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Dormo…e sogno te.
Mi sveglio…e penso a te.
Di giorno mi fa capolino
Il tuo sorriso luminoso
E mi irradia la felicità
Di amarti, mia unica
Musa ispiratrice.
Cosa sono io per te?
Uno qualunque con cui dialogare
di tanto in tanto
per passare il tempo ?
No, vorrei essere ben altro,
un amico intimo ed esclusivo
con cui reciprocamente
confidare ogni gioia
e ogni pena che la vita
elargisce a piene mani.
Potrei esserlo,
solo che tu lo voglia.
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Cosa sono io per te?
Uno qualunque con cui dialogare
di tanto in tanto
per passare il tempo ?
No, vorrei essere ben altro,
un amico intimo ed esclusivo
con cui reciprocamente
confidare ogni gioia
e ogni pena che la vita
elargisce a piene mani.
Potrei esserlo,
solo che tu lo voglia.
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Dormo…e sogno te.
Mi sveglio…e penso a te.
Di giorno mi fa capolino
Il tuo sorriso luminoso
E mi irradia la felicità
Di amarti, mia unica
Musa ispiratrice.
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Grazie, Signore,
perché mi hai incatenato
a Lei, appena l’ho incontrata.
Grazie, amore, perché
Mi hai donato la felicità
Fin dal primo istante.
Grazie, per la pazienza
Con cui hai tollerato
I miei difetti
E i miei umori.
Grazie per la fedeltà
Al giuramento d’amore
Del dì fatidico.
Grazie di esistere per me.
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Come rugiada che imperla le campagne e indora gli alti monti,giunga a me una tua
sola parola, a ristoro del mio arso cuore. Un tuo dolce sguardo si offra ai miei occhi
impazienti, perch'io intenda se fiamma arde anche nel tuo petto. Intanto io miro
la tua bella sembianza, me ne compiaccio e ne ardo. Conservo sempre nel cuore
l'immagine tua bella, esca continua al fuoco in me sempre vivo. Ma basse
porto le ciglia e piene di mestizia, quando la speranza s' affioca. Oh, se una tua
languida e soave parola scendesse nel mio cuore a placar ogni pena! O se,
invece di parola, giungesse un raggio dei tuoi begli occhi!
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È il primo vere e zefiro spira dolcemente con la sua brezza
agita con continuo palpito i tuoi capelli e la tua veste primaverile.
Come la Venere del Botticelli ti contemplo, e la parola mi si ferma in gola.
Parlano, però, i miei occhi e, certo, ti dicono quanta malia
eserciti su di me, e su chiunque ti miri.
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Come rugiada che imperla le campagne e indora gli alti monti,giunga a me una tua
sola parola, a ristoro del mio arso cuore. Un tuo dolce sguardo si offra ai miei occhi
impazienti, perch'io intenda se fiamma arde anche nel tuo petto. Intanto io miro
la tua bella sembianza, me ne compiaccio e ne ardo. Conservo sempre nel cuore
l'immagine tua bella, esca continua al fuoco in me sempre vivo. Ma basse
porto le ciglia e piene di mestizia, quando la speranza s' affioca. Oh, se una tua
languida e soave parola scendesse nel mio cuore a placar ogni pena! O se,
invece di parola, giungesse un raggio dei tuoi begli occhi!
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La vaga luna e le ombre stesse dell'atra Notte
ridono all'apparir del tuo bel viso, ch'io miro
e rimiro come unico mio bene. Anche quando il sole
rapido risale sul mezzo giorno e si disseta sull'umido
smeraldo delle erbe che coronano la fonte, come leggera
ninfa mi appari e ridesti i miei sopiti desìri, all'ombra
dell'orno ch'è refrigerio all'arsura.
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Ardo per te, e, certo, morrò, se non vieni in mio aiuto.
