamma Claire se ne andò contrariata da quell’atmosfera, per lei, troppo boccaccesca.

     

    il racconto

  11. Fu a Zurigo, lo ricordo.
    E tu venivi da Marsiglia.
    Avevi tanto dentro.
    E io...
    Io non finivo di spalancare gli occhi.
    Non finivo…
     

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  12. xD

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  13. così.... tanto per istruirli

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  14. Volevo rispondere al tuo commento ma credo tu l'abbia cancellato. Forse hai pensato che io mi offendessi, non so...

    Non sono una ragazza permalosa. E comunque non ho trovato nulla di offensivo in ciò che avevi scritto.

  15. Questa è una delle mie preferite, ma è un grande classico. ^_^

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  16. Lui giocava così bene a pallone. Lei lo guardava seduta sul muretto. Sapeva di averlo già perso prima ancora di averlo avuto. Ma era anche quello un modo d'amare. Cogliere quell'emozione e portarsela dietro per sempre. Senza che succedesse altro.

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  17. Flavia Marchetti

    Quella bollente estate del 1978

     

    #31 – E venne Silvia

     

    Lui sciolse uno dei due laccetti del bikini, l’unico vestiario che indossava e il pezzo di sotto cadde. Subito una mano volò fra le morbide cosce di Silvia: il pollice violò la fessura e una falange bussò al buco del culo.

    Silvia gli sorrise con dolcezza.

    https://flaviascrittricedibellapresenza.myblog.it/2019/07/19/e-venne-silvia-31/

  18. Flavia Marchetti

    Quella bollente estate del 1978

     

    #31 – E venne Silvia

     

    Lui sciolse uno dei due laccetti del bikini, l’unico vestiario che indossava e il pezzo di sotto cadde. Subito una mano volò fra le morbide cosce di Silvia: il pollice violò la fessura e una falange bussò al buco del culo.

    Silvia gli sorrise con dolcezza.

    https://flaviascrittricedibellapresenza.myblog.it/2019/07/19/e-venne-silvia-31/

  19. L'AMORE NON CI ABBANDONA MAI, MA IL TEMPO CI LASCIA SOLI.

     

  20. La mia infanzia è stata vissuta in una sorta di stato brado, sempre fuori, nei boschi, nelle campagne, sulla collina nei frutteti, sugli alberi… 
    La mia idea di libertà si è formata attorno a quest’esperienza. 
    E anche adesso la mia vita nella società urbanizzata trae da quell’esperienza modelli di comportamento, evitando appartenenze. 
    E così il mio vagare tra libri, musica, arte, non segue progetti rigidamente definiti.
    Nella mia idea dell’avventura c’è questo andare vagando, decidendo di volta in volta dove dirigermi, a motivo di qualche incontro e di qualche suggestione.
    Mi lascio incantare dagli eventi.
     

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  21. ANNI 90, ADDIO 900, ADDIO SECOLO BREVE: GIRO, GIRO TONDO IL MURO È ANDATO A FONDO, I BAMBINI SONO SCAPPATI E MAI PIÙ RITROVATI, UNO, DUE TRE POLIZIA, MA QUESTA NON È PIÙ TUA ZIA.

     

     

  22. INTERVALLO

     

     

  23. so che apprezzerai ;) io la sento sempre quando sono triste