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SABA
Carmen
Torna la mia disperazione a te.
Dopo aver tanto errato, oggi il mio amore
torna al tuo fiero mutevole ardore,
più nulla chiede che la tua onestà.
In queste lunghe giornate d’affanno,
che senza lotta e senza pace vanno,
e senza la tua gaia crudeltà;
con la mia solitaria anima invisa,
ho sognato pur io d’averti uccisa,
per l’ebbrezza di piangere su te.
Incolpabile amica, austera figlia
d’amore, se la vita oggi t’esiglia,
con la musica ancora vieni a me.
Geloso sono non di don josè,
non d’Escamillo; di chi prima un canto
sciolse alla tua purezza ed al tuo santo
coraggio incontro alla tua verità.
Né tu forse da me vivi lontana,
da me che all’amor tuo faccio ritorno,
e non cerco a Siviglia il tuo soggiorno.
Solo vagavo il mattino di un giorno
di festa, e tra la folla oscura e vana
tu m’apparivi in una popolana
di Firenze; la tua mano era stesa
a sollevare le tende di una chiesa,
le gialle e rosse tende sull’entrata.
Parevi stanca, parevi ammalata,
ma t’ho riconosciuta io che t’ho amata.
Io che a fatica ho rattenuto un grido,
mi sono meritato un tuo sorriso,
sabato