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  1. Ercole era venerato il 12 agosto e aveva gli epiteti di Invitto, Vincitore, Custode. Spesso il culto era associato a fonti e specchi d'acqua.

    Virgilio, nel libro VIII dell'Eneide fa arrivare Enea a Pallanteo, dove regna il re Evandro, che sta celebrando un rito in onore di Ercole. Dopo il banchetto seguito alla cerimonia, il re racconta a Enea le origini di quel rito. Ercole, di ritorno dalla Spagna con la mandria dei buoi catturati da Gerione, fa sosta nel Lazio, a quel tempo infestato dal mostruoso Caco, che ruba la mandria di Ercole e la nasconde nel suo antro; l'eroe, irato, lo scopre e lo uccide. Gli abitanti del luogo, grati per essere stati liberati dal flagello, gli dedicano un rito, testimoniato ancora ai tempi di Virgilio dall'Ara massima di Ercole Invitto, situata nel Foro boario, da cui partivano i cortei trionfali.

    Per la tradizione romana l'officio di questo culto, l'unico di derivazione non romana accolto da Romolo, era attribuito ai membri della Gens Potitia, una delle famiglie patrizie più antiche di Roma,[2] fino a che Appio Claudio Cieco vi avrebbe rinunciato, e per questo sarebbe sato punito con la cecità e l'estinzione della famiglia.[3]

    Poiché Ercole fu il primo mortale che riuscì a diventare dio, nei sarcofagi romani sono frequenti le raffigurazioni delle "dodici fatiche", quale simbolo delle prove che deve affrontare il defunto per raggiungere l'immortalitàercole.jpg.cf07c722e93bf7738d42c6b442d26b3f.jpg

    1. vincent29264

      vincent29264

      miti e leggende sono alla base della nostra stessa civiltà, tute le fiabe lo sono e hanno lo scopo non solo di divertire ma anche di istruire. Non dimentichiamo che anche le religioni, per quanto qualcuno cerchi di spacciare per verità assoluta, altro non sono che leggende, nati da miti, che sono sorte nella mente dell'uomo fin dagli albori dalla stessa civiltà. Forse sono esse stesse motore della civiltà che abbiamo costruito.

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