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  1. MIMNERMO

     

    Dal poema elegiaco dedicato a  NANNO’

    Fr.1D – trad. di Salvatore Quasimodo

     

    Quale vita, che dolcezza senza Afrodite d’oro?

    Meglio morire quando non avrò più cari

    gli amori segreti e il letto e le dolcissime offerte,

    che di giovinezza sono i fiori fugaci

    per gli uomini e le donne.

    Quando viene la dolorosa vecchiaia

    che rende l’uomo bello simile al brutto,

    sempre nella mente lo consumano malvagi pensieri;

    ma è odioso ai fanciulli e sprezzato dalle donne:

    tanto grave Zeus volle la vecchiaia.

     

     

     

    Fr. 2D – trad. di Filippo M. Pontani

     

    Siamo come le foglie nate alla stagione florida

    • crescono così rapide nel sole - :

    godiamo per un gramo tempo i fiori dell’età,

    dagli dèi non sapendo il bene, il male.

    Rigide, accanto, stanno due parvenze brune:

    l’una ha un destino di vecchiezza atroce,

    l’altra di morte. E il frutto di giovinezza è un attimo,

    quanto dilaga sulla terra il sole.

    Ma come varca la stagione il suo confine, allora

    essere morti è meglio che la vita:

    il cuore sperimenta tanti guai; la casa a volte

    si strugge e viene la miseria amara;

    uno è privo di figli: li desidera, e scende

    nell’aldilà con quell’accoramento;

    un altro ha un morbo che lo strema. Non c’è uomo

    che da Zeus non riceva guai su guai.

     

     

    Fr. 10 D – trad. di Ettore Bignone

     

    Travaglio in sorte, assiduo, ebbe ogni giorno il Sole;

    né a lui, né ai suoi destrieri requie veruna mai

    non fu data, da quando l’Aurora che ha dita di rosa,

    sorgendo da l’Oceano, ascende lieve ai cieli;

    e lui, dormente, del mare sui flutti un bellissimo, alato,

    concavo letto d’oro, a fior de l’acque trae,

    prezioso, costrutto di mano di Efesto, veloce,

    ai versier delle Esperidi, degli Etiopi ai lidi;

    dove il rapido carro e i destrieri del Sole hanno posa,

    sin che, dell’Alba figlia, ritorni ancor, l’Aurora,

    e ancor sul cocchio ascenda il figlio d’Iperione.