Maggiore ricompensa non bramo per la mia fedeltà,
ch'ogni giorno si fa più sicura e di cui spero tu ti compiaccia. Ascolta i mormorii delle onde e i tremolii delle foglie
sono i battiti del mio cuore innamorato che canta,
pur nell'affanno. Rasserena il mio petto, come rugiada il cielo
al mattino. Fa' come l'oriente che ride e porta ai viventi l'alba,
che cancella ogni incubo notturno.
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Cari e dolci occhi, che fate più chiari i miei giorni oscuri, per voi canto, sperando di
innamorare anche i sassi. Sappiate che ogni più piccola parte del mio cuore
è già in fiamme, occhi belli dal soave splendore. Vedete come, non osando
con le parole, il mio volto infiammato richiede che l'amata cui appartenete
alle mie congiunga le sue labbra, fresche come rose di maggio, umide
di rugiada mattutina. Ditele che più e più volte replichi l'incanto.
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Fatale quel tuo attrarmi come nella danza eterna tra fiamma e falena.
La ragione frena l'impulso irresistibile, invano. Perché il cuore
scoppia in petto e mette le ali per raggiungerti, proprio come la falena innamorata
della fiamma, tal che si precipita alfine nell'incendio.
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Non c'è istante più dolce di quando l'amore ci travolge
e bacio le tue rubinee labbra, e s'intrecciano le nostre lingue innamorate.
Languori si alternano a sospiri, baci a baci, lievi morsi a morsi,
fin che si desta in noi tal piacere, che allaccia insieme le nostre anime e innesta
come piante i nostri corpi.
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Venti contrari spirano e la nostra vela fatica a volare sull'onde.
Ma nel segreto del cuore sappiamo che alfine cesseranno e sulla quiete
marina giungeranno al porto agognato. Là. Sulla nostra isola, nella capanna che ci
aspetta uniremo i nostri corpi in un amplesso senza fine, senza contare
più le ore e i giorni; dimenticheremo ogni travaglio e porremo il passato
alle nostre spalle.
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Come quando si dileguano le nubi d'intorno e si scopre il sole;
come quando tacciono i venti e l'aria si tranquillizza; così,
al solo vederti e contemplare il tuo collo e il seno di terso alabastro,
o le due stelle che illuminano il tuo dolce sorriso, cessa ogni tormento
e si scioglie ogni pena fin nei più profondi recessi del mio cuore
e sgorga la voglia di levare un inno alla vita.
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Mi vo struggendo d'ardente voglia, mentre sei lontana,
e di sospiri e lamenti mi nutro giorno e notte.
Oh, come rimpiango i dolci baci e quel tuo bel volto giulivo!
E quella fronte chiara, quei begli occhi lucenti come sole,
amo il tuo dolce sorriso
guerra sei tu per me, ma resta il fatto che non c'è cosa che
possa farmi più felice se non quella di saperti mia
e di contemplare il tuo dolce sembiante.
Dettagli -
I tuoi capelli Amore tese come laccio, mentre euro gentile
i tuoi bei nodi faceva girare or qui or lì, e segreta brama
accendeva in petto. Fu allora che strappasti via il mio cuore
e lo portasti teco. D'allora non son più padrone di me stesso!
E non desidero che baciare quella fronte e quelle tue tenere guance,
fresche come rose colte in giardino, e quella vermiglia bocca che
sparge intorno odor di gelsomino.
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Nessun'arte amatoria fu necessaria per sedurti – cosa che del resto disdegnavi – .
Bastò fissarti negli occhi e muto parlarti del mio amore. Bastò che
s'infiammassero le tue gote, per capire che avevi capito. Adorabile quel tuo pudore,
per accendere ancor più il mio cuore. Ma quanto lontana e irraggiungibile
eri ancora! Oh, quanto tempo dovè trascorrere, prima di deciderti ad ascoltare
le mie prime parole d'amore! Forse anche tu desideravi che presto spuntasse
quell'alba, per gioire della certezza ch'io ardevo di fiamma inestinguibile.
