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  1. G. UNGARETTI

     

    Da “ Sentimento del tempo “

     

    Scade flessuosa la pianura d’acqua.

     

    Nelle sue urne il sole

    Ancora segreto si bagna.

     

    Una carnagione lieve trascorre.

     

    Ed ella apre improvvisa ai seni

    La grande mitezza degli occhi.

     

    L’ombra sommersa delle rocce muore.

     

    Dolce sbocciata dalle anche ilari,

    Il vero amore è quiete accesa,

     

    E la godo diffusa

    Dall’ala alabastrina

    D’una mattina immobile.

     

    Ricordo d’Affrica   ( 1924 )

     

    Non più ora tra la piana sterminata

    E il largo mare m’apporterò, né umili

    Di remote età, udrò più sciogliersi, chiari,

     

     

    Nell’aria limpida, squilli; né più

    Le grazie acerbe andrà nudando

    E in forme favolose esalterà

    Folle la fantasia,

    Né dal rado palmeto Diana apparsa

    In agile abito di luce,

    Rincorrerò

    ( In un suo gelo altiera s’abbagliava,

    Ma le seguiva gli occhi nel posarli

    Arroventando disgraziate brame,

    Per sempre

    Infinito velluto ).

     

    E’ solo linea vaporosa il mare

    Che un giorno germogliò rapace,

    E nappo d’un miele, non più gustato

    Per non morire di sete, mi pare

    La piana, e a un seno casto, Diana vezzo

    D’opali, ma nemmeno d’invisibile

    Non palpita.

     

    Ah! Questa è l’ora che annuvola e smemora.