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QUASIMODO
Foce del fiume Roja
Un vento grave d’ottoni
mortifica il mio canto,
e tu soffri a grembo aperto
la voce disumana.
Da me divisa s’autunna
ai moti estremi giovinezza
e dichina.
La sera è qui, venuta ultima,
uno strazio d’albatri;
il greto ha tonfi, sulla foce,
amari, contagio d’acque desolate.
Lievita la mia vita di caduto,
esilio morituro.