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Così soavemente apri le dolci labbra, che mi capita di ripensare solo a quelle
dimentico quanto m'hai appena detto. Risuona nell'orecchio il caro accento
ch'esce da quelle rose, ma solo il profumo ne resta. Tutte le altre cose
il Cielo mi vieti, fuorché questa.
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Ch'io miri la tua chiara fronte o mi specchi nei tuoi occhi;
ch'io miri il delicato ovale del tuo viso,il corvino dei tuoi capelli
o, talora, il loro riflesso di rame; ch'io fissi avidamente il tuo seno,
latteo nella stagione brumale, bronzeo d'estate; ch'io contempli bramoso e,
talvolta, sfiori l'intero tuo corpo, parimenti cangiante di colore,
a seconda del cammino del sole, su nell'etere, è sempre per me un incanto,
un desio incontenibile delle tue grazie. Allora Eros tutto mi prende
e delira la mente fin che tutta a me ti doni ed io a te.
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Dorme il gigante della montagna sul massiccio del Pollino.
Dolcedorme è nomato da tempo immemorabile.
Dorme, sia che lo copra la candida neve, sia che l'ammanti
Il verde degli arbusti e delle erbe.
Sul suo corpo immane vorrei condurti, per scoprire insieme
Il segreto senso del suo perenne sonno. Respirare a pieni polmoni
l'aria incontaminata delle sue aguzze cime e calpestare con leggerezza
quella sagoma dormiente, quasi fossimo due folletti in vena di gioco
e voglia di confessare a quel gigante buono l'amore
che arde nei nostri cuori.
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Come un satiro innamorato, perché tu più non mi sfugga,
vorrei sollevarti di peso sulle mie spalle, per meglio
sintonizzare i battiti dei nostri cuori; accarezzare i tuoi piedi e le tue gambe,
sentire il mio capo stretto dalla morsa delle tue braccia o la tua mano
frugare tra i miei capelli, quasi a voler spegnere il fuoco che s'insinua
pian piano nelle mie vene. Con quanta follia
ricambierei i tuoi affettuosi moti!
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Quel che posso dire di te è che sei di una bontà infinita,
di una sensibilità squisita, di una comprensione umana senza pari,
di una saggezza che è solo di pochi.
Ma è quello che la gran parte della gente dice di te.
Di più voglio dire, che sei per me il bene più grande del mondo,
l'unica donna, insostituibile, l'unico tesoro ch'io
sarei sciocco a non custodire gelosamente.
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Sapore di miele mi lasciano i tuoi baci,
brividi d'emozione mi sprigionano le tue carezze
e magia sono per me i tuoi sguardi penetranti e luccicanti di stelle.
Se poi mi mordicchi il lobo o il labbro, mi procuri la più dolce
delle torture e mi fai amare perfino il dolore.
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Come mi piaci, quando ti vedo far le fusa come una gatta!
O quando socchiudi le labbra e stai lì lì per prendermi in giro!
Quando, ancora, chiudi gli occhi e attendi ch'io ti sfiori il labbro,
per addentarlo tu graziosamente, subito dopo!
Quando mi afferri dalle terga e mi stringi quasi a soffocarmi!
Quando mi dici che sei pazza di me!
Quando mi confessi che mi ami per le mie virtù
e mi odii per i miei difetti!
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Oh, gran fortuna sarebbe, se potessi rapirti e portarti
nel paese del sole! Oh,non temere! Non attenterei alla tua verginità,
se tu non lo volessi. E se tu piangessi, il pianto ti renderebbe ancora più bella
ed io sarei del tutto vinto, sentendo nell'animo il gran palpito
dell'amore che brucia le forze. Aspetterei fin che la luce del sole asciugasse
le tue virginee lacrime e i tuoi occhi tornassero ad essere specchio
del cerùleo cielo, e le tue gote rose rubinee.
Allora ti condurrei per morbidi prati carezzati dai più miti zefiri, tra fiori olezzanti
e fulgenti frutti. Allora coglierei la mela più aurea,
per offrirtela in pegno d'amore ardente.